Francesco Rosario Averna a 360 gradi: “La classe dirigente è debole, i cittadini facciano sentire la loro voce”

averna vice pres. confindustriaCALTANISSETTA – Dopo la cessione dell’azienda di Caltanissetta, Francesco Rosario Averna rompe il silenzio e torna a parlare. In un’intervista concessa al Quotidiano di Sicilia, affronta varie tematiche: dalla valorizzazione del territorio, alla lotta antimafia, dal Ponte sullo stretto, ai cavalieri del lavoro.

Riportiamo di seguito integralmente il testo dell’intervista rilasciata al Quotidiano di Sicilia a firma di Roberto Quartarone. 

Qual è il suo attuale impegno?
“Dopo la cessione della Fratelli Averna, sto valutando come valorizzare al meglio la mia esperienza quarantennale e quella della mia famiglia. Da un anno sono vice presidente del Credito Siciliano. È una banca vicina alle imprese, ragiona sulla mia stessa lunghezza d’onda ed è nelle mie corde. Nonostante la crisi, l’impegno dei dirigenti è di stare vicini alle imprese, guardando l’imprenditore sano e aiutarlo”.
Cosa si dovrebbe fare per fermare la discesa del Pil siciliano?
“La domanda è impegnativa. Non c’è dubbio che stiamo vivendo una crisi strutturale, l’Europa sta perdendo competitività, l’Italia è il vagone di coda e la Sicilia è uno dei vagoncini di coda dell’Italia. Siamo in una situazione in cui non tutto dipende dalle capacità della classe dirigente siciliana. Tuttavia c’è una mancanza di visione, sia della classe politica che di quella dirigente. Stiamo navigando a vista, non si guarda l’insieme. Abbiamo un grande asset sul quale potere lavorare per lo sviluppo del Sud, e in particolare della Sicilia: la nostra offerta turistica”.
Come si può valorizzare? 
“Il presidente della Regione dovrebbe essere un esperto o circondarsi di esperti sul turismo, per decidere come sviluppare l’offerta. Ricordo che le nove regioni dell’obiettivo 1 avevano le stesse presenze turistiche delle Baleari, quand’ero vice presidente di Confindustria. La situazione non è cambiata, forse è peggiorata. Grandi manager mi dissero che l’offerta turistica si classifica in due modi: le località di grandissima attrattiva naturale e le zone che hanno una grande attrattiva storico-artistico-culturale. Mi dissero che noi siamo uno dei pochi casi al mondo in cui coesistono a livello straordinario le due caratteristiche: ‘Voi siete un paradiso!’ È una ventina d’anni che non abbiamo più un governo regionale che abbia una strategia precisa su questi temi. Si sono sperperate risorse per assistenzialismo e clientelismo”.
Qual è la terapia per uscirne?
“Consolidiamo i rapporti con i Paesi del Mediterraneo: la Sicilia è al centro e i flussi mercantili, il cui centro fino a vent’anni era l’asse atlantico, ora arrivano dall’Estremo Oriente. Cina, Singapore, Taiwan… entrano dal Mediterraneo e vanno verso l’Europa, incontrando Creta e la Sicilia. Bisogna fare della Sicilia il ponte logistico-commerciale. Però ho visto un piano trasporti della Regione con un numero spropositato di porti commerciali. Così non si fa massa critica, perché il costo di un porto commerciale moderno è altissimo. Massimo dovrebbero essere tre i porti su cui investire. Anche per gli aeroporti vale lo stesso discorso. E, a proposito, i costi dei trasporti sono più elevati rispetto alla media nazionale, non abbiamo alternative all’aereo, non esiste il treno per viaggiare verso l’Europa”.
Il Ponte sarebbe una soluzione?
“Mi battei per il ponte quando ero a Confindustria. Abbiamo perso 15 anni di tira e molla tra i governi. Ebbi una riunione con Mauro Moretti, ad di Ferrovie dello Stato: mi disse che senza il ponte non avrebbero investito nella zona da Potenza alla Sicilia. Il mercato della Lucania e della Calabria è modesto. Interesserebbe la Sicilia, ma non ci si arriva. Tantissimi dicono che non è una priorità, che si dovrebbe lavorare al miglioramento delle ferrovie preesistenti, ma il problema è che i treni moderni non possono essere divisi: non arriveranno mai attraverso i traghetti”.
Che fa la classe dirigente nei confronti degli amministratori?
“I governi regionali seguono il piccolo cabotaggio. Il momento magico fu Rino Nicolosi: con lui ci si poteva litigare, ma aveva una visione. Oggi l’onda su cui è arrivato il governo Crocetta è la problematica mafia/antimafia: costruire un governo su queste basi è riduttivo, bisogna fare dei progetti e avere una visione”.
La lotta antimafia dovrebbe farsi riattivando l’economia.
“Se invece di assumere alla Regione, si facessero vivere meglio le imprese siciliane e si invitasse ad assumere, si creerebbe occupazione vera e non fittizia”.
I cavalieri del lavoro dovrebbero proporre al governo le riforme della Pubblica amministrazione, dell’energia, del turismo…
“Possiamo dare delle idee e fornirle al dibattito dell’opinione pubblica, dando la nostra disponibilità allo sviluppo in futuro delle proposte. Sulle riforme molte cose non vengono dette. Come i silenzi del sindacato sul Jobs Act. In Italia in questi quarant’anni è stato più facile licenziare 1.000 persone che una sola: prendiamo Termini Imerese, dove la Fiat ne ha praticamente licenziati 1.300 d’emblée. Sul concetto di licenziamento per giusta causa di un singolo lavoratore decide il giudice, che magari non è mai entrato in azienda. Inevitabilmente, utilizza i suoi schemi culturali e ideologici per decidere. Ma nel caso di dipendenti che hanno danneggiato gli impianti e sono stati reintegrati: è giusto? E quelli che rubavano i bagagli in aeroporto? Il tribunale ha reintegrato anche un impiegato che ha tirato un portacenere in testa all’imprenditore. Quali sono le conseguenze? La riduzione degli investimenti esteri, perché nel mondo anglosassone non esistono queste cose, e il crescere a dismisura del lavoro nero: è ciò che abbiamo cercato di contrastare con Antonio D’Amato, ex presidente di Confindustria e attuale presidente nazionale dei Cavalieri del lavoro, perché quello è il vero discrimine tra legalità e illegalità. I sindacati nicchiano. Bisogna combattere il lavoro nero. Ma si deve anche rendere flessibile il regolamento. L’unico distinguo per me è il licenziamento della donna che rimane incinta: su quello sarei durissimo”.
Quale pressione dovrebbe fare la classe dirigente?
“La classe dirigente è debole. Faccio un esempio: a Caltanissetta, anni fa, abbiamo avuto grossi problemi di approvvigionamento idrico, l’acqua arrivava una volta a settimana. Una sera, accesi la radio e la prima notizia della Rai era che a Modena i cittadini avevano occupato il Comune per la mancanza d’acqua. In realtà era solo un ritardo di poche ore dei lavori di ripristino della rete idrica. Ma lì i cittadini del quartiere occuparono il Comune, mentre noi per mesi avevamo l’acqua una volta la settimana: era diventata la normalità. Con questo intendo parlare del concetto di controllo sociale: i cittadini che si alzano e quando l’istituzione (il Comune, la Regione, lo Stato e l’Europa) non soddisfa, protestano”.
Ma il singolo cittadino non è organizzato, è la classe dirigente che è organizzata e potrebbe muoversi.
“I cittadini esercitando pressione possono fare protesta, ma questa protesta dovrebbe essere fatta propria dalla classe dirigente e dovrebbe essere trasformata in una proposta. Ad esempio, l’acquedotto del Blufi avrebbe dovuto risolvere i problemi della provincia di Caltanissetta, ma non è stato mai completato. Hanno fatto una traversa, ma non hanno fatto poi l’invaso. Dovremmo far sentire la nostra voce”.
La sezione siciliana dei cavalieri ha in animo di mettere insieme un progetto di soluzioni per la Sicilia e presentarlo alla Regione?
“Noi intanto abbiamo un tema nazionale: la competitività. Abbiamo eletto Antonio D’Amato alla presidenza nazionale per spingere sulla competitività dell’Europa e dell’Italia. I cavalieri del lavoro comunque non sono organizzati come Confindustria, ma possono certamente dare delle idee alla politica”.

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  • Ancora una volta, come tante altre nella sua vita, avrebbe fatto meglio a tacere !
    Che dire, non vale la pena di commentare un'intervista tanto bislacca da cui emerge solamente il tanto vecchio quanto veritiero proverbio "tutti froci col c@lo degli altri".

  • Classe Dirigente debole ? E stata forte quella Aziendale affidata ai rampolli di famiglia ? Non è forse la causa che a portato allo smembramento di una azienda con 130 anni di storia ? Lasciare a spasso 45 lavoratori , con rispettive famiglie, peserà sulla coscienza . Durante la trattativa di vendita della Società si poteva porre la condizione di assorbire i lavoratori e, se non possibile, integrare quanto oggi è disposta a corrispondere la Campari, con una liberalità che consenta ai lavoratori in esubero di lenire i danni del licenziamento. Sarebbe un grande gesto di nobiltà, ma ci sono seri dubbi, conoscendo più da vicino i personaggi.
    E’ facile salire sul pulpito con tanti miliardi in tasca. Fantasie evanescenti, critiche inopportune, emesse proprio da chi non ha fatto proprio nulla per il proprio territorio.

  • Povero Francesco (il corto) Averna. Povero di spirito e ricco di soldi, così tanti da potersi permettere di filosofeggiare. Lui vivrà di rendita per generazioni e i suoi ex dipendenti sono finiti nello sterco. Vita bastarda.

  • intervista fuori luogo e tempo ,quasi insensata , tutti hanno diritto di parlare per carità,, ma penso proprio che parlare di grandi temi quando si è azzerata l'ultima grande azienda nissena lascia a bocca aperta, ma ormai succede di tutto in questa città!

  • Cavaliere Averna, con tutto il rispetto per i Suoi Avi e della Sua Famiglia, la prego di finirla di giocare a fare il Marchionne di via Xiboli.
    I (pochi) nisseni, stia tranquillo, non dimenticheranno.La prego di dialogare oramai in meneghino.
    Cordiali saluti

  • Quale pressione dovrebbe fare la classe dirigente?
    “La classe dirigente è debole. Faccio un esempio: a Caltanissetta, anni fa, abbiamo avuto grossi problemi di approvvigionamento idrico, l’acqua arrivava una volta a settimana. Una sera, accesi la radio e la prima notizia della Rai era che a Modena i cittadini avevano occupato il Comune per la mancanza d’acqua. In realtà era solo un ritardo di poche ore dei lavori di ripristino della rete idrica. Ma lì i cittadini del quartiere occuparono il Comune, mentre noi per mesi avevamo l’acqua una volta la settimana: era diventata la normalità. Con questo intendo parlare del concetto di controllo sociale: i cittadini che si alzano e quando l’istituzione (il Comune, la Regione, lo Stato e l’Europa) non soddisfa, protestano”.
    Ecco: è un problema anche dei cittadini, dello scarso senso di appartenenza, dello scarso senso civico, della secolare abitudine a cercare favori, del nostro essere inutilmente nisseni. Paradossalmente c'è più senso di appartenenza a Gela o a Napoli che a Caltanissetta.
    Anche questo è, a mio avviso, un serio problema.

  • Spett. Redazione
    riportiamo la Ns risposta all'articolo del QdS cui si fa riferimento:

    "Egregi signori,
    i recenti accadimenti che coinvolgono la Fratelli Averna SpA, a pochi mesi dalla sua cessione alla Davide Campari – Milano SpA, credevamo fossero noti anche al Vostro quotidiano.

    Per anni, sotto l’amministrazione del dott. Francesco Rosario Averna, abbiamo speso tempo ed energie convinti di essere parte di un’ impresa “creatrice di sviluppo”.

    Oggi ci ritroviamo “abbandonati al gioco degli interessi e sottoposti alle ferree leggi del mercato”: non più uomini ma “cose” in esubero.

    In un momento tanto delicato per i suoi ex dipendenti, restiamo sorpresi dallo spazio da Voi dedicato a chi ex cattedra si erge ad “economista”, dibattendo di sviluppo del Sud pur essendo, unitamente ai componenti della sua famiglia, protagonista di un’operazione speculativa tanto disattenta alle risorse umane da produrre quale prima conseguenza la perdita di 52 posti di lavoro diretti più un centinaio dell’indotto e un impoverimento del territorio anche in termini di opportunità future.
    Distinti saluti.

    I dipendenti della sede di Caltanissetta di Fratelli Averna SpA:

    Agata Marchese
    Alberto Mastrosimone
    Alfredo Fiaccabrino
    Anna Neri
    Antonio Zerilli
    Christian Dellutri
    Daniela De Luca
    Domenico D’Agostino
    Germano Perna
    Ignazio Bumbolo
    Leone Nicolosi
    Letterio Iachetta
    Luca Valenza
    Luciano Sardo
    Mario Diana
    Marilina Gelo
    Massimiliano Giallombardo
    Massimo Gerbino
    Raffaella Lena
    Salvatore Margani
    Simona Dell’Utri
    Salvatore Calà
    Salvatore Nigliaccio"

    • Aggiungerei alla lista dei possibili disoccupati anche il sig. Averna il quale, mi sembra di aver capito, ha perso il titolo di imprenditore ed ora è solo un ricco disoccupato. Coraggio disoccupati di tutta Italia in mezzo a voi esiste un ricco . Da Nisseno ero orgoglioso di avere un concittadino di questo spessore, ora l'orgoglio è diventato vergogna.
      Ciro

  • Caro dr Averna se lei non avesse avuto i prestigiosi cromosomi e quindi nascere in seno ad una prestigiosa famiglia, lei non sarebbe forse all altezza di fare un operaio comune e sarebbe disoccupato!! Il suo bisnonno si starà rivoltando nella tomba! E non ne ha nemmeno contezza!

  • Sarei curiosa di vederlo scendere in piazza x occupare il comune come dice il dott averna lui e la sua famiglia x una lotta di ribellione qualsiasi, acqua , tasse , ecc non ci credo neanche se lo vedo. Chi non consce la fame e. La disperazione parla parla parla sempre x gli altri magarai seduti su una bella poltrona frau e un bicchiere di vino pardon amaro. Cerchiamo di essere coerenti e avere rispetto della gente che non puo mettere una pentola sul fuoco perché e' vuota e non la puo riempire Manco d Acqua . Luciana

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