CALTANISSETTA – Il bilancio di previsione 2014 è stato approvato dal Consiglio Comunale: 16 voti favorevoli, ossia di tutti i consiglieri della maggioranza presenti alla votazione (assenti Romano e Petitto).
L’opposizione compatta, ha deciso di abbandonare l’aula al momento della votazione: motivo del contendere la discussione di sette emendamenti contestati che la Giunta ha discusso soltanto con i partiti di “Alleanza per la città”.
La conclusione dell’oceanica seduta è avvenuta dopo 12 ore, all’una di notte. Il sindaco Giovanni Ruvolo ha assistito ai lavori. Al via i cantieri lavoro nei quartieri per impiegare disoccupati e operai a rischio povertà, il microcredito (101 mila euro), il fondo di garanzia grandi eventi (100 mila euro), il bilancio partecipato (30 mila).
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Quant’è bella opposizione
Quant’è bella opposizione
che si fugge tuttavia,
al bilancio del Comune
pochi votan con acume.
Molti fuori dalla stanza
a curare il mal di panza.
Nessun dice “E’ colpa mia”
né Favata o Bellavia
“Se il bilancio qui si fa
il grande errore sta di là;
con la Giunta e il Segretario
voi bocciate il corollario
d’ogni mio ragionamento,
salta poi l’emendamento
che nessun vuol approvare.
Siamo proprio in mezzo al mare”.
C’ha tentato il buon Rino (Bellavia)
a deviar qualche soldino
da una spesa un po’ eccessiva
ma la Giunta è apprensiva:
“Non si cambia il contenuto
d’un bilancio tanto arguto”.
Passan intanto assai ore,
crescon caldo ed il sudore,
senti stomaci affamati
e i cervelli affaticati.
Alla fin qualcuno sbotta,
tutti guardan: “E’ la Ricotta!”
quasi fosse una pietanza
a colmar il mal di panza.
Per la sete e per la fame
ognun darebbe un reame;
manca pure la Petitto:
sta mangiando un misto fritto?
Finalmente Montagnino
dà il permesso allo spuntino;
tutti fuori dalla sala
ad azzannare coscia od ala.
Al rientro tutti quanti
sembran cheti come infanti;
ma è calda ormai la brace
e la Ricotta non ha pace:
due proposte le han bocciato,
il Segretario ha decretato.
Ma il Sindaco è più clemente,
ode pur l’impenitente;
e promette ampia attenzione
a ogni sua gran mozione.
Ma la fiamma non è spenta:
Bruzzaniti l’alimenta:
dice a tutti: “Ci son brogli,
se ti parlo tu li cogli.
C’eran soldi in abbondanza,
li han decisi in Maggioranza;
è un’ingiusta divisione
ch’offende l’opposizione”.
E interviene l’assessore
a chetare il malumore:
“Non c’è dolo, non c’è accordo:
questo solo Le ricordo:
siamo stati molto attenti
ai nisseni poco abbienti”.
Qualche riso in aula scappa,
vola quasi qualche scarpa.
A Campione poi non manca
qualche critica un po’ stanca
di forzisti e cinque stelle
ch’hanno i nervi a fior di pelle.
Pur ci prova il buon Licata
a “distender “ l’adunata
non nel senso d’atterrare
ma in quel di conciliare.
L’ora è tarda e si fa sera,
di far cena non si spera;
si restringe l’adunanza,
sono tutti Maggioranza.
Non c’è traccia d’Adornetto:
sarà mica andato a letto?
Né si trova pur Failla,
che sorseggi camomilla?
Non rispondono all’appello
Petrantoni ed Aiello;
Non c’è orma né altro dato
di Favata e di Dorato;
tanti altri sono andati,
in famiglia son tornati.
Non v’è più la Minoranza,
vuol fuggire la doglianza
dei nisseni un po’ perplessi,
ma trattati come fessi
da chi l’aula rende sgombra
e non lascia neppur l’ombra.
Eran trenta, eran forti;
or son stanchi, quasi morti,
sono sedici i Consiglieri,
assai fiacchi ma pur fieri,
che concludon la seduta
in un’aula quasi muta.
Il Bilancio è approvato.
Dodici ore è durato
il travaglio in riunione,
ma alla fin c’è comunione.
Son finite ormai le botte
è passata mezzanotte;
tutti quanti vanno a letto,
tutti quanti al proprio tetto.