Salute

Papa in Perù: scende da jeep per salutare 99enne, “siate memoriosi”

Redazione

Papa in Perù: scende da jeep per salutare 99enne, “siate memoriosi”

Dom, 21/01/2018 - 08:55

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TRUJILLO – Un clima di gioia (dopo le grandi sofferenze vissute l’anno scorso a causa del devastante uragano Nino) e tanto entusiasmo hanno caratterizzato la tappa di Francesco sulla Costa Pacifica del Peru’. A Trujillo il Papa ha compiuto anche un altro dei suoi gesti fuori programma: visto un cartello che diceva “Mi chiamo Trinidad, ho 99 anni e vorrei solo poter toccare la tua veste”, Francesco ha fatto fermare la Papamobile ed e’ andato ad abbracciare la signora mentre la folla si assiepava pericolosamente alle transenne. Il grande rispetto di Bergoglio per gli anziani e’ poi emerso anche nel discorso ai sacerdoti e seminaristi locali, ai quali ha commentato un detto africano: “i giovani vanno in fretta ma sono gli anziani che conoscono la direzione”.
“Non dimenticate il vostro popolo, non perdete la memoria di chi vi ha insegnato a pregare”, ha chiesto Francesco al clero presente nel seminario di Trujillo per l’incontro.
“Non trasformatevi in professionisti del sacro che si dimenticano del loro popolo, da dove vi ha tratto il Signore. Non perdete la memoria e il rispetto per coloro che vi hanno
insegnato a pregare”, ha chiesto inoltre il Papa. “Il religioso, il sacerdote, la consacrata, il consacrato e’ una persona memoriosa, gioiosa e riconoscente: trinomio da fissare
e da tenere – ha spiegato Francesco – come ‘arma’ di fronte ad ogni ‘mascheramento’ vocazionale La coscienza grata allarga il cuore e ci stimola al servizio. Senza gratitudine possiamo essere buoni esecutori del sacro, ma ci manchera’ l’unzione dello Spirito per diventare servitori dei nostri fratelli, specialmente dei piu’ poveri.
Secondo il Papa, “il Popolo fedele di Dio possiede l’olfatto e sa distinguere tra il funzionario del sacro e il servitore grato. Sa distinguere chi e’ ricco di memoria e chi e’ smemorato. Il Popolo di Dio – ha aggiunto – sa sopportare, ma riconosce chi lo serve e lo cura con l’olio della gioia e della gratitudine”. Imparare a “ridere di se’ stessi” e a
“stare davanti al Signore coi propri limiti, errori e peccati, ma anche coi propri successi, e con la gioia di sapere che Egli e’ al nostro fianco”. Questo aiuta a combattere la “tentazione dei messianismi” e “libera dal crederci troppo importanti, troppo occupati”. “Noi consacrati non siamo chiamati a soppiantare il Signore, ne’ con le nostre opere, ne’ con le nostre missioni, ne’ con le innumerevoli attivita’ che abbiamo da fare. Semplicemente ci viene chiesto di lavorare con il Signore, fianco a fianco, ma senza mai dimenticare che non occupiamo il suo posto. Questo non ci fa ‘afflosciare’ nell’impegno di evangelizzare, ma al contrario, ci spinge e ci chiede di lavorare ricordando che siamo discepoli dell’unico Maestro. Il discepolo sa che asseconda e sempre assecondera’
il Maestro. Questa e’ la fonte della nostra gioia”.
“Un bel test spirituale – ha concluso il Pontefice – e’ quello di interrogarci sulla capacita’ che abbiamo di ridere di noi stessi. Fratelli ridete in comunita’, e non della comunita’ o degli altri Guardiamoci da quelle persone cosi’ importanti che nella vita hanno dimenticato come si fa a sorridere”.

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