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Sondaggi, Youtrend/AGI: governo “impossibile”. Centrodestra in testa con 37,2%, crollo Pd 22, 9: M5S primo partito con 27,8%

Redazione

Sondaggi, Youtrend/AGI: governo “impossibile”. Centrodestra in testa con 37,2%, crollo Pd 22, 9: M5S primo partito con 27,8%

Ven, 16/02/2018 - 14:02

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L’ultima Supermedia dei sondaggi prima del divieto previsto dalla Par condicio conferma un quadro stabilizzato rispetto alle settimane precedenti. Il centrodestra si conferma in testa ma non in grado di raggiungere la maggioranza assoluta dei seggi, M5s e’ il partito piu’ votato, il Pd flette ma, grazie ai suoi alleati minori, e’ ancora in grado di contendere ai pentastellati la palma del gruppo parlamentare piu’ numeroso.
La Supermedia settimanale, realizzata da YouTrend per AGI, e’ l’ultima prima del voto del 4 marzo. Dalla mezzanotte di venerdi’ i sondaggi potranno essere realizzati ma scattera’ il divieto assoluto di pubblicarli.
Vediamo i dati in dettaglio. Primo partito resta M5s con il 27,8%. Certo, permane il dubbio di quanto possa alla fine influire lo scandalo dei bonifici scoppiato in questi ultimi giorni. La risposta non e’ semplice: e’ passato troppo poco tempo e le conseguenze nell’opinione pubblica faticano a manifestarsi nelle ultime rilevazioni effettuate. Un indizio di quanto questa vicenda potrebbe influire pero’ ce lo da’ una recente indagine dell’istituto Ixe’, che ha chiesto agli intervistati quale fosse la priorita’ da affrontare in Italia: ebbene, alle spalle della questione del rilancio economico (50%), ben il 21% del campione ha risposto “Onesta’, etica”. Si tratta di un storico cavallo di battaglia storico per il M5s e infatti tra i suoi elettori tale percentuale sale a oltre il 32%. Difficile stimare quanti elettori, anche solo potenziali, si allontaneranno dal Movimento a causa di questa storia, certo e’ che la base a 5 stelle e’ tra le piu’ sensibili su questo tema particolare.

Brutte notizie a sinistra: Liberi e Uguali scende per la prima volta sotto la soglia del 6%, a quota 5,8%, proseguendo in un trend calante, non troppo netto ma costante nel tempo. Anche per il Pd il bicchiere e’ mezzo vuoto: il 22,9% costituisce un nuovo record negativo dall’inizio del nostro tracking, ma almeno in questo caso i dem possono guardare con un minimo di ottimismo al risultato delle liste minori alleate: questa settimana + Europa, Insieme e Civica Popolare toccano il 4,5%, un dato che consente all’intera coalizione di centrosinistra di portarsi a pochi decimi punti di distanza da M5s e al Pd di restare in lizza per la palma di primo gruppo parlamentare nella prossima legislatura. Attenzione, pero’: se +Europa dovesse superare la soglia di sbarramento 3% – e magari, nello stesso tempo, le altre due liste restassero sotto l’1 per cento – il Pd si vedrebbe togliere seggi, e neanche pochi: addirittura fino a 19 seggi, secondo una nostra recente stima basata sulla Supermedia.
Nel centrodestra si sorride ma anche qui non troppo: la coalizione e’ nettamente in testa con il 37,2% dei voti, quasi 10 punti in piu’ dei suoi avversari. Ma e’ un dato ancora troppo basso per poter puntare alla maggioranza assoluta. Nella battaglia tutta interna tra Forza Italia e Lega per la palma di primo partito della coalizione, e’ Berlusconi a essere nettamente favorito con oltre 3 punti sul rivale (16,8% contro 13,2%). La strategia dell’ex premier di premere sull’acceleratore nelle settimane che hanno preceduto lo scioglimento delle Camere, insieme alla composizione delle liste, sembra aver dato i suoi frutti. Dopo essere rimasta alle spalle della Lega per quasi 3 anni, nell’ultimo periodo Forza Italia ha scalzato l’alleato/avversario, in modo sostanzialmente speculare alla perdita di consensi fatta registrare dal Pd, in ultimo sulle vicende legate alle banche e al lavoro della relativa commissione parlamentare d’indagine.

Per il partito di Renzi, comunque, dal 2014 la legislatura ha regalato quasi solo dispiaceri: un primo calo, dopo l’incredibile 40,8% delle Europee, e’ arrivato verso la fine di quell’anno con le polemiche sull’articolo 18 e il Jobs Act. Un secondo calo c’e’ stato nel 2015, con gli scontenti generati dalla riforma della “Buona Scuola” e con i risultati non proprio entusiasmanti delle Regionali. Il 2016 e’ stato l’anno della “campagna referendaria permanente” che ha portato alla cocente sconfitta del 4 dicembre. Da li’ a poco, un ulteriore smottamento c’e’ stato in occasione della scissione di Mdp, poi confluito in Liberi e Uguali, e il clima arroventato dei mesi successivi all’estate, con la sconfitta pesante del centrosinistra in Sicilia e le polemiche sulla nuova legge elettorale, hanno completato l’opera.
E il Movimento 5 Stelle? Dopo il “boom” delle elezioni politiche del 2013, in cui fu la lista piu’ votata alla Camera sul territorio nazionale, il M5s ha inizialmente sofferto la sua “marginalita'” parlamentare e in seguito l’effetto-novita’ incarnato da Renzi. Il 2015 e’ stato pero’ l’anno della riscossa per i pentastellati che, incalzando in continuazione il Pd e il suo segretario/premier, si sono arrampicati gradualmente fino alle soglie del 30%, e da li’ non si sono praticamente piu’ mossi nell’ultimo anno e mezzo. Una tale stabilita’ e’ sorprendente, per un Movimento che si professa post-ideologico. Il quadro degli ultimi due anni sembra comunque essersi piuttosto stabilizzato, prendendo la forma di quel “tripolarismo asimmetrico” cui abbiamo fatto cenno altre volte, caratterizzato dall’anomalia per cui il polo piu’ consistente, il centrodestra, e’ in realta’ diviso in due al suo interno tra due anime profondamente diverse.

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