Era il novembre del 2011 quando la redazione de “il Fatto Nisseno” dedicò ben quattro pagine al problema dei tumori tra Serradifalco e Mussomeli e la probabile connessione con le miniere dismesse.
Subito dopo l’uscita di quel giornale, il nostro approfondimento fu ripreso dalla redazione del TgR Sicilia con un servizio all’interno del “Settimanale” del sabato.
Di seguito quanto pubblicato on line dal nostro sito nel dicembre del 2011:
IL VIDEO
httpv://www.youtube.com/watch?v=kKOzV_D_gS8
L’INCHIESTA Scorie nel ventre della terra, miniere killer tra Serradifalco e Mussomeli
Miniera Bosco e lago, due bombe ecologiche minacciano Serradifalco
SERRADIFALCO(CL) – Ambiente, miniere dismesse, rifiuti speciali e radioattivi, intrecci affari – politica, recrudescenza delle malattie tumorali. Sono molteplici gli argomenti affrontati da Salvatore Alaimo, nell’intervista in esclusiva che ha rilasciato alla nostra redazione e che si è trasformata in un’informativa redatta dallo stesso Alaimo ed inviata a varie autorità. L’ex assessore Provinciale al Territorio e all’Ambiente sotto la Presidenza (1994/1998) del Dott. Vincenzo Rampulla, non lesina critiche e offre una serie di spunti che avranno, sicuramente, sviluppi di vario genere.
All’intervistato la delega assessoriale, fu conferita in qualità di tecnico. <<Avevo iniziato un percorso virtuoso che portò l’Amministrazione Provinciale ad essere inserita, su proposta della Regione Siciliana, nel Sistema operativo nazionale finalizzato al controllo ed assicurazione della qualità dei dati rilevati dalle reti di monitoraggio dell’inquinamento atmosferico che, si ricorda, si era riusciti a potenziare con una rete di controllo sofisticata e dotata di una strumentazione all’avanguardia>>. Alaimo ricorda due importanti iniziative: A) Il “Centro di ricerca” ideato e realizzato, negli anni 1997/1998, ed ubicato in un fabbricato posto all’ingresso dell’Istituto Agrario del capoluogo, al fine di supportare l’attività di sorveglianza dell’inquinamento ambientale e assicurare il controllo di qualità in diversi settori (acque, terreni, prodotti agricoli). La spesa sostenuta era stata di circa £ 800.000.000; B) Il progetto “ENVIREG”, realizzato con fondi della C.E. e del Ministero dell’Ambiente, con una spesa di diversi miliardi di lire, è collocato nei locali a piano terra della provincia, sul cui tetto venne posta un’antenna/parabola satellitare. La strumentazione istallata aveva, nell’immediato, come obiettivo la caratterizzazione puntuale dello stato d’inquinamento industriale e della compromissione ambientale a proposito delle aree industriali di Milazzo, Augusta, Priolo e Gela, nonché la realizzazione di nuove tecnologie integrate di controllo in rete e centralizzate presso la Regione, volte alla sorveglianza e alla prevenzione d’inquinamenti e rischi associabili alla movimentazione di sostanze tossiche e pericolose.
Alaimo, incalza ed afferma: <<C’è da osservare, come durante la successiva e decennale presidenza del Presidente Rampulla, il Dott. Filippo Collura, gelese, che nel frattempo era stato eletto – diceva essere stato sponsorizzato e proposto dall’ex Assessore Regionale alla Sanità Bernardo Alaimo di Serradifalco- il Centro di Ricerche e la struttura riguardante il progetto “ENVIREG”, che mi fu riferito era stato oggetto di un’indagine, furono entrambi posati ed abbandonati e di dette iniziative , ad oggi, non si è avuta più nessuna notizia>>.
Nell’esporre le sue osservazioni, dopo aver osservato negli ultimi decenni una notevole recrudescenza delle malattie tumorali, Alaimo ha analizzato i “Dati nazionali comparativi sui tumori” e ha voluto documentarsi sulle possibili cause che avrebbero potuto avere attinenza con il proliferare di tale patologie, attingendo notizie e pareri di specialisti del settore. Sono emerse, secondo l’opinione del dichiarante, situazioni preoccupanti:
2) Meritevole di attenzione è inoltre l’area periferica dell’abitato data la presenza di caratteristiche geologiche per le quali si sono formati dei piccoli laghi, soprattutto il lago Soprano, i cui fondali possono essere stati interessati negli anni cinquanta/sessanta dal Fall-out radioattivo causato dalle esplosione atomiche Francesi nell’atmosferica Sahariana. Infatti le argille chelanti, come nel caso del lago Pergusa, trattengono il Cesio 137 altamente radioattivo ed a persistenza secolare. Ed appare utile, altresì, una verifica relativa a possibili affondamenti di rifiuti speciali e/o pericolosi in queste zone.
Il racconto di Salvatore Alaimo apre scenari dai colori foschi che inquietano. Le miniere dismesse ed i pericoli derivanti in maniera, diretta o indiretta, da questi siti (spesso privi di sorveglianza) possono ingolosire settori della criminalità che non esitano a lucrare sulla salute degli ignari cittadini.
La testimonianza. Il racconto dell’ex comandante dei Vigili urbani di Serradifalco
“Arrivano dei camion carichi di rifiuti ospedalieri”
Per quanto attiene alla Miniera “Bosco” un episodio accaduto nell’estate del 1990, conferisce sostanza alle ipotesi. Il protagonista del caso, Gaetano Butera, vigile urbano adesso in pensione, ha voluto raccontarci l’anomala vicenda. <<In quel periodo ero impegnato nella costruzione della mia villetta. Sulla strada che conduce alla miniera (bivio tra S.P.n. 40 e la S.P. 37), poco trafficata, avevo notato, in più occasioni, un grosso camion che era continuamente avvicinato da furgoni dalle dimensioni ridotte ed un conseguente movimento di scatole e cartoni>>. In quel periodo Butera, che ricopriva la carica di vice-comandante della polizia municipale, era a conoscenza, in maniera più o meno diretta, di tutto ciò che accadeva all’interno di Serradifalco e nei dintorni. <<Una mattina, in divisa e con la macchina di servizio, decisi di avvicinarmi al mezzo per tentare di capire cosa stesse accadendo. Nei pressi dell’autotreno vi erano numerose scatole recanti la scritta rifiuti ospedalieri, contenitori di plastica con etichette inconsuete ed altri oggetti. Il tir aveva una targa straniera: si trattava di un paese dell’est. Identificai l’autista: dai documenti risultava essere di nazionalità polacca; il soggetto in questione, mi mostrò un’autorizzazione, peraltro scaduta, per il trasporto e non per lo scarico, dei rifiuti ospedalieri>>. Il nostro intervistato cita con dovizia di particolari, una serie di circostanze a dir poco inusuali.
Merita un approfondimento la circostanza concernente la proprietà dell’immobile. La villetta, è stato accertato, era stata acquistata alcuni mesi prima da una signora residente a Bisceglie. Come mai una gentil donna nativa di una ridente località marina pugliese, aveva deciso di acquistare un fabbricato nell’entroterra siculo, nei pressi di una miniera, in una zona a forte rischio ambientale? Il mistero s’infittisce.<<Pochi giorni dopo, un elicottero dei carabinieri sorvolò la zona. Mi recai presso il mio comandante, per chiedere spiegazioni e mi avvisò di aver attenzionato la Benemerita, considerata la rilevanza dell’episodio. Da allora silenzio assoluto sulla vicenda. Nessuno mi ha mai chiamato per confermare la mia relazione. La villetta che veniva utilizzata come deposito, accertai alcuni giorni dopo con un mio sopralluogo, era stata abbandonata. I rifiuti collocati nel terreno retrostante erano spariti e dei camion non se ne ebbe più traccia o notizia>>. Sono molteplici gli interrogativi che scaturiscono da questo racconto. Da quanto tempo andava avanti questo scarico di rifiuti nella villetta? Le scatole ed i contenitori di plastica, dove venivano poi portati? La posizione dell’immobile, a poca distanza dalla miniera, è soltanto una fortuita coincidenza? Come mai sull’accadimento è calato il più assoluto silenzio? Il ragionamento, conduce a ritenere molto probabile un traffico illecito di rifiuti speciali (plausibilmente di vari generi) che per modalità, tempistica ed attuazione, aveva bisogno di “copertura” a vari livelli.
Donatello Polizzi
Ranieri, la miniera dei misteri che impaurisce i musssomelesi
Tra Mussomele e Serradifalco è alta l’incidenza delle neoplasie
MUSSOMELI – Il primo decennio del terzo millennio ha di fatto sancito un incremento di casi di tumore talmente elevato, da indurre nella popolazione del Vallone un vero e proprio sentimento di preoccupazione. E se per molti anni quest’argomento è stato totalmente ignorato dalla politica in genere, di recente a causa soprattutto di una vera e propria falcidia di giovanissime vite, è insorto nelle realtà associative locali un vero e proprio sentimento di rivolta e ribellione verso quello che è un problema che non può e non deve essere ignorato dai rappresentanti istituzionali di ogni ordine e grado. Grazie all’iniziativa dell’allora Comitato Pro-salute, oggi Associazione Vita, in collaborazione con altri enti no-profit che è nata l’ Associazione Temporanea di Scopo STILI DI VITA POSITIVI, avente il fine di gestire il presente progetto “Registrazione dei tumori e Stili di vita positivi nella provincia di Caltanissetta. Conoscere per prevenire – Conoscere per Curare.”, conferendo mandato collettivo speciale gratuito con rappresentanza al Direttore Generale della Azienda Sanitaria Provinciale di Ragusa, per il Registro Tumori di Ragusa, quale capofila dell’ATS. Grazie all’attività del Registro dei Tumori e ai dati pubblicati sul sito www.cemtrotumoricl.it è possibile avere un’idea chiara e precisa di quello che accade in ogni singola realtà locale del Vallone. Attraverso le Schede di Dimissione Ospedaliere (di seguito SDO) analizzate dal 2004 al 2008 sono stati confrontati i dati per i siti minerari interessati, cioè Mussomeli e Serradifalco. Emerge che Mussomeli, con 687 casi è il 7° paese tra i 22 dell’intera provincia di Caltanissetta per pazienti con diagnosi di tumore maligno con una media annua di 137,4. 107 stati le morti di tumore quasi equamente distribuiti tra i due sessi. Mentre Serradifalco è all’11° posto con 477 casi per pazienti con diagnosi di tumore maligno con una media annua di 95,4. 55 sono stati le morti di tumore quasi equamente distribuiti tra i due sessi. Solo quest’anno diverse decine sono stati i decessi per tumore e di questi una buona percentuale è stata rappresentata da giovani. In tempi in cui il nucleare torna a sembrare l’unica risposta possibile al fabbisogno energetico del nostro Paese Mussomeli potrebbe essere un’altra piccola località, nel cuore della Sicilia, che è pronta a dimostrare che così non può e non deve essere. Mussomeli non può e non vuole essere “un’altra” Pasquasia, quella cittadina in provincia di Enna, che se oggi è una municipale sconosciuta ai più, in passato ha raggiunto una certa fama grazie alla sua miniera di sali alcalini misti ed in particolare kainite per la produzione di solfato di potassio. La miniera di Raineri, così come quella di Pasquasia e di Bosco, è stato un sito che fino ad ventennio fa circa ha dato lavoro a tante persone e che da allora, a quanto pare, semina morte. A parlare per primo della presenza di rifiuti radioattivi nella miniera di Pasquasia era stato nel 1992 il pentito di mafia Leonardo Messina, già membro della cupola di Cosa Nostra, che lì aveva lavorato come caposquadra. Secondo il suo racconto – sul punto considerato attendibile dal Procuratore nazionale antimafia Pierluigi Vigna – le attività illegali, in quella zona, proseguivano dal 1984: quando l’Enea (all’epoca Ente nazionale per l’energia atomica) aveva avviato uno studio geologico, geochimico e microbiologico sulla formazione argillosa e sulla sua resistenza alle scorie nucleari. E quando funzionari del Sisde avrebbero contattato l’amministrazione comunale per richiedere il nulla osta a seppellire in loco materiale militare di non meglio specificata natura. Cosa che proverebbe l’utilizzo della miniera come deposito di scorie ancora prima della sua dismissione e che spiegherebbe il motivo per cui dopo il 1992 il Corpo regionale delle miniere ha interrotto l’attività di vigilanza e di manutenzione degli impianti e la Regione ha affidato il controllo degli accessi alle miniere a quattro società di sicurezza privata, attualmente rimosse dall’incarico.
Nel 1997 la procura di Caltanissetta aveva disposto un’ispezione su una galleria profonda 50 metri costruita all’interno della miniera proprio dall’Enea e aveva rilevato la presenza di alcune centraline di rilevamento rilasciate dall’Ente, ma che non si riuscì a chiarire che cosa esattamente dovessero misurare. Forse la radioattività? Nell’attesa di qualche risposta valida si aspetta con ansia che anche la miniera di Raineri venga doverosamente e scrupolosamente attenzionata. Non fosse altro per dare valide risposte ed un contributo attivo all’attività svolta dai promotori del Registro dei Tumori.
Osvaldo Barba
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NEL NISSENO I TUMORI MALIGNI REGISTRATI NEL TRIENNIO 2007-2009 SONO 3788. NON SONO INCLUSI IN QUETA CIFRA QUANTI SI SONO RECATI FUORI DAI NOSTRI OSPEDALI, QUANTI NON SI SONO CURATI. NELL'ETA' INFANTILE NELLO STESSO TRIENNIO SI SONO CONTATI 31 TUMORI. IL REGISTRO SOTTOLINEA LA GRAVITA' DEI PAESI DEL VALLONE
CI SONO POI FREQUENTISSIME MALATTIE INVALIDANTI ED AGGRESSIVE, CHE - NONOSTANTE NON SI CHIAMINO TUMORI - PROCURANO PERENNE DISABILITA' O DECESSI:ARTRITE REUMATOIDE, SCLEROSI MULTIPLA. E ANCORA I BAMBINI AUTISTICI, I FIGLI DEL SILENZIO...
AD ETTORE DICO CHE SE FOSSE VENUTO AD ASCOLTARE, GLI INTERVENTI DOCUMENTATI HANNO DATO RAGIONE AI DUBBI.GUAI AD ABBASSARE LA GUARDIA E METTERE LA TESTA SOTTO LA SABBIA
Qualche mese addietro ci fu un convegno che dimostrava ben altro. Anzi che non c'erano rischi con tanto di dati ufficiali forniti dagli organi competenti. Mettetevi d'accordo