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Italia, maxi-frode fisco: sequestrati 12 milioni. Indagini anche a Caltanissetta e due nisseni in manette

Redazione

Italia, maxi-frode fisco: sequestrati 12 milioni. Indagini anche a Caltanissetta e due nisseni in manette

Lun, 18/05/2020 - 16:41

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Ancora guai per Franco Gigliotti, già indagato per associazione mafiosa, estorsione, minacce ed evasione fiscale, e per i suoi sodali nei guai per il crack della palestra/piscina Aqualena.

Nella giornata odierna, i finanzieri del Comando Provinciale di Parma hanno eseguito una ordinanza di custodia cautelare nei confronti di sette persone (sei in carcere ed una agli arresti domiciliari)
per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di plurimi delitti di frode fiscale nel settore della metalmeccanica e dell’impiantistica industriale (art. 416 c.p.), oltre che per svariate ipotesi di reati fiscali (artt. 2, 8, 10 quater d. lgs 74/2000).

Nel medesimo provvedimento è stato disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca, anche per equivalente, di liquidità, beni immobili, mobili e partecipazioni societarie, fino alla concorrenza dell’importo di quasi 12.000.000 di euro.

La Procura della Repubblica di Parma, a seguito della imponente ricostruzione investigativa eseguita dalle Fiamme Gialle, ha indagato 36 persone e contestato, complessivamente, oltre centoventi capi di imputazione per i reati di associazione per delinquere finalizzata all’emissione di fatture per operazioni
inesistenti, alla dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti inesistenti ed alla indebita compensazione di debiti con crediti inesistenti.

In alcuni casi, nei quali sono emerse triangolazioni fittizie con società di diritto estero, è stata anche contestata la transnazionalità del reato, ovvero la commissione di reati in più stati dell’Unione Europea.

Sotto la lente di ingrandimento della Procura della Repubblica e delle Fiamme Gialle sono finiti soprattutto due Consorzi (GF NUOVE TECNOLOGIE S.c.p.a., oggi denominato STEEL-TECH S.c.p.a.; I.F.C.
IMPIANTI), con le relative società consorziate, operanti nel settore dell’impiantistica industriale.

I Consorzi in parola (la cui clientela è costituita anche da società di rilevanti dimensioni e di elevato spessore imprenditoriale nelle province di Parma e Reggio Emilia), sono riconducibili, di fatto, rispettivamente, a Franco Gigliotti (già destinatario di sentenza di condanna di primo grado emessa dal Tribunale di Catanzaro per il reato di associazione mafiosa in quanto organico alla cosca di ‘ndrangheta FARAO- MARINCOLA) e a Francesco Ingegnoso.

Il modus operandi di tale Consorzi può ritenersi articolato in tre momenti distinti ma nel contempo complementari:
o il primo momento è costituito dalle due entità consortili GF NUOVE TECNOLOGIE S.c.p.a. e CONSORZIO I.F.C. IMPIANTI, utilizzate, rispettivamente, da GIGLIOTTI Franco e INGEGNOSO Francesco per relazionarsi con importanti società del parmense o del reggiano ed
ottenere affidamenti di lavori sempre più cospicui e prestigiosi;
o il secondo momento è costituito dalle società consorziate facenti parte delle due entità consortili GF NUOVE TECNOLOGIE S.c.p.a. e CONSORZIO I.F.C. IMPIANTI, le quali hanno avuto un ruolo principale nella realizzazione delle attività illecite.

Tali società, infatti, gestite di fatto
rispettivamente sempre da GIGLIOTTI Franco e INGEGNOSO Francesco tramite diversi prestanome, hanno:

 eseguito materialmente i lavori presso le imprese committenti dei consorzi, utilizzando svariati lavoratori regolarmente assunti e retribuiti ed emettendo regolari fatture, nei confronti dei Consorzi, per le prestazioni eseguite;

 utilizzato le fatture fittizie emesse da numerose società cartiere per abbattere il reddito imponibile ed ottenere consistenti crediti IVA;

 compensato indebitamente i debiti tributari, in alcuni casi, con crediti fiscali inesistenti al fine di non versare le imposte dovute, costituito dalle c.d. società cartiere, utilizzate consapevolmente e volontariamente dai loro rappresentanti legali e/o degli amministratori di fatto al fine di emettere fatture per operazioni inesistenti nei confronti delle società facenti parte dei due Consorzi.

Attraverso l’utilizzo di queste complesse ed artificiose modalità, Franco Gigliotti e Francesco Ingegnoso nel tempo, sono riusciti ad ottenere, a favore delle società, indebiti benefici e sostanziali risparmi finanziari mediante la sistematica evasione delle imposte sui redditi ed dell’I.V.A., riuscendo a proporre i propri servizi a prezzi estremamente concorrenziali ed a conquistare consistenti quote di mercato nel settore metalmeccanico e dell’impiantistica industriale.

Le indagini finanziarie hanno invece consentito di ricostruire i flussi finanziari derivanti dall’emissione delle fatture fittizie, in parte confluiti sui conti correnti esteri intestati a società con sede in Romania ed
in parte transitati sui conti correnti delle società cartiere ubicate in diverse parti del territorio nazionale.1 di 3

In quest’ultimo caso, è stato accertato come le provviste di denaro, incassate a fronte delle fatture fittizie, venissero pressoché contestualmente prelevate (direttamente in contanti) – o comunque convogliate su carte di credito prepagate – per fungere da riserve occulte di liquidità e consentire ai vertici del programma criminoso la monetizzazione del profitto dei reati commessi.

In merito alla compensazione di debiti tributari, è stato constatato come il consulente fiscale compilasse, per conto delle società assistite, i modelli di pagamento F24 utilizzando in compensazione crediti fiscali
inesistenti, riferiti ad incentivi e/o investimenti in aree svantaggiate, di fatto mai avvenuti.

Nel loro complesso, le indagini hanno permesso di accertare fatture per operazioni inesistenti, emesse  da 18 distinte imprese “cartiere”, di cui 3 di esse dislocate fittiziamente in Romania, per un importo di oltre 60.000.000 di euro, nonché crediti fittizi utilizzati in compensazione per oltre 3.500.000 di euro.

Sulla scorta di tutte le fattispecie delittuose accertate il dott. Mattia FIORENTINI, G.I.P. del Tribunale di Parma, ha disposto l’applicazione della custodia in carcere nei confronti di nr. 6 soggetti e degli arresti
domiciliari nei confronti di nr. 1 soggetto.

Quanto in particolare al consorzio GF NUOVE TECNOLOGIE S.c.p.a., nell’ordinanza viene
sottolineata la sussistenza di un accordo stabile tra quattro persone, ritenute evidentemente il vertice pensante di una vera e propria struttura delinquenziale, tanto che ad essi viene contestato il reato
associativo; si tratta di:

1) Gigliotti Franco, il quale dirigeva e coordinava l’intera galassia delle consorziate, amministrate da o prestanome; pur in stato di detenzione per la c.d. operazione Stige della DDA di Catanzaro, egli ha
continuato di fatto a gestire il Consorzio e a dare ordini attraverso soggetti a lui particolarmente vicini (tra questi, Fanticini Giuliano, già destinatario di pregressa ordinanza cautelare);

2) Gigliotti Giuseppe, cugino di Gigliotti Franco, amministratore di diritto di due società consorziate (G.G. Service srl e G.G. Service srls) a vantaggio delle quali ha utilizzato fatture per operazioni
inesistenti emesse dalle c.d. cartiere ed ha utilizzato in compensazione crediti di imposta inesistenti;

Rilevante, ai fini dell’apporto cosciente alle finalità dell’associazione, è apparsa la vicenda estorsiva ai danni di un’impresa che aveva intenzione di partecipare ad una gara cui era invece interessato il Consorzio in esame, vicenda per la quale a suo tempo fu emessa ordinanza cautelare a carico di
Gigliotti Giuseppe (quale mandante di un danneggiamento a mezzo incendio ai danni dell’impresa concorrente) e di Greco Francesco (quale esecutore materiale);

3) Romeo Pasquale, legale rappresentante di una delle società consorziate (P.R. Service srl); secondo il GIP, questi non solo ha utilizzato fatture per operazioni inesistenti emesse dalle società cartiere a Disposizione del consorzio ed utilizzato in compensazione crediti di imposta insussistenti, ma ha dato un contributo causale alla struttura associativa, partecipando a pieno titolo (anche per essere il fratello della segretaria di Gigliotti Franco) alle dinamiche del Consorzio, tanto da partecipare in prima persona alle complesse trattative con l’imprenditore rimasto poi vittima dell’attentato commissionato da Gigliotti Giuseppe;

4) Di Pietro Ennio (Di Gela), professionista, depositario delle scritture contabile e consulente fiscale delle società del gruppo facente capo a Gigliotti Franco, ha curato innanzitutto l’invio telematico delle
dichiarazioni annuali nelle quali venivano operate le indebite compensazioni; tuttavia, al di là di questo compito istituzionale, egli fungeva da raccordo per qualsiasi problema delle società del gruppo, nel senso che, a prescindere dalla competenza pressochè esclusiva nel settore rispetto agli altri
indagati, è emerso che fosse lui ad orchestrare la strategia delle cessioni dei crediti IVA (peraltro quasi sempre creati in maniera fittizia). La gravità indiziaria a suo carico viene ricavata dal GIP anche
dalla circostanza che egli fosse tenutario delle scritture contabili non solo delle società italiane, ma anche delle c.d. cartiere rumene.

Il professionista Di Pietro Ennio è accusato altresì -al di fuori del contesto associativo- di aver utilizzato il medesimo modus operandi appena descritto (indebite compensazioni) in favore di altre società facenti capo a soggetti diversi (CRJ Impianti; Food Tech Impianti; Tecno System) riconducibili al Consorzio I.F.C. Impianti, di fatto gestito da Ingegnoso Francesco.

A prescindere dal profilo associativo appena sintetizzato, le contestazioni riguardano altresì:

5) Ingegnoso Franco (DI GELA), con l’accusa di aver utilizzato, per la società Futura Project (di cui era amministratore di fatto), fatture per operazioni inesistenti emesse da società cartiere, ed altresì per avere effettuato, in favore delle società Crj Impianti srl, Food Tech Impianti, Tecno System (di cui era
altresì amministratore di fatto), indebite compensazioni di imposta con crediti di imposta risultati inesistenti; trattasi delle società riconducibili al più volte citato Consorzio I.F.C. Impianti.

6) Vitale Alessandro (già coinvolto con Mari Michele nelle società legate al crack di Aqualena), quale legale rappresentante di varie società (Extra Holding; PHFC) nei cui confronti è stata ritenuta sussistente la gravità indiziaria per plurime vicende riconducibili ai reati di emissione di fatture per operazioni inesistenti a favore di imprese del gruppo-Gigliotti (art. 8 d lgs 74/2000), in concorso con Mari Michele;

7) Mari Michele, il quale, oltre che in concorso con Vitale Alessandro, avrebbe operato in proprio e pertanto, quale legale rappresentante di alcune società (Extra Holding; Ferol srls), gli vengono contestati ulteriori reati di emissione di fatture per operazioni inesistenti a favore di imprese del gruppo-Gigliotti (art. 8 d lgs 74/2000).
Oltre al profilo personale, come anticipato, l’ordinanza cautelare ha ad oggetto anche sequestri preventivi di somme di denaro, disposti a carico delle società a vario titolo coinvolte nelle illecite operazioni fiscali (circa venti società); in mancanza, o per il residuo, il GIP ha disposto che il sequestro venga effettuato a carico dei soggetti che si sarebbero resi responsabili di detti reati, ovvero, da un lato, i legali rappresentanti delle società e, dall’altro, i gestori di fatto delle stesse.

In attuazione del provvedimento di sequestro preventivo finalizzato alla confisca, fino alla concorrenz  dell’importo di circa 12.000.000 di euro di imposte evase, è stato disposto il blocco della liquidità presente sui rapporti finanziari di 24 distinte persone giuridiche ed il sequestro di n. 75 immobili, n. 49 autoveicoli e n. 55 quote societarie.

Contestualmente all’esecuzione della misura cautelare e reale sono state effettuate complessivamente 20 perquisizioni locali, interessando oltre la provincia di Parma anche le provincie di Bologna, Reggio Emilia, Rimini, Lodi, Torino, Palermo, Agrigento e Caltanissetta, con l’impiego di circa duecento finanzieri.

I beni destinatari del provvedimento di sequestro sono dislocati nelle provincie di Parma, Rimini, Reggio Emilia, Milano, Monza, Lodi, Varese, Torino, Cuneo, La Spezia, Reggio Calabria, Crotone, Caltanissetta, Enna, Agrigento, Taranto, Napoli, Caserta e Cagliari.

Nel sistema economico locale, oltre a un ingente danno per l’Erario, il meccanismo fraudolento ha cagionato (e cagiona tuttora) un rilevante danno per le concorrenti del mercato di riferimento, poiché le Imprese che operano nel rispetto della normativa sono costrette a sopportare una pressione fiscale (e quindi dei costi) ben maggiori, con conseguente impossibilità di offrire manodopera ai prezzi proposti dai Consorzi oggetto di indagine.