“Disagi intollerabili”. La deputata radicale Rita Bernardini presenta un’interrogazione dopo la visita al carcere di San Cataldo

CALTANISSETTA – Dopo una visita a sorpresa fatta nelle scorse settimane dalla deputata radicale, Rita Bernardini al carcere di San Cataldo, è stata presentata un’interrogazione parlamentare in cui vengono evidenziati una serie di disagi intollerabili.

Nel testo dell’interrogazione – a firma anche di Marco Beltrandi, Maria Antonietta Farina Coscioni, Maurizio Turco ed Elisabetta Zamparutti – pubblicato integralmente sul blog di Rita Bernardini si legge:”il 30 giugno 2012 la prima firmataria del presente atto si è recata in visita presso la casa di reclusione di San Cataldo (Caltanissetta), accompagnata dai militanti radicali Donatella Corico, Giuseppe Nicosia e Gianmarco Ciccarelli;”. Tra i disagi segnalati c’è anche quello delle docce: “nella cella n. 13 sono ristretti 6 detenuti; la cella non è provvista di doccia, ai detenuti è consentito l’utilizzo della doccia esterna tre volte alla settimana; nella cella, inoltre, non c’è l’acqua calda; alle finestre delle celle sono saldate lamiere di circa 1,20 metri di altezza, che coprono la visuale esterna fino ad una altezza di circa 3 metri dal pavimento; oltre a queste lamiere e alle normali sbarre, sono applicate alle finestre reti a maglia stretta, per cui la circolazione di aria e l’ingresso di luce naturale risultano particolarmente limitati; le condizioni della cella sono fatiscenti; alcuni detenuti riferiscono che il rapporto con gli agenti di polizia penitenziaria è buono: «qui sono più elastici e più umani che in altre carceri”, si legge ancora nell’interrogazione parlamentare. E ancora Rita Bernardini ha raccolto diverse lamentele da parte dei ristretti: “un detenuto lamenta: «in questo carcere c’è la palestra ma io ancora non l’ho potuta vedere, negli ultimi mesi ho fatto la domanda ogni settimana ma ancora niente»; nella cella n. 2 sono ristretti 18 detenuti, sistemati in 9 letti a castello; l’età delle persone ristrette è compresa fra 21 e 66 anni; la finestra, dotata di rete a maglia stretta oltre alle normali sbarre, è protetta da una speciale inferriata interna posta a circa 90 centimetri dalla finestra stessa: l’ingresso di luce naturale è ridottissimo; i detenuti lamentano le condizioni in cui sono costretti a scontare la pena: «la convivenza in 18 persone è difficile, qui si calpesta la nostra dignità in tutto”, prosegue l’interrogazione.

Infine i parlamentari chiedono risposte su tutti i disagi tra cui: “quali interventi intenda mettere in atto per consentire ai detenuti di poter svolgere attività lavorative, culturali, sportive finalizzate ad un’effettiva riabilitazione che faciliti il futuro reinserimento sociale – si chiede a termine dell’interrogazione – cosa si intenda fare per una fornitura quotidiana dell’acqua calda per le docce, per intraprendere lavori di manutenzione straordinaria che includano la rimozione delle lastre metalliche e delle reti a maglie strette che ostacolano l’ingresso di aria e luce e per la separazione dei wc e delle docce”.

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  • Potremmo misurare il grado di civilizzazione anche dalla ragionevole o non ragionevole durata dei processi. Il tempo non è variabile indipendente nel processo giusto ed in genere nella realizzazione della giustizia. Quando tra il fatto reato del presunto autore e la sentenza definitiva o tra l'illecito civile e la esecuzione trascorrono anni ed anni cosa resta? Perchè mai dovrei investire in italia quando poi per recuperare una somma di danaro per debiti da forniture non ho garanzie e rischio per tale motivo di fallire o peggio di essere processato penalmente per evasione? Troppi procedimanti, spesso minimi per rilevanza, che di fatto impediscono di ottenere qualsiasi giustizia.
    Forse basterebbe un pizzico di ordine di ruoli istituzionali. La situazione carceraria è solo una manifestazione di questo complesso meccanismo in crisi. Avede idea di quanti suicidi si registrano nelle carceri italiane?

  • Grazie per la notizia a questo bellissimo giornale. Pare non sia comune alle altre testate giornalistiche - nazionali in particolare e media in genere - riportare argomenti centrali come quello che il partito radicale affronta da diverso tempo in tema di carceri e giustizia. E lo fa come sempre in maniera radicale con la proposta di amnistia.
    Andrebbe rivisto il ruolo della pena carceraria in una ottica realmente rieducativa per il condannato e ricondotto entro termini di effettiva legalità l'uso della misura cautelare in carcere.
    Per chi non ha mai vissuto questa realtà potrebbero apparire interventi eccesivamente garantisti fino ad un buonismo non condivisibile. Tutto il nostro sistema giustizia è in totale crisi con grave ripercussione sul sistema economico. L'economia senza legalità non ha modo di svilupparsi. In carcere finiscono in genere i ladri di galline ed i più poveri. Gli strumenti per rivoluzionare il sistema esistono, esistono molte proposte valide. Fondamentale è che chi giustamente viene condannato possa uscire dalla pena (non necessariamente e solo carceraria) realmente risocializzato cioè pronto a non commettere più reati meglio di chi non ha mai vissuto il percorso.
    Oggi in carcere si sopravvive malissimo, il programma di risocializzazione è rimasto sulla Carta Costituzionale e l'attività principale che viene svolta è stare in cella (22 ore al giorno) nelle condizioni sopra descritte e grazie all'uso massiccio di psicofarmaci che permettono di riposare la notte dopo un giorno vuoto di qualsiasi prospettiva concretamente rieducativa.
    Mi piacerebbe vedere qualche altra testimonianza di chi ha vissuto questa realtà.

    • condivido parola per parola; ed aggiungo una citazione "Il grado di civilizzazione di una società si misura dalle sue prigioni".(Fëdor Dostoevskij)

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