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Crisi: le mosse dei partiti alla vigilia del giorno decisivo

Redazione

Crisi: le mosse dei partiti alla vigilia del giorno decisivo

Lun, 19/08/2019 - 21:15

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Ecco l’arma che Matteo Salvini è pronto a mettere sul tavolo: il ricorso “democratico” alla piazza. Qualora dovesse concretizzarsi l’asse Pd-M5s il vicepremier chiamerà a raccolta milioni di italiani a protestare. “A quelli del Pd e del Movimento 5 stelle lanceranno le monetine. Sarà il popolo a cacciarli…”, dice un ‘big’ del partito di via Bellerio. Ma prima di alzare ancor di più i toni il ministro dell’Interno aspetta di ascoltare il premier Giuseppe Conte e soprattutto il capo dello Stato Sergio Mattarella.

La consapevolezza è che il Pd alzerà il tiro quando si dovrà trattare di governo e di programma, in primis su chi debba andare a palazzo Chigi. “Zingaretti non può accettare che i vari Di Maio e Toninelli restino nell’esecutivo”, il ‘refrain’. E in ogni caso qualora dovesse nascere un governo ‘giallo-rosso’ “non durerebbe – questo il ragionamento all’interno della Lega – neanche pochi mesi, magari sarà proprio Renzi a farlo saltare”. Ecco, Matteo Renzi. Salvini vuole che emerga sempre di più che il ‘deus ex machina’ dell’operazione è proprio il senatore di Scandicci, che sarà lui l’artefice di quello che viene chiamato il ‘bacio della morte’ con Luigi Di Maio. Ma c’è fibrillazione in tutti i partiti che stanno per affrontare una settimana decisiva per la crisi di governo.

I dubbi che restano sull’intesa “giallorossa”

Una parte del Movimento 5 stelle resta ‘fredda’ sulla prospettiva dell’asse con il Pd. Ieri però i vertici pentastellati con il vertice al quale hanno partecipato Di Maio, Grillo, Casaleggio, i capigruppo Patuanelli e D’Uva e il presidente della Camera, Fico, hanno voluto lanciare un messaggio di compattezza. Il forno con la Lega è chiuso. E magari in un governo con il Pd potranno avere più spazio uomini dell’ala ortodossa del Movimento. C’è preoccupazione anche nel Carroccio: “Basta farci insultare da Di Maio e Renzi, basta retromarcia”, il ‘refrain’ non solo di Giancarlo Giorgetti ma di tutta la base.

Divisioni pure nel Pd, anche se il ‘timbro’ ad un patto di fine legislatura arrivato da Prodi servirà a Nicola Zingaretti per dare copertura all’operazione, qualora dovesse partire il dialogo nella seconda fase della crisi. E c’è spaccatura in Forza Italia: “Salvini viene a cercarci solo quando vuole”, la protesta di molti azzurri. In tanti in FI sono attratti dalla possibilità che questa legislatura prosegua e non è stato un caso che Salvini oggi abbia tirato in ballo anche il partito di Silvio Berlusconi.

E Conte cosa farà?

Salvini martedì ascolterà il premier Conte ma al momento non è previsto che venga presentata una risoluzione contro di lui. Dipenderà da quello che dirà il presidente del Consiglio e se dopo le comunicazioni andrà o meno al Colle per fare un passo indietro. Il premier potrebbe anche aspettare – se la Lega non dovesse sfiduciarlo – per far sì che poi giovedì si voti il taglio del numero dei parlamentari.

Il confronto tra dem e M5s continua, per ora sotto traccia. Con Salvini che da un lato sarebbe disponibile a far sì che Conte rimanga a palazzo Chigi pur di far ripartire l’allenza giallo-verde (e non si dimetterà nonostante M5s chiede le sue dimissioni) e dall’altro è pronto a scatenare la piazza e a sottolineare con Mattarella che un governo ‘giallo-rosso’ non ha avuto il consenso delle urne e che soprattutto non ha il consenso – sondaggi alla mano – della maggioranza degli italiani.

Giovanni Lamberti – Agi

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