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Francesca Fiandaca Riggi: intellettuale dal rigore fascinoso ma dolce nelle relazioni

Michele Spena

Francesca Fiandaca Riggi: intellettuale dal rigore fascinoso ma dolce nelle relazioni

Lun, 04/12/2017 - 14:55

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CALTANISSETTA – La cultura come educazione alla civiltà, attraverso la bellezza come espressione del pensiero: questo il filo conduttore che ha guidato la vita e la testimonianza civile di Francesca Fiandaca Riggi, docente e Direttrice del Museo Diocesano del Seminario, scomparsa oggi a soli 67 anni.
Una vita spesa con passione innanzitutto nella scuola: docente da sempre di latino e greco al Liceo Classico “Ruggero Settimo”, riferimento autorevole per la sua conoscenza profonda della genesi classica della nostra contemporaneità mediterranea, capace di fare comprendere la trama dei significati di un testo come specchio della complessità della realtà universale, libera da tecnicismi filologici ma rigorosa nel ricostruire i segni del pensiero che dentro ogni parola si esprimono.
Un rigore fascinoso il suo, per la dolcezza con cui si porgeva nella comunicazione e nelle relazioni personali: sempre attenta al rispetto della persona e della personalità di chi le stava di fronte, di qualunque età e condizione sociale fosse, apparteneva a quella generazione di docenti che non avevano mai bisogno di alzare la voce per essere seguiti e compresi, riferimenti per la vita dei propri studenti, non soltanto professionisti ma educatori globali, che rimanevano nel cuore per tutta la vita.
La cifra classica dell’equilibrio e della razionalità come ordine nella complessità caratterizzavano anche la sua personalità e il suo stile comunicativo: elegante nella delicatezza mai esibita delle argomentazioni, sempre robuste nel merito ma mai clamorose nella forma, con una capacità di dialogo autentica, non retorica, capace di ricondurre a sintesi anche punti di vista opposti e lontani, offrendo a tutti gli interlocutori accoglienza e attenzione e guidando sapientemente poi la formazione delle decisioni secondo un equilibrio che riusciva a rendere condiviso.
Con la stessa discrezione ha rivestito ruoli importanti nella vita sociale e culturale nissena: prima donna presidente del Rotary Club, a lei si deve la pubblicazione della prestigiosa rivista “Incontri”, ormai testata di tradizione pluridecennale, che ha offerto uno spazio aperto di elaborazione e di confronto a tutte le personalità del nostro territorio.
Per prima, come laica e come donna, è stata Direttrice del Museo Diocesano del Seminario Vescovile, dal 2009 fino ad oggi, raccogliendo l’eredità culturale del fondatore, Mons. Giovanni Speciale, e testimoniando un segno coraggioso e lungimirante di innovazione del nostro Vescovo che la volle con determinazione, in quella postazione culturale avanzata tra la Chiesa e la società nissena alla quale si voleva offrire, attraverso il suo impegno, una sollecitazione forte alla valorizzazione della propria identità collettiva.
Sotto la sua direzione il Museo si è aperto al territorio con grande ricchezza di iniziative e di attività culturali e non soltanto espositive che ne ha fatto la più importante struttura culturale della città e della Sicilia interna: la prima esperienza di “Museo diffuso”, in collaborazione con l’Università di Catania, esperienza esemplare di economia dei beni immateriali proposta in direzione dello sviluppo del territorio; la giornata della memoria, celebrata ogni anno il 27 gennaio, per focalizzare e attualizzare i filoni culturali e teologici che avevano percorso la tragedia della Shoah; le grandi mostre con opere provenienti da Musei di tutta Italia, le mostre storico-documentarie, sul Centenario del Seminario e sulla visita di San Giovanni Paolo II, le mostre fotografiche e le rassegne dedicate agli artisti siciliani contemporanei chiamati ad esporre sui temi del sacro con grande apertura e libertà di espressione.
Attraverso queste attività, nelle sale austere del palazzo vescovile migliaia di persone si sono ritrovate “a casa”, in un’atmosfera di accoglienza e insieme di apertura, di libertà culturale e insieme di profondità spirituale.
Perché questa è la funzione dell’intellettuale autentico nella società di oggi, tanto appesantita da una comunicazione virtuale quanto ininfluente, anche se apparentemente “partecipata”: costruire spazi di elaborazione e di dialogo dei pensieri, confronti tra significati, condivisione della bellezza, nutrirsi della tradizione per generare la trasformazione. Senza spettacolarizzare, ma nella sostanza della quotidianità di tutti: come ha fatto Francesca, per tutta la sua vita, con il sorriso di una forza autentica, profonda, felice di condividere.