Salute

Il gentiluomo delle Istituzioni: oggi i funerali di Nino Italico Amico

Michele Spena

Il gentiluomo delle Istituzioni: oggi i funerali di Nino Italico Amico

Mar, 03/04/2018 - 08:42

Condividi su:

Un gentiluomo d’altri tempi, Nino Italico Amico, che ho conosciuto sui banchi del Consiglio Comunale e ho imparato ad apprezzare per la sua capacità di dialogare entrando nel merito, senza pregiudizi di parte ma con grande rigore intellettuale e politico, e con uno stile impareggiabile che ne faceva un protagonista anomalo, imparagonabile alle approssimazioni grossolane di tanti altri, su quegli stessi banchi.

Fedele alle sue idee, di autonomismo sicilianista innanzitutto, con un background storico-culturale che arrivava al filone progressista del separatismo di Antonio Canepa, nel dopoguerra, e sensibile come pochi alle scelte culturali che valorizzavano le risorse della città e del suo territorio, su cui vigilava con attenzione e competenza.

Lui che intellettuale lo era sul serio, custode di una cultura umanistica che andava ben oltre la sua vasta preparazione giuridica di notaio, e che si era cimentato con la letteratura con esiti di grande interesse e critiche lusinghiere che non esibiva mai, understatement come nel suo stile.

Antiretorico e pungente, anche se la sua oratoria era spesso definita “gladiatoria” per la forza delle argomentazioni e l’energia con cui le comunicava, sempre con nettezza, senza se e senza ma. Come alleato era una risorsa di competenza preziosa, come oppositore un modello di lealtà istituzionale ed umana, capace di contribuire al governo della sua città anche con il suo ascolto della società fuori dal Palazzo, i cui problemi sapeva portare all’attenzione di tutti, senza farsene scudo per chiedere qualcosa per sé, come invece facevano in tanti.

Un cavaliere solitario, controcorrente e profondamente autentico anche nella memoria di tanta storia cittadina che aveva attraversato. Aveva capovolto polemicamente lo stereotipo di Caltanissetta “piccola Atene” degli anni ’50, svelando tutti i limiti elitari di “quel circolo di intellettuali che si riuniva in libreria – come sostenne una volta in Consiglio Comunale – e mentre i minatori morivano di fame sottoterra discettavano del distico elegiaco per interi pomeriggi”.

Sarebbe giusto mantenere il ricordo di personalità come la sua nella nostra città: hanno costruito la dignità delle istituzioni e onorato l’azione politica con impegno quotidiano e tenace, con disinteresse assoluto, con il coraggio della coerenza, che non è mai comoda, ma rimane l’unico nutrimento della libertà.

Pubblicità Elettorale