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Scuola: universitari italiani sono i piu’ insoddisfatti al mondo

Redazione

Scuola: universitari italiani sono i piu’ insoddisfatti al mondo

Lun, 22/01/2018 - 11:33

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ROMA – I giovani universitari italiani sono i piu’ insoddisfatti della propria vita. Lo rivela un sondaggio internazionale condotto da Sodexo su oltre 4mila studenti, secondo cui se nel Bel Paese il livello di soddisfazione tocca il 62%, in India (82%), Cina (76%) e Regno Unito (75%) gli studenti rivelano un maggiore benessere. La percentuale scende addirittura al 54% in relazione agli studi. quasi 4 universitari su 10 (38%) rivelano di non essere soddisfatti della propria vita, addirittura quasi uno su 2 (46%) non e’ contento del proprio percorso accademico.
Le percentuali sono ancora piu’ impietose se raffrontate con i colleghi a livello internazionale: gli studenti di India (82%), Cina (76%), Regno Unito (75%), Stati Uniti (73%) e Spagna (70%) risultano essere decisamente piu’ appagati dalla propria vita studentesca. Ma non e’ tutto: ben il 36% degli italiani ha pensato almeno una volta di abbandonare luniversita’, contro il 5% dei cinesi e il 20% degli indiani, preceduti solo dai pari eta’ inglesi (37%). I motivi dellinsoddisfazione? Sul podio delle preoccupazioni, leccessivo carico di lavoro (51%), la mancanza di equilibrio tra studio, socializzazione e lavoro (44%) e la possibilita’ di trovare lavoro dopo la laurea (43%).
“Per attrarre le menti piu’ brillanti e continuare a stimolarle, le universita’ non devono solo fornire istruzione, ma devono anche rivolgere la loro attenzione alla qualita’ della vita degli studenti e di tutti coloro che lavorano all’interno dei campus – spiega Franco Bruschi, Head of Schools & Universities Segment Med Region di Sodexo -. Grazie ai nostri 50 anni d’esperienza e al feedback continuo da parte degli studenti in piu’ di 1600 campus in 32 Paesi, siamo in grado di realizzare servizi che migliorano la qualita’ della vita all’interno delle Universita’. Ad esempio, la sicurezza e il comfort dell’ambiente in cui gli studenti vivono e studiano sono fattori che influenzano qualita’ della vita e capacita’ di apprendimento. La competenza nel gestire la sorveglianza, un’illuminazione adeguata o la manutenzione delle aule contribuisce a mettere gli studenti a proprio agio”.

Andando nel dettaglio dei motivi che rendono gli studenti italiani i piu’ insoddisfatti, salta all’occhio il dato relativo al tempo dell’insegnamento, che appaga il 56% del totale contro il 70% della media. Un altro aspetto con cui gli universitari italiani devono fare i conti e’ quello economico: oltre 4 su 10 (43%) si dichiarano preoccupati dalla gestione delle spese quotidiane, dato poco superiore alla media sovranazionale (40%). Infine, piu’ di un terzo degli studenti (37%) pensa di aver ottenuto un buon rapporto qualita’-prezzo dai servizi offerti dal proprio ateneo, valore inferiore a quelli di tutte le altre nazioni, fatta eccezione per il Regno Unito.
Gli studenti italiani sono anche tra i piu’ pessimisti nel ritenere che l’universita’ possa aiutarli a risolvere i loro problemi, come quelli legati all’alloggio (53%), alla salute (47%), alla vita sociale (46%) e alle finanze (44%), valori sopra la media. “Sorprende un poco la scarsa soddisfazione per il rapporto costi-benefici dell’istruzione universitaria. Le universita’ pubbliche italiane, a dispetto di certi luoghi comuni, presentano costi di accesso fortemente contenuti a fronte di una qualita’ media elevata che ci viene internazionalmente riconosciuta”, spiega Paolo Cherubini, Prorettore Vicario dell’Universita’ degli Studi di Milano-Bicocca.
Per Loredana Garlati, Prorettore all’Orientamento e Job Placement dell’Universita’ degli Studi di Milano-Bicocca, invece: “La preoccupazione del futuro in un societa’ complessa come quella attuale e in un momento di crisi economica ma anche di valori sembra scoraggiare e condizionare la visione di un percorso universitario, come se si avvertisse una mancanza di proporzionalita’ tra l’impegno di studio e le possibilita’ di lavoro. Vista dal lato positivo, lo studente non vede piu’ l’universita’ come un “esamificio”, ma come una comunita’ da cui attendere non solo qualita’ didattica ma anche supporto nella soluzione dei propri problemi attraverso servizi orientamento, counselling, alloggi, luoghi di aggregazione, sport et, oltre a servizi efficienti, ma su questo le universita’ italiane hanno ancora molto da fare”.

Infine Michele Rostan, delegato al Benessere studentesco presso l’Universita’ degli Studi di Pavia, spiega che: “I risultati dell’indagine ci segnalano che cio’ che facciamo, soprattutto nei primi mesi del percorso universitario degli studenti, non sembra sufficiente per rispondere positivamente alle loro domande. Occorre, quindi, un maggiore impegno nel contrastare la dispersione formativa, nell’accompagnare gli studenti nel loro percorso, una maggiore attenzione alla didattica e l’offerta di maggiori spazi dedicati allo studio, soprattutto insieme ad altri studenti”.
Ma quali sono le ragioni dell’insoddisfazione dei giovani dello Stivale? Se al primo posto della top 10 si piazza l’eccessivo carico di lavoro che devono sopportare (51%), ben il 44% lamenta la mancanza di equilibrio tra il tempo da dedicare allo studio, alla socializzazione e al lavoro, mentre il terzo gradino del podio spetta alle scarse possibilita’ di trovare un’occupazione dopo la tanto sudata laurea (43%). Il 39% non crede di essere in grado di cercare il lavoro dopo il titolo di studio, mentre il 31% non crede di raggiungere una votazione che corrisponda alle proprie aspettative dopo aver discusso la tesi. Meno gettonate tra le motivazioni d’insoddisfazione completano la classifica le preoccupazione economiche quotidiane (30%), il senso di solitudine (19%), la nostalgia di casa (10%) e i debiti accumulati durante il percorso di studio (8%). Per il 3% le motivazioni sono di altra natura, mentre solo il 2% ha dichiarato di non patire alcuna preoccupazione.
Un discorso a parte e’ quello dei motivi che hanno spinto il 36% degli studenti italiani a considerare l’abbandono degli studi come soluzione ai propri problemi, un dato molto simile a Regno Unito (37%), Stati Uniti (35%), Spagna (33%), ma lontano da India (20%) e Cina (5%). Tra i giovani del Bel Paese che hanno pensato di abbandonare l’universita’ il 57% l’ha fatto per problemi legati allo studio, il 28% per problemi economici, il 22% per problemi familiari, il 21% per l’insoddisfazione legata alla qualita’ dei servizi in relazione al rapporto qualita’/prezzo, il 16% per problemi di salute e il 12% per problematiche legate alla vita sociale.

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