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Mafia: scopera rete ‘pizzini’ boss Messina Denaro, 21 fermi

Redazione

Mafia: scopera rete ‘pizzini’ boss Messina Denaro, 21 fermi

Gio, 19/04/2018 - 09:24

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PALERMO – Blitz in provincia di Trapani contro una rete di boss e fiancheggiatori vicini a Matteo Messina Denaro: 21 i fermati nell’operazione che ha consentito di individuare la rete utilizzata dal capo di Cosa nostra per lo smistamento dei ‘pizzini’ con i quali dava le disposizioni agli affiliati. Le indagini di Polizia, Carabinieri e Dia hanno confermato sia il ruolo di vertice di Messina Denaro sulla provincia di Trapani sia quello del cognato, reggente del mandamento di Castelvetrano in seguito  all’arresto di altri familiari.
Da pedinamenti, appostamenti e intercettazioni e’ emersa la conferma di come Cosa nostra eserciti un controllo capillare del territorio e ricorra sistematicamente alle intimidazioni per infiltrare il tessuto economico e sociale.
I particolari dell’operazione saranno resi noti in una conferenza stampa in Procura a Palermo alle 11:30.

Il destinatario del ventiduesimo fermo – non eseguito, non ancora… – e’ quello del superlatitante Messina Denaro che questa inchiesta denominata “Anno zero” conferma il dominus della provincia di Trapani e l’uomo forte di Cosa nostra. Resta il fatto che il blitz e’ l’ennesimo giro di vite stretto attorno al padrino. Colpiti i fedelissimi e i fiancheggiatori piu’ stretti del boss, catturati tra Castelvetrano, Campobello di Mazara e Partanna. Tra gli arrestati nella poderosa operazione, coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e dall’aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Claudio Camilleri, Gianluca De Leo, Francesca Dessi’, Geri Ferrara, Carlo Marzella e Alessia Sinatra, i due cognati di Messina Denaro – Gaspare Como e Rosario Allegra, mariti di Giovanna e Bice, sorelle del capomafia – che avrebbero gestito i suoi principali affari: erano l’interfaccia del latitante, i registi degli interessi economici e della rete di comunicazione tra il padrino di Castelvetrano e i suoi uomini che assicurano il flusso di pizzini nei suoi movimenti che lo collocherebbero, almeno in una certa fase, tra la Sicilia e la Calabria. Tutti sono indagati per associazione mafiosa, estorsione, danneggiamento, detenzione di armi e intestazione fittizia di beni, reati aggravati dalle modalita’ mafiose.

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