CALTANISSETTA – Stiamo per entrare nel Gabinetto della Polizia Scientifica della Questura di Caltanissetta, la targa apposta fuori dalla porta, affascina, incuriosisce ma anche incute timore. L’esclusiva possibilità di raccontare il lavoro, la passione, l’impegno, l’abnegazione di questi poliziotti è una responsabilità. Si apre la porta, scorrono nella nostra mente innumerevoli notti trascorsa su Fox Crime o in compagnia di CSI, RIS, film e telefilm vari. Ci accoglie l’ispettore Capo Responsabile Alfonso Messina, che guida il Gabinetto dal 2003.
Il nostro sguardo viaggia veloce fra “congegni” particolari, scanner per le impronte, antiche macchine fotografiche ben sistemate in bacheca a testimonianza della tradizione, camici bianchi e le mitiche “valigette” con la scritta “Polizia Scientifica”. Inutile nasconderlo, siamo affascinati.
Iniziamo dalle origini. “La fama della Scientifica è stata guadagnata sul campo in più di cento anni di costante impegno e cioè dal 1903 quando, a Roma, in via delle Mantellate, Salvatore Ottolenghi fondò la Scuola Italiana di Polizia Scientifica. Nel 1902 presso la sala riconoscimenti delle Carceri di Regina Coeli, Ottolenghi, che era stato assistente del fondatore dell’antropologia criminale Cesare Lombroso, tenne una serie di conferenze in materia di Polizia Scientifica davanti a 35 funzionari superiori della Questura di Roma. Nel 1919, con Regio Decreto 2504, Re Vittorio Emanuele III istituisce in Roma, alle dipendenze del Ministero dell’Interno la Scuola di Polizia Scientifica”.
Impossibile non farsi coinvolgere dalle fiction televisive che hanno sviscerato il settore, una moda partita dall’America ma che ha presto coinvolto il mondo intero. Noi però ci occupiamo della realtà:” Negli ultimi decenni si è assistito a uno sviluppo tecnologico tale che oggi, ad esempio, è possibile ricavare un profilo di dna utile per successive comparazioni anche da tracce biologiche infinitesimali, ricavare informazioni preziose da un semplice reperto balistico (bossoli, proiettili, armi etc.) grazie ai Microscopi Elettronici a Scansione dotati di Microsonda ai Raggi X che oltre alla morfologia del reperto danno informazioni anche sulla sua composizione chimica, cosa questa fondamentale ad esempio nella ricerca delle cosiddette Particelle dei Residui dello Sparo o nel caso del rinvenimento di un’impronta, avere risposte certe in tempi quasi reali. Tutte le varie fasi sopra descritte di cristallizzazione della scena del crimine mediante riprese video-fotografiche e rilievi planimetrici, ricerca repertazione e conservazione delle tracce rinvenute e esaltazione di impronte latenti vengono documentate e descritte nel “verbale di sopralluogo” che sarà successivamente consegnato all’Autorità Giudiziaria e che costituirà elemento fondamentale e certo per la ricostruzione futura della scena del crimine”.
Non tragga in inganno l’utilizzo della tecnologia, arma vincente è sempre l’intuito, l’esperienza, il “fiuto” investigativo. “La scena del crimine ci parla”, la frase dell’ispettore è un manifesto di empatia. Un quadro che ai nostri occhi potrebbe sembrare astruso o “duro”, sangue, rottami, schegge, pallottole, è una realtà che dialoga con la Scientifica: però quel linguaggio di indizi, segni, impronte, bisogna conoscerlo, interpretarlo nella maniera più proficua. “Dallo studio della scena del crimine spesso otteniamo il cosiddetto Modus Operandi adottato dal reo”.
Il caso: “Fra i tanti, ricordo che dovevamo verificare le dichiarazioni di un pentito e rinvenire, nella sughereta di Niscemi, il cadavere di Pierantonio Sandri ucciso nel 1995. Nell’occasione ci avvalemmo anche della collaborazione dei colleghi della Polizia Scientifica del Commissariato di Niscemi. Iniziammo alle prime luci dell’alba. Dopo svariate ore trovammo, nascosto dalle fronde di un cespuglio, l’indizio che cercavamo: dal terreno emergeva la punta di uno scarponcino. Era un vecchia scarpa buttata lì per caso? O era ancora indossata dal cadavere del povero ragazzo che cercavamo? Il cadavere dopo 14 anni sarebbe sicuramente stato scheletrizzato e quindi molto fragile; per scavare applicammo tecniche di “Archeologia Forense”, impiegando tutti quegli strumenti di solito utilizzati nello scavo archeologico (spatole, cazzuoline, pennelli). La scarpa rinvenuta era parte integrante di un cadavere ormai scheletrizzato. Verso sera concludemmo le operazioni di scavo. Documentate tutte le varie fasi del rinvenimento: alla fine emerse lo scheletro umano con i vestiti e gli oggetti indossati al momento dell’omicidio avvenuto 14 anni prima e che riconosciuti dai familiari permisero in prima battuta di confermare l’identità dello stesso che fu successivamente confermata scientificamente dalle analisi del dna”.
Il tempo è quanto mai Tiranno, siamo “costretti” a salutare l’ispettore ed i ragazzi della Scientifica, sono stati straordinariamente disponibili, e ci avviamo verso le scale. Abbiamo compiuto un viaggio, nei meandri dell’investigazione, interessante: i criminali non dormiranno sonni tranquilli. Per un attimo riflettiamo, torniamo indietro e con un fazzoletto togliamo le nostre impronte dalla maniglia della porta…. Non si mai!
Il Questore Filippo Nicastro, ci accoglie nel suo studio. Iniziamo dalla sua enorme esperienza, competenza e sagacia, è in Polizia dal 1976, il viaggio alla scoperta della Polizia Scientifica a Caltanissetta. Le sue parole chiariscono in maniera nitida, l’importanza del lavoro di squadra: “L’attività investigativa si compone di più fasi Il primo intervento avviene dalla sezione Volanti, che blocca la scena del reato e assume le prima informazioni; dopo di che se lo richiede il caso, subentrano la Squadra Mobile e laddove è necessario, ci siano tracce da conservare la polizia Scientifica, che è bene ricordare è inserita nella Divisione Anticrimine. Nel capoluogo nisseno vi è un Gabinetto Provinciale, con due articolazioni nei commissariati di Gela e Niscemi. Siamo alle dipendenze funzionali del Gabinetto Regionale di Palermo, diretto da un Vicequestore e del Servizio Polizia Scientifica di Roma”. Le competenze sono determinate: “Si occupa del fotosegnalamento di P.G. delle persone denunciate o arrestate a vario titolo dagli organi investigativi, le cui impronte vengono archiviate nel Casellario Centrale di Identità del Servizio Polizia Scientifica. Provvede al fotosegnalamento per identificazione o per richiesta Asilo Politico dei cittadini extracomunitari ospitati nel Centro di Accoglienza di Pian del Lago”.
Ecco le cifre del 2013: Fotosegnalamenti: Ordinari 311, Pian del Lago 2289 (media 200 al mese). Sopralluoghi: furto, incendio autovetture, danneggiamenti, rapine, suicidi, incidenti sul lavoro, 243 (media di 20 interventi al mese). Totale autori di furti identificati dal 01.01. 2013 al 31.03.2014, 23 di cui: 17 furti appartamento (di cui 2 identificati dalla Sezione del Serv. Pol. Scientifica che si occupa dei casi irrisolti “Cold Case”); 5 furti Istituti Scolastici (1 Liceo Scientifico;1 Professionale; 1 Geometra; 1 Tecnico Industriale; 1 Tecnico Biologico e Linguistico P.A.C.L.E.); 1 furto autovetture.
Il Rilevamento
Il capo della Squadra Mobile Marzia Giustolisi: “E’ uno scambio d’informazioni”
La Giustolisi, come ogni “capo” che si rispetti ha chiaro il significato del lavoro di equipe: “Vincente è il l’operato coordinato di Volanti, Mobile e Scientifica”.
(Pubblicato sul mensile il Fatto Nisseno di Aprile 2014)
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