Rassegna stampa

Rassegna Stampa. Accordo per messa in prova per 2.549 persone

Per garantire il diritto ai condannati di accedere alle misure alternative alla detenzione, il Tribunale di Sorveglianza di Caltanissetta (di cui è presidente la dott. Renata Fulvia Giunta) e l’Ufficio Esecuzione Penale Esterna di Caltanissetta ed Enna (diretto dalla dott. Rosanna Provenzano) hanno sottoscritto un protocollo operativo per rafforzare la collaborazione tra i rispettivi Uffici.

È stato ribadito che per le pene da espiare superiori ai 18 mesi, il Tribunale farà richiesta dell’indagine socio-familiare all’Uepe almeno tre mesi prima della data dell’udienza. Per pene da espiare non superiori a 18 mesi, il Tribunale farà richiesta dell’indagine socio-familiare almeno 60 giorni prima della data prevista per la trattazione.

L’Uepe invierà la relazione al Tribunale di Sorveglianza almeno 5 giorni prima dell’udienza. Tutto questo – assieme a tanti altri punti fissati nel protocollo – tende ad accentuare la collaborazione tra i due Uffici ed a sveltire le procedure da applicare. Alla firma del protocollo operativo ha voluto essere presente il direttore regionale dell’Uiepe, la dott. Anna Internicola la quale nel compiacersi per la sinergia tra il Tribunale le di Sorveglianza e l’Uepe locale, ha aggiunto: «Si vede dal lavoro che viene svolto che c’è condivisione di intenti, di obiettivi, e soprattutto una modalità lavorativa che è condivisa, in cui ci si confronta.

Il protocollo non è altro che la trasposizione di procedure che già venivano attuate e che vengono oggi trasposte in un documento dopo essere state pensate insieme, per cui sono frutto di una totale condivisione». La dott. Renata Fulvia Giunta ha ribadito che la firma del protocollo è la consacrazione di una prassi che già esiste da anni tra i due Uffici. «Per cui – ha aggiunto – non sarà difficile osservare quanto sancito, proprio perché si tratta di prassi non soltanto sperimentate ma anche consolidate nel tempo». Poi la dott. Giunta ha sottolineato: «Il nostro Distretto è piccolo geograficamente ma denso dal punto di vista giudiziario, in quanto in questo territorio convivono tre tipologie mafiose, per cui la sinergia tra la Magistratura di Sorveglianza e l’Uepe deve essere ottimale per potere raggiungere la finalità di rieducazione e di risocializzazione dei condannati. L’Ue – pe di Caltanissetta è uno dei pochi Uffici che si occupa anche dei detenuti domiciliari e della loro rieducazione.

Molto spesso la detenzione domiciliare è considerata una misura alternativa la detenzione domiciliare, che di fatto fa uscire le persone dal carcere e le “mura” in casa. Così non è o almeno non dovrebbe essere così. Con la dott. Provenzano si realizzano progetti che non esito a definire meravigliosi, anche per i detenuti domiciliari». «La firma del protocollo – ha detto la dott. Provenzano – è un momento importante perché suggella una prassi, ma soprattutto è un’attestazione di fiducia da parte del Tribunale di Sorveglianza all’Uepe.

E questo è molto importante perché svolgiamo un lavoro in cui rischiamo tutti: la Magistratura ma anche l’Uepe nel dare fiducia a persone che devono espiare una pena. Devo ringraziare il mio direttore regionale perché poi molti dei nostri progetti li realizziamo grazie anche alla fiducia e alla risorse che la Regione mette a disposizione, anche tramite il Dipartimento». La dott. Gabriella Chirumbolo (capo dell’area di Servizio sociale dell’Uepe) ha poi parlato dei casi gestiti dall’Ue – pe: «Il nostro lavoro è aumentato. Nell’intero anno 2020 sono stati gestiti complessivamente 2.609 casi, quasi quanti ne abbiamo trattati nei primi nove mesi di quest’anno: 2.549.

Va però detto che il 2020 non può essere tenuto in grande considerazione dal punto di vista statistico per i motivi legati alla pandemia. Tuttavia, è vero, il lavoro è aumentato, ma soprattutto è variata diventando più impegnativa, la tipologia di lavoro che andiamo a svolgere: c’è molta più progettazione, più costruzione di rete, si va sempre di più verso un lavoro comunitario rispetto a prima. Purtroppo, a fronte di questo maggiore impegno lavorativo non corrisponde un ricambio di unità lavorative, visto che chi lascia il servizio, non viene rimpiazzato»

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