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Stato-mafia: 12 anni a Mori e dell’Utri, 8 anni a Ciancimino e 28 a Bagarella. Assolto Mancino

Redazione

Stato-mafia: 12 anni a Mori e dell’Utri, 8 anni a Ciancimino e 28 a Bagarella. Assolto Mancino

Ven, 20/04/2018 - 16:48

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PALERMO – La Corte d’assise di Palermo, presieduta da Alfredo Montalto, ha condannato i generali del Ros Mario Mori e Antonio Subranni, l’ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri e il boss Antonino Cina’ a 12 anni di carcere. Assolto l’ex ministro Nicola Mancino, accusata di falsa testimonianza.

Nel processo Stato-mafia la Corte ha condannato il boss Leoluca Bagarella a 28 anni di carcere ed e’ la pena piu’ pesante. Otto anni al colonnello Giuseppe De Donno. Stessa pena per Massimo Ciancimino. Prescrizione per Giovanni Brusca. Le condanne decise dal collegio presieduto da Alfredo Montalto sono dunque piu’ pesanti per alcuni delle richieste.

La trattativa ci fu secondo i giudici della Corte d’assise di Palermo. Sono stati dichiarati infatti tutti colpevoli del reato per minaccia e violenza al corpo politico dello Stato. Per Marcello Dell’Utri sono punite le condotte commesse contro il governo Berlusconi e non contro gli altri governi. In sostanza i carabinieri del Ros sono condannati per i fatti commessi fino al 1993; Dell’Utri per i fatti del 1994: da una parte la trattativa sarebbe stata intavolta dai carabinieri, dall’altra da Dell’Utri. Assolto Nicola Mancino che rispondeva pero’ solo di falsa testimonianza.

Mancino assolto “Io vittima di un teorema” – “Ho sempre avuto fiducia che a Palermo ci fosse un giudice. La lettura del dispositivo che esclude la mia responsabilita’ nel processo sulla cosiddetta trattativa ne e’ una solenne conferma. Sono stato vittima di un teorema che doveva mortificare lo Stato e un suo ‘uomo’, che tale e’ stato ed e’ tuttora. Sono stato volutamente additato ad emblema di una trattativa, benche’ il mio capo di imputazione, che oggi e’ caduto, fosse di falsa testimonianza”. Lo dichiara l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino, dopo la sentenza di assoluzione pronunciata nei suoi confronti dalla Corte d’assise di Palermo nel processo Stato-mafia. “Relegato per anni in un angolo posso ora dire di non aver atteso invano – conclude Mancino – ma che sofferenza!”.