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Il Vicario Mons. La Placa riapre la chiesa di San Giuseppe a Calascibetta

Redazione

Il Vicario Mons. La Placa riapre la chiesa di San Giuseppe a Calascibetta

Dom, 18/03/2018 - 15:02

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Alla vigilia della festa del 19 marzo, riapre a Calascibetta dopo più di vent’anni l’antica chiesa di San Giuseppe, con una solenne celebrazione presieduta da Mons. Giuseppe La Placa, Vicario generale della Diocesi nissena, alla quale Calascibetta appartiene, con lo status di chiesa Collegiata, di cui il Vescovo è Amministratore Apostolico.
La Chiesa di S. Giuseppe risale al ‘700 e nei primi decenni del XIX secolo, negli anni dell’espansione dell’economia dello zolfo, aveva ospitato una Congregazione, dedicata a Gesù, Maria e Giuseppe, alla quale si affiliavano gli operai xibetani delle campagne e delle zolfare che circondavano il territorio.
Grazie alla donazione di una vedova, Maria Angela Di Bennardo, nel 1878 veniva collocata nella chiesa una statua della Madonna Addolorata, di cartapesta e cera, con manto di seta e pugnale d’argento nel cuore, simbolo del dolore delle donne dei minatori, spesso vedove per le stragi nelle zolfare, assistite dalla Congregazione, che associava al culto della Vergine e della Sacra Famiglia, tante forme di assistenza e solidarietà sociale.
Oggi, grazie all’impegno tenace dell’arciprete Don Giuseppe Di Rocco, dopo un abbandono durato vent’anni, la chiesa riprende ad ospitare le sacre funzioni, in un contesto iconografico essenziale nella sua autenticità: le virtù cardinali raffigurate simbolicamente sul soffitto, a richiamare le virtù di S. Giuseppe e i simboli mariani sulla volta dell’abside a ricordare l’intercessione costante di Maria per raggiungere la vita soprannaturale, con le statue della Sacra Famiglia al centro della prospettiva.
La presenza oggi del Vicario generale sottolinea il valore che alla chiesa xibetana viene riconosciuto dalla Diocesi, che ha visto nei due secoli della sua storia fiorire a Calascibetta tante vocazioni al sacerdozio e diversi Vescovi (Mons. Capizzi e Mons. Di Franco nella prima metà del ‘900), in un contesto in cui, ancora oggi, l’architettura religiosa offre veri e propri tesori d’arte da riscoprire.

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