Il responsabile della società di mutuo soccorso ha fatto intervenire la polizia per le constatazioni di rito poi, come da prassi, è andato in questura a sporgere denuncia contro ignoti. Il danno in se è di modesta portata economica, ma il gesto rivela ormai l’assoluta mancanza di rispetto per un luogo sede per i nisseni dei ricordi più cari. Ma è anche un atto che riporta in primissimo piano l’esigenza ormai indifferibile di dotare il camposanto di apparecchiature idonee per frenare le incursioni teppistiche e ladresche ormai frequentissime. Chiaro il riferimento all’installazione di impianti a circuito chiuso una sorta di occhio del grande fratello nella zona a valle (via Castello di Pietrarossa) dove la situazione sembra essere andata fuori controllo. La videosorveglianza esiste soltanto nei paraggi dell’ingresso principale del camposanto, ma certamente non può bastare per monitorare una struttura ormai grandissima alla quale migliaia di nisseni accedono dagli accessi laterali proprio quelli che sorgono lungo via Castello di Pietrarossa stradina ripida e scarsamente illuminata dove, dall’imbrunire in poi, non transitano auto o persone.
Un luogo che non mette paura solo ai malintenzionati che traggono, al contrario, beneficio dalle condizioni ambientali per scavalcare i cancelli e compiere atti di pura inciviltà. È stata talmente tambureggiante negli ultimi mesi l’offensiva ladresca al cimitero da spingere il direttore Vito Di Palma ma lanciare un “accorato” invito dopo l’ennesimo furto di oggeti in rame: «Signori ladri – ha detto – è perfettamente inutile venire al cimitero con l’intenzione di rubare. Da trafugare ormai non resta più nulla». Al posto dei ladri adesso sono arrivati i vandali.
Stefano Gallo – GdS.it