Atmosfera virtuale. Un Natale affollato di tecnologia anzichè “entusiasmi umani”, poco romantico ma colmo di click

Tavole imbandite da piatti da gourmet, spumante, vino, cotechino, pandori e panettoni. Cibi e bevande che diventano protagonisti degli scatti delle fotocamere degli smartphone per alcuni diventati il prolungamento del proprio braccio. E’ il natale di oggi, natale che sempre più fa rima con virtuale e che di certo non regala le emozioni da “fiaba” di un instancabile Babbo Natale in giro per la città, lo stesso che tutti, almeno una volta nella vita, hanno pensato arrivasse persino nelle proprie case nonostante l’assenza di un accogliente camino.
Il tempo dell’attesa dei regali, quelli scelti “dal vivo” sembrerebbe aver ceduto il posto alle “fredde” pagine dei comunissimi siti internet dove poter sfogliare cataloghi con idee regalo già “confezionate”. Sono cambiate le abitudini, il semplice conversare tra la gente e i bambini. È come se l’onnipresente schermo dei tecnologicissimi cellulari e tablet fosse diventato sempre più parte integrante di quelle tavole colme di dolci della tradizione, frutta secca e spumante. Fotografare la tavola della festa è diventato una sorta di “must have”, un “devo avercelo per forza” nella bacheca del proprio profilo personale del social network. Si attende il momento più opportuno per fare la foto più bella e condividerla con il popolo virtuale ed il più delle volte si pensa poco a ciò che sta dietro ad un semplice piatto di tortellini in brodo o ad un benaugurante cotechino con lenticchie.

Oggi sembrerebbe quasi che il desiderio di “fare” l’addobbo più bello, l’albero più scintillante e il presepe più originale si sia sostituito al desiderio di ”immortalare il momento” liberandolo dallo spazio e dal tempo pur non tenendo conto che quella foto il più delle volte condivisa nelle chat dei servizi di messaggistica istantanea regala emozioni che durano pochi secondi, giusto il tempo di capire se quello scatto è stato condiviso con un solo destinatario o se è stato inoltrato alla maggior parte dei numeri presenti nella rubrica del mittente. Ed ecco che mondo del passato e mondo del presente oggi più che mai si incontrano e si scontrano facendo i conti con una contemporaneità fatta di virtualità. Dispositivi tecnologici anziché “entusiasmi” umani. Piattaforme virtuali al posto di verdi tavoli da gioco dove la condivisione un tempo era fatta di noccioline tostate che facevano da pedine sul cartone ingiallito delle caselle della tombola . Spesso era lo zio che ne urlava i numeri con tanto di smorfia napoletana che divertiva i nipotini in attesa di scartare i regalini dell’ambo assieme alla terna, quaterna, cinquina e tombola, sì perché c’era chi portava a casa il “bottino” completo ed i più fortunati ci riuscivano acquistando una sola cartella. Non c’era il tanto amato-odiato smartphone che seppur abbia offerto la possibilità di vivere “in diretta” ogni azione-reazione semplicemente con la condivisione di video e foto in rete, ha spazzato via il ricordo di un giorno carico di aspettative. Mesi di attesa per quei giocattoli scrutati in ogni minimo dettaglio in giocheria dietro lo sguardo vigile di mamma e papà pronti a dire che prima o poi Babbo Natale sarebbe passato di là e che avrebbe riposto sotto l’albero il tanto desiderato gioco anche se – con un’alta percentuale di probabilità – dopo qualche settimana avrebbe fatto la fine di tutti gli altri giocattoli conservati nel cestone di vimini all’angolo della cameretta.

Tutto aveva un posto in “quei giorni di festa”; oggi, invece, qualcosa sembra essere cambiato. Diceva il sociologo statunitense Neil Postman – “non è sempre chiaro, almeno nei primi stadi dell’intrusione di una tecnologia in una cultura, chi ne trarrà il maggior vantaggio e chi ci perderà di più”. Chi l’avrebbe mai immaginato che il costosissimo e ingombrantissimo cellullare dei primi anni novanta utilizzato dal capofamiglia e ceduto – solo in casi eccezionali – al curiosissimo figlio adolescente desideroso di scoprire una virtualità ancora in erba fatta di chiamate al telefono fisso dell’amico mentre era comodamente seduto sul seggiolino passeggero della macchina di papà, sarebbe da lì a poco diventato uno strumento quasi indispensabile per cui oggi adulti e soprattutto meno adulti trascorrono ore intere a consultare bacheche virtuali e siti online dove in pochi minuti si può anche acquistare un’intera cucina e farsela “consegnare” direttamente a casa. Eppure la tecnologia ha reso possibile raggiungere luoghi sconosciuti accompagnati dalla voce artificiale del navigatore satellitare dello smartphone. “Progresso” e “sviluppo” sono forse diventati l’effetto collaterale di una società sempre meno comunità e sempre più “individualista” nonostante l’etimologia stessa della parola “individuo” (dal latinoindividŭus,‘indivisibile) identifichi il singolo come parte di qualcosa, la parte indivisibile di una comunità dove nasce, probabilmente, la più alta espressione dell’esistenza: l’interazione.
Un natale e un nuovo anno con una nuova consapevolezza fatta di autentiche emozioni, di parole non dette ma fin troppo pensate attorno al tavolo del salotto “addobbato a festa”. Si potrebbe chiedere questo a Babbo Natale, una riscoperta delle vecchie tradizioni senza, però, abbandonare l’immediatezza dell’informazione. Più candele e meno cellulari sopra la tavola delle feste, più amici e meno console, più cartoline e meno catene telefoniche ad intasare le chat dei servizi di messaggistica istantanea. Basterebbe più realtà e meno virtualità condividendo le emozioni del natale attorno al focolare domestico senza nascondersi troppo dietro la “tastiera”di un cellulare. Si potrebbe differire di qualche ora o perché no di qualche giorno la condivisione di una foto o un video sul web, il tutto non sarebbe documentato in diretta ma probabilmente acquisterebbe la coscienza di aver vissuto un’emozione esclusiva, nella propria intimità, tanto si sa basta un “click” per immortalare per sempre quanto vissuto qualche attimo, minuto, mese anno prima.

Fabiola Palmigiano

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