Salute

Mussomeli, conclusione Quarantore e miracolo del principino

Carmelo Barba

Mussomeli, conclusione Quarantore e miracolo del principino

Mer, 14/02/2018 - 16:03

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MUSSOMELI – Si concludono oggi (13 febbraio 2018)  presso la ritrovata chiesa di Sant’Antonio Abate (rimasta chiusa per anni in quanto inagibile),  le tradizionali Quarantore, ovvero l’esposizione dell’ostia consacrata nelle chiese cittadine. L’esposizione dura   quaranta ore per chiesa e si conclude dopo quaranta giorni, il giorno prima del Mercoledì delle ceneri che, come è noto, segna l’inizio della Quaresima, ovvero i quaranta giorni che separano dalla domenica di Pasqua.  Il quaranta infatti è uno dei numeri biblici ricorrenti (i 40 giorni del digiuno di Gesù nel deserto, i 40 anni di peregrinazione degli ebrei nel deserto), così come le stesse 40 ore richiamano la permanenza di Gesù nel Sepolcro.  Ogni anno le Quarantore richiamano tantissimi fedeli e domenica, dopo l’esposizione presso la chiesa di San Ludovico (la Madrice), s’è sfilato in una partecipata processione fino alla chiesa  di Sant’Antonio.  Il culto delle Quarantore risale al medioevo, venivano anche definite la quaresima bianca a cui poi faceva seguito quella viola, ovvero quella delle celebrazioni sacre. Vi è anche una “coreografia” e le Quarantore sono caratterizzate dall’esposizione, dall’ora di adorazione e dai vespri serali. Un tempo vi era la compieta, ovvero tutto il clero si riuniva laddove era esposto l’Altissimo, che onorava con prolungati canti latini.  A Mussomeli per altro, le 40ore hanno un che di miracoloso da quando, quattro secoli fa, si registrò il miracolo del principino. Correva   l’anno 1629  e in quei freddi giorni del rigido inverno mussomelese, mentre nelle chiese si celebravano le Quarantone, nella più potente famiglia di Mussomeli si stava in pena: il principe Don Ottavio Lanza e la principessa Donna Giovanna Lucchesi Palli, trepidavano per la sorte del figlioletto Lorenzo, ancora lattante. Il principino era affetto da un male sconosciuto e a nulla erano valse le cure dei medici, i riti propiziatori nella chiesa madre, le prebende munificamente elargite ai poveri. Il principino versava in condizioni disperate, e fu allora che i signori di Mussomeli, “pensarono e ordinarono di farsi le Quarant’ore ed altre preghiere alla Gran Signora dei Miracoli”.   E il miracolo avvenne: “Subito che furono terminate le Quarant’ore l’infermo principino incominciò a migliorare sino a che recuperò la salute migliore di prima” riporta ancora padre Scozzari.   Il piccolo Lorenzo Lanza guarì del tutto e sua mamma, la principessa Giovanna Lucchesi Palli si prostrò riconoscente ai piedi della Madonna dei Miracoli e, come si evince dall’atto registrato il 12 febbraio 1629 da Notar Domenico Frangiamore, donò una catena d’oro smaltato in bianco e nero composta da centocinquanta partiture  e una cintura d’argento.  Pregiati manufatti che sono tutt’ora conservati tra gli ori della Madonna. La principessa si adoperò pure per favorire il culto della Madonna che le aveva guarito il figlioletto. E lo stesso fece tre anni dopo suo marito, don Ottavio, che il 7 settembre 1632, per ringraziare la Madonna dei tanti miracoli fatti al suo popolo, istituì    “La fiera e ogni franchezza di tutte angarie e gabelle per lo spazio di giorni 15, cioè sette giorni prima e sette giorni dopo l’8 settembre”. A quei tempi, una fiera sì grandiosa che durava due settimane, era un evento rarissimo e tale avvenimento dava ulteriore dignità e credibilità all’acclarato culto della Madonna dei Miracoli a cui la fiera, di cui oggi si è persa memoria, era dedicata.  (R.M)

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