Provincia: votato all’unanimità documento contro la “soppressione” dell’ente

CALTANISSETTA – Il Consiglio provinciale di Caltanissetta ha votato all’unanimità un articolato documento contro la soppressione dell’ente Provincia prevista dal decreto legge 138/2011 ed ha aggiornato la seduta corrente, aperta e a carattere straordinario, a sabato mattina (ore 10,30) con invito esteso a tutti i sindaci e i presidenti dei consigli comunali del territorio per costituire un fronte quanto più compatto a sostegno delle rivendicazioni contenute nello stesso documento: quest’ultimo è stato frattanto inviato al presidente della Repubblica, ai presidenti di Camera e Senato, al presidente del Consiglio, ai ministri dell’Economia, dell’Interno e della Semplificazione normativa, ai capigruppo parlamentari di Camera e Senato, al presidente della Regione siciliana, ai parlamentari eletti in Sicilia, ai sindaci del territorio nisseno, ai presidenti dei consigli delle altre Province d’Italia a rischio soppressione, all’Upi e all’Urps.

Il passo successivo sarà quello della partecipazione del Consiglio provinciale nisseno alla seduta congiunta concordata con quello di Enna, prevista per lunedì pomeriggio nella sede dell’Università Kore.

Il Consiglio nisseno, in occasione dell’approvazione del citato documento, ha ribadito l’esigenza – già evidenziata nella seduta di mercoledì – di ricorrere anche a forme eclatanti di protesta per bloccare un provvedimento che rischia di assestare un colpo mortale alla già non facile realtà socio-economica del territorio provinciale. In avvio di seduta, il sindaco di Caltanissetta Campisi ha rimarcato che non possono certo essere calcoli e criteri statistici a segnare il destino di un territorio, a meno che il provvedimento venga esteso a tutte le realtà provinciali d’Italia nell’ottica di una ridefinizione dell’amministrazione locale: ma bisogna lottare in tale direzione tutti uniti e senza campanilismi di sorta.

Dopo che il presidente del consesso Mancuso (nel frattempo messosi in contatto telefonico con i colleghi di Enna in vista della riunione di lunedì) ha letto in aula il documento, si è proceduto alla sua unanime approvazione (presenti al voto Accurso, Cacioppo, Cannizzo, Capizzi, Cascino, Cigna, Cirrone Cipolla, Cusumano, D’Arma, Delpopolo, Ferrante, Licata, Mancuso, Petralia, Sanfilippo e Sorce).

La volontà di procedere con azioni unitarie a difesa del territorio è stata ulteriormente ribadita negli interventi successivi. D’Arma ha parlato di manovra disastrosa che mette in discussione il rispetto della Costituzione, una manovra repressiva e pericolosa le cui conseguenze saranno i cittadini a pagare: va dunque difesa l’articolazione democratica – ha aggiunto – ma non bisogna dare l’impressione di rappresentarsi come difensori di se stessi, bensì inquadrare le rivendicazioni in un contesto di riforma istituzionale, con una mobilitazione che deve essere collettiva. Di passare, e subito, ad azioni di lotta, anche eclatanti, ha parlato Cusumano, attivando il coordinamento dei sindaci e promuovendo una mobilitazione generale anche a Roma al cospetto del Quirinale: di certo, ha aggiunto, la battaglia si vince solo se si è uniti, e Caltanissetta come capoluogo dovrebbe mettersi alla testa di questa battaglia, mentre il documento approvato dovrebbe essere mandato anche ai sindaci e ai consigli comunali dell’Ennese al fine di una condivisione la più larga possibile.

Anche Delpopolo ha insistito sulla necessità di interloquire strettamente con sindaci e consiglieri comunali del territorio, in un generale stato di allerta operativa che, appunto sabato, dovrebbe essere ribadito. Petralia s’è chiesto quale opinione abbiano in merito i nostri deputati nazionali, dato che nessuno di essi ha partecipato alle riunioni o ha preso ancora posizione sulla problematica, e ciò in considerazione che saranno chiamati ad esprimere il loro voto a Roma sulla nuova norma: e anch’egli ha concordato sul dovere procedere con azioni quanto più incisive. Pure Cannizzo ha proposto manifestazioni eclatanti, mentre Cirrone Cipolla, nell’appellarsi al voto sul documento anche da parte di tutti i consigli comunali del nisseno, ha convenuto sul dover spostare la protesta a Roma, sempre coinvolgendo i comuni al fianco della Provincia. Cascino ha infine proposto un emblematico sciopero generale da parte di tutti quegli enti ed organismi la cui esistenza è messa a rischio dall’eventuale soppressione della Provincia.

IL DOCUMENTO VOTATO:

 IL CONSIGLIO PROVINCIALE

 Visto l’art. 15 Dl 138/2011 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 188 del 13 agosto 2011, concernente la soppressione di alcune  Province;

                                    

                                                           Considerato

 che il citato articolo contempla, a decorrere dalla scadenza del mandato elettorale amministrativo in corso, la soppressione delle Province la cui popolazione, rilevata dal censimento 2011, sia inferiore a 300.000 abitanti o la cui superficie complessiva sia inferiore a 3000 chilometri quadrati;

che tra le province destinatarie di tale Decreto risulta esserci la provincia di Caltanissetta, pari a circa 270 mila abitanti e quindi appena al di sotto della soglia fissata;

che la eliminazione delle Province priverebbe territori importanti del Paese di essenziali e talvolta determinanti garanzie di democrazia, di lavoro e di sicurezza ( tra cui Prefettura, Questura, Comandi provinciali di Carabinieri, Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco, Azienda Sanitaria Provinciale, Direzione provinciale del Tesoro, Archivio di Stato,Ufficio Scolastico provinciale, Ragioneria dello Stato, Agenzia delle Entrate, Agenzia del Territorio, Direzione provinciale del Lavoro, Camera di Commercio, direzioni provinciali Inps ed Inail,Aci, Croce Rossa Italiana, Direzione  Provinciale Poste Italiane, Motorizzazione Civile,Sezioni provinciali associative, sindacali ed Ordini professionali, Consorzi di Bonifica)con conseguenti  effetti drammatici e di grave pregiudizio per il nostro territorio, sia sotto il profilo economico, sia dei servizi ai cittadini, attesa la funzione coordinatrice e propulsiva svolta dalla provincia stessa caratterizzata da una complessiva azione sinergica intesa ad  avviare una forte politica innovativa e di sviluppo al fine di dare adeguate risposte ai rilevanti problemi connessi al mondo del lavoro e dell’occupazione, ed alla lotta contro la criminalità organizzata;

Che intervenire su 29 Province non produce risparmio, anzi, come scrivono i tecnici del senato, comporterebbe nuove spese, fermo restando che il ruolo delle Province e la loro collocazione nel quadro istituzionale del Paese quali Enti di governo di area vasta non può in alcun modo essere messo in discussione

  che tale decisione è stata assunta senza il coinvolgimento o la possibilità di contraddittorio con la popolazione, con gli Enti territoriali ed istituzionali, titolari delle funzioni costituzionalmente garantite,

che è essenziale l’esigenza di una riflessione sull’assetto istituzionale del Paese  e che, di conseguenza, occorre avviare il confronto all’interno delle istituzioni parlamentari ed elettive;

 che la previsione contenuta nell’articolo 15 del suddetto decreto legge si palesa in evidente violazione con quanto disposto dall’art. 133 della Costituzione italiana, il quale,  nulla disponendo in ordine alla soppressione di Province, disciplina esclusivamente le ipotesi di Istituzione di nuove Province e di modifica di quelle esistenti, peraltro prescrivendo un procedimento legislativo aggravato dall’iniziativa locale e dal coinvolgimento della Regione interessata;

 che la soppressione della Provincia di Caltanissetta  costituirebbe un evidente depauperamento per l’intera Sicilia, oltre a disarticolare un condiviso e consolidato equilibrio istituzionale e geografico, già recepito in tutti gli strumenti legislativi e di programmazione regionali, nazionali e comunitari.

 RILEVATO

 che la prevista disposizione normativa è stata assunta con decretazione d’urgenza tra le “ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo”;

che malgrado l’inserimento nella manovra economica, resasi necessaria immediatamente dopo l’adozione della finanziaria 2012, risulta sprovvista la quantificazione delle risorse finanziarie derivanti dalla rappresentata soppressione;

che, pur nella consapevolezza della delicata e difficile fase che investe l’economia e la finanza internazionale, risulta avulsa dall’impostazione e dagli  obiettivi della manovra l’inserimento della disposizione contenente la soppressione di alcune Province;

 che tutte le Province incidono nella misura dell’1,5% della spesa pubblica, di conseguenza i costi delle Province di cui è stata prevista la soppressione sono assolutamente irrilevanti perché si attestano ad una cifra decimale e, dunque, del tutto ininfluenti ai fini del contenimento della spesa;

 ATTESO

che la soppressione viene disposta in funzione di un unico dato demografico, senza alcun riferimento ad elementi importanti del territorio quali la localizzazione, l’economia, le origini istitutive, il patrimonio storico culturale, e senza aver provato a riordinare i territori con un progetto organico;

RITENUTO

condivisibile quanto proposto dall’UPI e dai Presidenti delle Province “a rischio di soppressione” nell’assemblea tenuta a Roma il 24 c.m , con particolare riferimento alla parte in cui si propone di stralciare  le norme ordinamentali dalla manovra e di approvare una modifica della Costituzione per rivedere in modo coerente le dimensioni di tutte le Province, in modo che in ogni regione ognuno deciderà quali enti accorpare, come modificare i confini provinciali e quali eliminare, istituendo le Città metropolitane. Con un  processo non calato dall’alto, ma rispettoso delle esigenze delle comunità e dei territori .

 FA APPELLO

 Al Presidente della Repubblica di farsi garante a che la ridefinizione del quadro istituzionale delle autonomie locali avvenga nel rispetto dei principi costituzionali .

Al Presidente della Regione di farsi garante della specialità dello Statuto della Regione Siciliana .

 IMPEGNA E MOBILITA

 le rappresentanze parlamentari, sindacali, istituzionali  espressioni dell’intero territorio provinciale, perché svolgano ogni utile iniziativa in difesa della Provincia di Caltanissetta , contrapponendosi ad ogni scelta che ne  comporti la soppressione.

 Nella  ipotesi in cui, malgrado tutte le iniziative che saranno intraprese in difesa della Provincia di Caltanissetta , dovesse essere convertito in Legge il richiamato Decreto

 IMPEGNA

  Il Presidente della Regione, Il Presidente della Provincia il Presidente dell’UPI ed il Presidente dell’ URPS affinchè si impugni dinanzi la Corte Costituzionale, con giudizio in via principale, il più volte menzionato art. 15 nella parte in cui prevede la soppressione delle Province nei termini suddetti, al fine del mantenimento del livello provinciale di governo, come costituzionalmente garantito dall’articolo 114 della Costituzione.

 INVITA

I Presidenti dei Consigli comunali della Provincia di Caltanissetta a convocare con urgenza i rispettivi consessi, coinvolgendo la cittadinanza, al fine di  deliberare il presente documento.  Il Presidente della Provincia ad avviare un processo di studio concertato con la Regione, al fine di individuare i centri di costo che possono contribuire al raggiungimento del pareggio di bilancio.

 Il CONSIGLIO PROVINCIALE DI CALTANISSETTA

FA PROPRIO

Il documento dell’UPI di:

-approvazione urgente di una riforma costituzionale del Parlamento e della composizione dei consigli regionali; e definisca in modo chiaro e organico i limiti dimensionali minimi delle circoscrizioni territoriali delle regioni, delle province e dei comuni
-stralcio delle norme ordinamentali, in particolare degli articoli 15 e 16 della manovra, che non avendo alcun rilievo economico e non avendo presupposti di necessità ed urgenza, non trovano nel Decreto la giusta collocazione e sono in contrasto con le procedure previste dall’art. 133 della Costituzione;
-revisione dell’art. 133 della Costituzione , spostando la competenza legislativa dallo Stato alle Regioni per la modifica delle circoscrizioni provinciali che non raggiungono limiti dimensionali adeguati per l’esercizio delle funzioni di area vasta e per la soppressione delle Province nelle quali sono istituite le Città metropolitane;
-approvazione subito in Senato, e in via definitiva alla Camera, della Carta delle Autonomie locali, definendo ruoli e competenze di Province e Comuni;
-previsione di una norma nella manovra economica che elimini tutti gli enti strumentali intermedi  e assegnazione delle competenze da questi esercitate ai Comuni e alle Province.

 DELIBERA

La costituzione , unitamente alla Provincia di Enna,  di una unità di crisi permanente, che avvii ogni utile iniziativa per la tutela e la salvaguardia del territorio

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  • Credo che nel 2010 parlare di campanilismo soprattutto nell'attuale situazione economica sia proprio da provinciali e bigotti.
    Dobbiamo entrare nell'ottica che siamo cittadini europei.
    Che il nostro territorio inteso come provincia è solo un carrozzone politico.
    Sono d'accordo con l'abolizione dell'ente, ma che avvenga di tutte le provincie se veramente si vuole ottenere un risparmio economico.
    Abolendone due non si risolve il problema, anzi se ne creano altri.
    L'ente provinciale deve essere inteso solo dal punto di vista politico.
    Eleggere e pagare politici, consiglieri, presidenti e compagnia bella per non portare alcun risultato e beneficio alla collettività è uno spreco da eliminare.
    Eliminare con un colpo di spugna anche prefetture, questure, comandi delle forze dell'ordine ed uffici pubblici invece, rappresenta una perdita economica per l'intero territorio ed un arretramento sociale.

    Credo che l'unica soluzione possibile sia quella di lavorare e collaborare insieme al territorio ennese, costituendo un grande consorzio del centro sicilia, mettendo da parte campanilismi e rivalità come dicevo prima.
    Dimostrare che non servono politici ad amministrare un territorio ma gente onesta che lavori per produrre sviluppo.
    E lo sviluppo, in questo momento storico e per la nostra realtà, si ottiene unendo le forze.

  • Per la città di Caltanissetta la cancellazione del rango di capoluogo di provincia sarebbe una sciagura dalle dimensioni incalcolabili.
    Tutti sappiamo come la nostra economia sia sostanzialmente fondata sul terziario e sul pubblico impiego in particolare. Nella terribile ipotesi di soppressione della circoscrizione provinciale nissena chiuderebbero i battenti praticamente tutti gli uffici pubblici (Corte d'Appello, Prefettura, Questura, Agenzia delle Entrate, Camera di Commercio e moltissimi altri, oltre alla Provincia Regionale) con conseguente scomparsa di migliaia di posti di lavoro nel territorio comunale. Ciò avrebbe conseguenze disastrose su tutta l'economia della città e della provincia, anche negli altri settori produttivi sostenuti in massima parte dalle spese della classe impiegatizia. L'ipotesi per i nostri figli di trovare lavoro a Caltanissetta, già piuttosto remota, si avvicinerebbe allo zero. Praticamente sarebbe segnato per la nostra città un destino di rapido annientamento.
    Per questo occorre che tutti i nisseni si mobilitino attivamente ed in prima persona per difendere il futuro della propria terra contro un provvedimento che punisce i più deboli senza portare sostanziali risparmi. Per ridurre i costi della politica - e di ben altre e più consistenti cifre - basterebbe ad esempio ridurre di qualche punto percentuale il numero e la remunerazione dei consiglieri e degli assessori comunali e provinciali, oltre che degli intoccabili senatori e deputati.
    Facciamo sentire la nostra voce, inviamo lettere di protesta al governo ed al parlamento, intasiamo con le nostre e-mail i siti dei deputati e dei senatori del nostro comprensorio, scriviamo al presidente Napolitano, rimaniamo pronti a scendere in piazza a Palermo come a Roma per dimostrare con non siamo disposti a pagare un prezzo così alto ed inutilmente ingiusto senza reagire.

  • La Provincia di Caltanissetta, già depauperata con la costituzione di quella di Enna nel 1926 dall'allora governo fascista di Mussolini,nasce nel 1818 in pieni regno delle Due Sicilie ;sono quindi circa due secoli che Caltanissetta svolge compiti di capoluogo di provincia.
    Adesso con un colpo di spugna si vuole fare precipitare la città al ruolo di piccolo paese all'interno di una Sicilia depressa e senza prospettive di sviluppo.
    Grazie Berlusconi,grazie Lega e per i ringraziamenti al deputato nazionale Pagano attendiamo cosa dirà in Parlamento sul grave declassamento della "sua" città,come ama chiamarla.
    aldo amico costa

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