Scrive su Facebook: “Gela è inquinata”. E l’Eni gli chiede un milione

gela1GELA – Scrive su Facebook la propria idea riguardo all’inquinamento ambientale a Gela ma viene raggiunto da una citazione a giudizio dinanzi al Tribunale. Un imprenditore gelese, David Melfa, è stato citato a giudizio dalla «Raffineria di Gela Spa» per lesione all’immagine. L’industria chiede la condanna al pagamento di un milione di euro a titolo di risarcimento per i presunti danni subiti a causa delle affermazioni diramate attraverso il web. 

Melfa, che è anche il fondatore di un’associazione ambientalista, la Green Antinquinamento, non ci sta e ha dato mandato ai suoi legali ad intervenire, certo che si stia mettendo in discussione la libertà di parola e di pensiero. «Le mie dichiarazioni – racconta l’imprenditore – sono state ritenute dalla società dell’Eni diffamatorie e lesive dell’immagine aziendale. Ho detto che l’inquinamento della raffineria ha creato un disastro ambientale; il petrolchimico, il pet coke è causa di morte, malattie e malformazioni e che i costi ambientali altissimi sono causati dall’ Eni. Ho espresso il mio pensiero».Non è la prima volta che Melfa interviene in modo netto sulle questioni che riguardano l’ambiente. Il responsabile del sistema integrato di gestione della «Meic costruzioni srl» di Gela, con la «Green antinquinamento» ha già promosso una sorta di class action, seguendo la scia della vicina Milazzo che insieme ad associati e cittadini chiede rispetto e tutela per la salute ed i territori, non solo: «ho già avviato in precedenza delle azioni di risarcimento nei confronti dell’ Eni di Gela – racconta – sia sul piano civile che penale, anche perché ho lasciato la mia azienda per l’intolleranza alle emissioni moleste, è tutto documentato». Dopo l’accaduto e la richiesta di un mega risarcimento ha affermato: “porterò avanti la lotta per la libertà di espressione in favore della collettività e del bene comune”.La voce di Melfa non è la sola a far tornare di attualità il tema della salute e dell’ambiente, nei giorni scorsi anche la città ha voluto accendere i riflettori su questo argomento. Una fiaccolata si è mossa lungo le vie di Gela per rivendicare maggiore attenzione sanitaria ed istituzionale. Ad organizzare l’iniziativa, a cui hanno preso parte cetinaia di persone, è stato un sacerdote, don Giuseppe Fausciana, il quale ha provocatoriamente denunciato, durante la processione: “a Gela anche la Madonna è malata di cancro”, chiedendo così più attenzione per le cure rivolte a chi soffre di patologie tumorali, dal momento che, nella città del Golfo sono state registate alte percentuali di soggetti affetti da malattie gravi e di bimbi nati malformati. La tutela dell’ ambiente ed una maggiore attenzione da parte della collettività tornano a far discutere chi a Gela vive e lavora all’ombra della Raffineria.La citazione e la richiesta di risarcimento avanzata dall’Eni non nasce dalle semplici prese di posizione di David Melfa che da cittadino ha voluto esprimere il proprio parere sull’inquinamento a Gela, ma dai toni aspri adottati nei commenti pubblicati su Facebook. Sarebbero stati utilizzati termini come “campo di concentramento”, “forni crematoi” e “criminali ambientali” e questo avrebbe urtato l’azienda che non ha retto alle accuse, decidendo di prendere una posizione netta e portando direttamente in Tribunale l’imprenditore, ritenendo che esistano affermazioni meno offensive per dire la propria anche in merito a tematiche considerate complesse come quella ambientale.

(Lorena Scimè – Repubblica.it)

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  • La cassazione respinge il ricorso della raffineria di Gela. Vittoria di Italia Nostra

    La Corte Suprema di Cassazione ha respinto il ricorso proposto dalla Raffineria di Gela (già Agip Petroli S.p.A.) contro la sentenza della Corte di Appello di Caltanissetta, che ha ritenuto vere le dichiarazioni fatte dal presidente pro-tempore di Italia Nostra Saverio Di Blasi, nel comunicato stampa del 13 novembre 1999. Saverio Di Blasi e Italia Nostra sono stati difesi legalmente dall’avvocato Salvatore Morreale.

    La Corte di Appello, ribaltando la sentenza emessa dal Tribunale di Gela, ha ritenuto che le dichiarazioni rese da Saverio Di Blasi il 13 novembre 1999 “… lo Snox delle ciminiere dello stabilimento Agip di Gela non funziona, si notano fuoriuscite di fumo incombusto che continuano ad inquinare l’aria, gelesi e niscemesi respirano aria a base di gas, di benzene di idrocarburi e cianuri… il benzene è riconosciuto dalla scienza altamente cancerogeno porta la leucemia la nube espulsa dalla marmitta dello Snox oltre a inquinare l’aria di gela chissà cosa ha provocato al nostro organismo… oggi si muore tutti di tumore; Italia Nostra chiederà alla procura una indagine per verificare se lo Snox funziona e in caso contrario individuare i responsabili del disastro” sono fatti veri, esposti in maniera continente, per cui sussiste l’interesse sociale alla loro divulgazione e alla loro interpretazione, motivo per cui essi costituiscono libero esercizio del diritto di critica quindi atto pienamente lecito tutelato dall’ordinamento e che non danno luogo ad alcun obbligo risarcitorio in capo all’Agip Petroli e ai suoi aventi causa processuali. La sentenza appellata va dunque riformata e la richiesta risarcitoria dell’Agip Petroli S.p.A. nei confronti del Di Blasi Saverio definitivamente rigettata…”.

    La sentenza aveva inoltre dichiarato inutilizzabile una video-registrazione che Agip Petroli aveva prodotto in giudizio atteso che, a seguito di una consulenza tecnica disposta, tali documenti televisivi risultano con tagli all’inizio e alla fine della trasmissione, con improvvise intromissioni di segnali audio e con strisciate di grigio nel segnale video tra un fotogramma e l’altro (v.c.t.u.) così da alterare la sequenza di risposte e domande e in definitiva il senso stesso delle dichiarazioni ad ulteriore non necessaria conferma dell’atto di disconoscimento fatto dal Di Blasi. La Corte aveva anche condannato la Raffineria di Gela al pagamento delle spese processuali in favore di Italia Nostra e di Saverio Di Blasi. Avverso la sentenza della Corte di Appello, la Raffineria di Gela ha proposto ricorso per Cassazione, cui Di Blasi ha resistito. Il ricorso, patrocinato per conto di Raffineria dal prof. avv. Pietro Rescigno e dal prof. avv. Andrea Barenghi è stato rigettato, ritenuta l’infondatezza e/o l’inammissibilità dei motivi proposti, in particolare la Suprema Corte ha ritenuto non censurabile nel merito le decisioni adottate dalla Corte di Appello di Caltanissetta così come sopra compendiate, condannando la Raffineria al pagamento delle spese legali.

    “Non possiamo non esprimere soddisfazione per questa sentenza della Suprema Corte di Cassazione” – afferma il presidente di Italia Nostra Sicilia Leandro Janni. “Evidentissime, rilevanti, e acclarate responsabilità della Raffineria di Gela. Oltre alle responsabilità della Raffineria, risulta evidente, in questo territorio, la mancata, grave e persistente tutela dell’ambiente (aria, suolo, acque, spazi abitativi, paesaggio) da parte di tutte le istituzioni competenti” – aggiunge Janni.

    Per il presidente nazionale di Italia Nostra Marco Parini “vanno poste in essere adeguate indagini tecnico-scientifiche nelle aree individuate per la bonifica ambientale del territorio gelese; vanno altresì individuate e rese disponibili adeguate risorse economico-finanziarie; inoltre, va effettuato un serio controllo sui fondi pubblici assegnati e sulle modalità di spesa di tali risorse”.

    http://www.italianostra.org

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