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Mussomeli, La nota di Calogero Schifano: “ Il centenario della Vittoria, nell’oblio, o quasi”

Carmelo Barba

Mussomeli, La nota di Calogero Schifano: “ Il centenario della Vittoria, nell’oblio, o quasi”

Dom, 17/06/2018 - 06:45

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MUSSOMELI – Abbiamo ricevuto e pubblichiamo la nota del colonnello Calogero Schifano: “Di anno in anno, almeno sin’ora,  l’anniversario della grande guerra – dal 1977 non più giorno festivo – lo si vuole sempre più ghettizzare a ricorrenza di serie b, declassandola alla stregua di quanto avviene per alcuni Santi di dubbie fonti storiche.  L’establishement politico istituzionale italiano, non celebra l’Unita Nazionale, ne la Vittoria, men che meno, il sacrificio delle nostre Armi, ma – nel migliore dei casi – si limita a ricordare  l’inutile strage;  quindi celebrazione no;  festa, nemmeno a parlarne;  passi il ricordo dei Caduti soprattutto se si evidenzia l’aspetto quantitativo a scapito di quello valoriale. L’auspicio è nel  “ cambiamento “.  Non si può non dare valore, allo sforzo militare dato da tutta la Nazione, unita in un unico obiettivo: “ …….non  passi  lo straniero “.  Uomini e donne non in armi, parteciparono al grande sforzo bellico, meritando ricompense per la condotta, tesa a riportare alla Patria terre poste al giogo straniero: diversi civili meritarono la decorazione al valore.  Giova ricordare che, un grande Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, nel suo discorso del 2004, disse:  “ il 4 novembre è il giorno della vittoria che riportò all’Italia Trento e Trieste, rendendo compiuti il Risorgimento e l’indipendenza nazionale “, e prosegui auspicando che l’ondata di patriottismo non dividesse più gli Italiani e che fosse una straordinaria occasione per rafforzare lo spirito e l’amalgama nazionale.             Condindivido il Ministro dell’Interno Matteo Salvini, sul ripristino della leva militare obbligatoria per tutti. Essa corrobora, aiuta l’integrazione (amalgama) e fa nascere e crescere l’amore (spirito) verso l’interesse Nazionale prima di tutto, e al di sopra di quello proprio.  Fa comprendere il valore autentico della Libertà. Da ufficiale dell’Esercito che ha “ servito”, sul campo, la Patria per oltre 40 anni, posso affermare che il vivere “ sottotenda “, educa i giovani alla Responsabilità singola e di squadra;  tempra il carattere;  è fucina del corpo e dello spirito; aiuta l’uomo alla rinuncia dell’effimero;  lo agevola nell’individuazione   dei Valori concreti; stimola la tenacia nella fatica e nel sacrificio; concorre alla “ crescita “ della persona;   lo predispone ad avere maggiore rispetto della Legalità, e dell’Autorità costituita .  Ciò, non è retorica.   Il servizio militare contribuisce a tenere alta la nobiltà ed il Valore del ruolo della Scuola, maestra del “ sapere “, che  potrà avere domani, giovani più educati, figli di genitori più corresponsabili, e più rispettosi    delle Regole, oggi quasi ignorate, e spesso vilipese.  Difendiamo il prestigio della Scuola!  No al disvalore .              Ritornando al tema, per una buona parte dei politici, che ricoprono o meno cariche istituzionali, il I° conflitto mondiale  è stato un evento di cui è meglio non parlarne, o parlarne poco, se non per evidenziare che il conflitto è stata una immane tragedia.  Esso, non nego che sia stato un evento, dico anche fatale, ineluttabile, dal costo in termine di vite umane altissimo, ma il criterio di giudizio non può basarsi solo su numero dei morti.  Non risulta applicato alle invasioni barbariche, per esempio alla guerra dei trent’anni (1618-1648), dove il costo umano è stato ben più grande.  E che dire allora del 2° conflitto mondiale?  I Romani, quelli antichi, sintetizzavano in cinque parole il sentire della pace: “ Si vis pàcem para bèllum “.  Se vuoi la pace preparati alla guerra.  E poi, ogni atto dell’uomo va valutato nel contesto storico ove esso trova la sua natura. Sono eventi epocali, vere e proprie rotture del percorso dell’uomo, ed il primo conflitto mondiale non fa eccezione.  La ricorrenza, in specie nel centenario della Vittoria e del compimento dell’Unità d’Italia, non è una festa paesana da balera, ma una celebrazione, in onore di quanti sono caduti, e che per correttezza storica, dovrebbe servire  a ricordare che ancora il Signor Presidente Ciampi, sostanziando il “ compimento “,definì:   “ la I^ guerra mondiale il completamento delle guerre risorgimentali italiane “.  Giubilarono gli Italiani.   Non condivido l’impostazione di quelle persone, pacifisti di facciata,“ in voga “, secondo cui la parola guerra va abolita dal vocabolario.  Per quelle……., passi pure per missione  di pace, o come si dice oggi in inglese, peace keeping, meglio ancora, ma guerra proprio no, non è di moda!  E ancora di più sostengo che la guerra di tutti gli Italiani non venga  giudicata un’inutile, immane  tragedia. Vittorio Veneto non è una località scomoda, quasi ignota, ove la storia è spesso travisata, calpestata dalla logica del “ politicamente corretto “, ma è un suolo patrio, ove si sublimò la vittoria sull’oppressore.  La vittoria – conquistata con “ fede incrollabile e tenace valore “ dall’Esercito e da tutto il popolo d’Italia, in una simbiosi di animo e corpo………, bollettino DIAZ  – no, non deve ridursi e definirsi un barbaro massacro. E’ un’offesa, per i morti, ai feriti, e per quanti – militari e civili – hanno sofferto le atrocità della guerra.            “ Et facere  fortia  et pati  fortia  “ ; ove si può tradurre, “  Per forti cose  sii disposto e patire cose forti “. Tempo fa, il nobile di sinistra non comunista, storico di valore, Prof. Ernesto Galli Della Loggia, scriveva:“ ………Bisogna convincersi che quando in una situazione di crisi una delle due parti appare decisa ad usare la forza, per fermarla c’è solo un modo per dissuaderla, fare intendere di disporre di una ……contraria, e, quando è inevitabile, usarla…….. “.   Ha ragione!   Auspico che, col vento di “ cambiamento “, del nuovo, gradito a tanti Italiani, enunciato dal Presidente Giuseppe Conte, quest’anno, ricorrendo i 100 anni dalla Vittoria, gli animi più sensibili ed onesti, ricordino con onore, Chi ha fatto la guerra, e passando avanti al Monumento ai Caduti, con orgoglio e fieri, elevino una preghiera a Quanti, per l’Unità d’Italia, hanno donato, per impavido destino, la propria vita.                  Mussomeli, sabato  16 giugno 2018. Calogero Schifano”

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