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Caltanissetta, operazione “Perla Nera”: in venti sul banco degli imputati

Redazione

Caltanissetta, operazione “Perla Nera”: in venti sul banco degli imputati

Mar, 06/02/2018 - 09:50

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Abuso d’ufficio, concussione, corruzione di pubblico ufficiale, induzione indebita a dare o promettere utilità e falsità materiale commessa da pubblico ufficiale e falsità ideologica in atti pubblici. È più che ampio il ventaglio di contestazioni che a vario titolo pende a carico di venti imputati – tra su funzionari comunali, imprenditori, vertici di società di mutuo soccorso e tecnici – chiamati adesso sul banco degli imputati in tribunale per esser processati. E ieri, nei preliminari, l’imprenditore Mario Panepinto (assistito dall’avvocatessa Letizia Mistretta), colui che avrebbe fornito l’input al filone investigativo curato dalle fiamme gialle,  attraverso il suo legale ha preannunciato di volersi costituire parte civile. Il suo difensore ha presentato la nomina al tribunale presieduto da Valentina Balbo (a latere Salvatore Palmeri e Santi Bologna).
I venti sono rimasti coinvolti nell’operazione di carabinieri e guardia di nanza, nome in codice «Perla nera» – sotto il coordinamento della Dda nissena – che nell’aprile di due anni fa ha dato vita a sei arresti e una serie di misure interdittive, come la sospensione dall’esercizio dell’ufficio pubblico, oltre a una raffica di avvisi di garanzia. L’inchiesta si è incentrata in maniera particolare su due appalti pubblici: il primo relativo alla realizzazione del parcheggio multipiano di via medaglie d’Oro, il secondo per la costruzione, da parte di società di mutuo soccorso, di loculi al cimitero «Angeli». In entrambi, per i magistrati, si sarebbero registrate irregolarità.
Ed a macchiarsene, in concorso ed a vario titolo, secondo gli inquirenti sarebbero stati in venti. Sono, per l’accusa, il funzionario dell’Ufficio tecnico del comune,
Giorgio Salamanca; la gfilia, Giorgia Salamanca; l’ex dirigente sempre dell’Ufficio tecnico  comunale, Armando Amico; l’allora direttore del servizio cimiteriale di Caltanissetta Vito Di Palma; il funzionario tecnico di palazzo del Carmine, Salvatore Lanzafame; il tecnico della stessa struttura pubblica, Salvatore Longo; il funzionario del Comune di San Cataldo, Daniele Silvio Baglio; gli imprenditori nisseni Ivano e Calogero Venniro titolari della «2V Costruzioni srl» e della ditta individuale «Venniro Calogero»; l’imprenditore nel settore lavori stradali, Calogero Cancemi; il costruttore Salvatore Falzone chiamato in causa per certificazioni Soa; l’imprenditore di Mussomeli, Pino Bonfante a capo di un’azienda di carpenteria metallica che ha ricevuto incarico nell’appalto del parcheggio di via Medaglie d’Oro; Antonino Valenza impiegato della «Gisero srl» fornitrice di strutture metalliche; l’amministratore della società «Green & house», Alessandro Giuseppe Gelso tirato in ballo per lavori di giardinaggio e certificazioni Soa; l’imprenditore sancataldese Salvatore Ficarra; e, ancora i  i rappresentati legali di società di cinque società di mutuo soccorso, ossia Angelo Bellomo della «Regina Margherita», Salvatore Morreale della «Rosso di San Secondo», Antonio Russo della poliziotti in congedo «Anps sezione Calogero Zucchetto», Rosario Scancarello della  «Mutua società cattolica Maria Santissima della Catena»  e Giovanni Rivituso della «Militari in congedo» (difesi dagli avvocati Alberto Fiore, Raffaele Palermo, Giuseppe e Francesco Panepinto, Michele Micalizzi, Antonio Impellizzeri,  Davide Anzalone, Giuseppe Dacquì, Davide Schillaci, Daniele Osnato, Agata Maira, Vanessa Di Gloria, Giuseppe Iannello, Teresa Cocca, Danilo Colombo e Paolo Palumbo).
Nei loro confronti, già al momento dell’udienza preliminare, hanno chiesto di costituire parti civili, il Comune di Caltanissetta (assistito dall’avvocatessa Renata Accardi) e la nuova presidenza della società «Militari in congedo» (assistita dall’avvocatessa Federica La Verde) ma soltanto nei confronti dell’ex presidente, dei soci e delle altre associazioni al centro del procedimento.  A loro potrebbe affiancarsi adesso l’imprenditore che avrebbe aggiunto tasselli ad un troncone dell’inchiesta. Quella che avrebbe indotto gli inquirenti ad ipotizzate il cosiddetto «sistema Salamanca», ossia un ipotetico meccanismo che avrebbe regolato
appalti pubblici al Comune. Aspetto, questo, che in relazione al provvedimento cautelare è poi passato per il colpo di spugna da parte della Cassazione.  (di Vincenzo Falci, fonte Giornale di Sicilia)