Era stato soprattuto il segretario regionale del Pd, Fausto Raciti, a esprimere forti riserve sull’opportunita’ di una presenza di Fiumefreddo in giunta. L’avvocato catanese ha infine scelto di fare un passo indietro, alla vigilia dell’appuntamento in Aula all’Assemblea regionale dove nel pomeriggio Crocetta presentera’ la sua nuova giunta. Un governo che appena nato perde un pezzo e che dunque approda all’Ars azzoppato, con una casella da riempire, e in un clima di forte tensione tra i partiti.
La lettera di Fiumefreddo, infarcita di continui riferimenti religiosi (“che tutto cio’ avvenga nella settimana della Passione e’ un privilegio di cui non sono degno”, scrive tra l’altro), e’ allusivamente accusatoria nei confronti di ha critica la sua nomina: “La violenza degli attacchi subiti in questi giorni, con il ricorso spregiudicato alla calunnia in un crescendo irrefrenabile di aggressioni, non mi stupisce giacche’ so bene che combattere Cosa Nostra se mette a repentaglio la nostra vita, insieme e prima di tutto attenta alla nostra reputazione cosi’ da confondere ogni cosa; e’ un metodo vecchio ma sempre in uso. Quel tipo di belva, che e’ il mafioso -afferma Fiumefreddo- inizia con l’adulazione dei suoi nemici ma quando si accorge di non avere presa ed allora passa ad infangare ed isolare, infine, se tutto e’ vano, uccide”. In un drammatico crescendo, l’avvocato catanese si spinge a dire: “Per la mia terra e per i miei valori sono pronto a dare la vita, e per farlo sara’ piu’ bello non stare comodamente seduto in eccellenti poltrone di governo bensi’ mantenendomi tra la povera gente, dove risiede il giusto, piccolo tra la folla, dove vigono sentimenti veri, umile tra i piccoli, dove nessuno ti ossequia per accoltellarti”.