La misura ablativa chiesta dalla D.D.A. di Caltanissetta colpisce i seguenti beni:
Arcerito Giuseppe Amedeo, medico dentista, con studio in Niscemi, è stato più volte denunciato per associazione di tipo mafioso; tratto in arresto nell’ambito dell’operazioni di polizia “Ricostruzione”, nel giugno 2001, è stato condannato nel 2002 dal Tribunale di Catania alla pena di anni 3 di reclusione perché ritenuto colpevole di associazione mafiosa e di vari episodi di estorsione ed incendio; la sentenza è divenuta definitiva nel 2003. Attualmente è detenuto presso la casa Circondariale Pagliarelli di Palermo, dopo essere stato tratto in arresto dal personale della Squadra Mobile nel corso dell’operazione di Polizia denominata “Parabellum”, eseguita in data 25 luglio 2011, in quanto indagato, in concorso con altri, dell’omicidio di CAMPISI Alfredo, consumato in agro di Acate (RG) il 6 novembre 1996. Il relativo processo si sta celebrando presso la Corte d’Assise di Siracusa.
Il proposto ARCERITO Giuseppe Amedeo, in data 21/01/2013, nell’ambito del medesimo procedimento penale istruito dal Tribunale M.P. di Caltanissetta, a seguito di richiesta del Questore di Caltanissetta, veniva raggiunto da analogo provvedimento di sequestro che colpiva i seguenti beni :
Ciò nonostante, indagini della Squadra Mobile hanno permesso di individuare altri beni, oggetto del sequestro in questione, il cui beneficiario, sebbene non figurasse ufficialmente, era proprio l’ARCERITO Giuseppe Amedeo. Sono dunque scattate ulteriori investigazioni patrimoniali condotte in particolare, dai poliziotti della Squadra Mobile di Caltanissetta, da quelli del Commissariato di P.S. di Niscemi e dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza, inizialmente su delega della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia – presso il Tribunale di Catania, emessa dal Sostituto Procuratore dr. Lucio Setola.
Si accertava anzitutto documentalmente, presso il Comune di Niscemi, che i beni oggetto del sequestro, indicati dai collaboratori di giustizia come “i capannoni di Arcerito” erano strutture abusive, tant’è che, in data 7 novembre 2011, il Dirigente della Ripartizione Urbanistica del Comune di Niscemi ordinava la demolizione delle opere.
Quindi venivano svolti mirati accertamenti economico-patrimoniali sia nei confronti del proposto ARCERITO Giuseppe Amedeo, sia nei confronti del suo nucleo familiare, in particolare nei riguardi della sorella – ARCERITO Rosaria che, unitamente al coniuge LA ROSA Calogero, risulta intestataria dei beni in argomento.
Al riguardo, il G.I.C.O. di Caltanissetta ricostruiva la reale situazione patrimoniale e finanziaria del nucleo familiare LA ROSA/ARCERITO e dello stesso proposto, facendo così emergere una netta sproporzione rispetto ai redditi dichiarati ed alle movimentazioni di denaro.
Successivamente venivano attivate indagini tecniche che venivano coordinate, dal mese di settembre 2013, dalla Procura della Repubblica – D.D.A. presso il Tribunale di Caltanissetta, Sost. Proc. Dr. Onelio Dodero, i cui esiti positivi permettevano di avanzare richiesta per l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale nei confronti di ARCERITO Giuseppe Amedeo anche in relazione ai succitati beni, oggetto del sequestro de quo.
Infatti, dai colloqui in carcere effettuati dal detenuto in questione con la sorella Rosaria e con il cognato LA ROSA Gaetano emergeva in maniera lapalissiana l’interesse personale dell’ARCERITO nella gestione “dei capannoni”, informandosi il predetto dell’andazzo di quegli affari.
Dette opere, infatti, ad oggi, oltre a non essere state demolite, sono state incrementate di ulteriori costruzioni, consistenti in capannoni, che analogamente verranno sottoposte a sequestro in forza del medesimo provvedimento.
L’importante ed incisiva azione sinergica assicurata dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di Finanza nell’aggressione ai patrimoni illeciti costituiti dalla criminalità organizzata, si è così concretizzata nel sequestro di beni immobili/mobili per un valore complessivo, da una prima stima, di circa cinque milioni di euro.