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Lo sguado chino, rivoluzione fallita. La partitura di una nuova opera

Redazione

Lo sguado chino, rivoluzione fallita. La partitura di una nuova opera

Dom, 29/10/2017 - 22:16

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E’ lì. La mattina del 6 novembre. Quell’espressione stanca, a tratti affranta di Rosario, sarà sostituita da un’altra, sorridente, promanante speranza, comunque ingrata verso quel crocettismo, che vorrebbe declinare in senso antitetico, ovvero in timida continuità con il medesimo. Chissa? In tutti i casi è da lì che si ripartirà.
Non è, tuttavia, ancor noto, se la partitura della nuova “opera” che interpreterà l’orchestra della politica siciliana, sia stata già creata, ed attenda solo di essere interpretata, ovvero se ne è stato stato composto esclusivamente il preludio, o forse, più probabilmente, scritto solo il titolo. “Rosario vai via”.
Questa è la glaciale ed ingrata sintesi della scelta di tutti i “compositori” che stanno pervicacemente concorrendo alla direzione dell’orchestra. Eppure alcuni aspiranti successori dell’attuale Presidente sembrano, ignorare che il “lusso” della impertinenza ed insufficienza dei contenuti dei loro programmi, rispetto alle esigenze di governo di una Regione disastrata sotto il profilo sociale, occupazionale, infrastrutturale, ed economico, glielo stia permettendo proprio Lui, Rosario, con la consolidata immagine di insufficienza che lo segue, accompagnata dalla collettiva percezione che chiunque possa far meglio.
Ed ancora molto altro, anche nell’apprendimento del metodo, devono i più integralisti neo candidati al governatore uscente. Non è infatti mancato l’uso ed abuso dell’arte del mascariamento, di ispirazione post legalista. Cambiano i vessilli, ma la tecnica è immutata, così come l’uso di attribuirsi, con la connotazione di “specialità”, la collaborazione, il sostegno e il consenso di “icone” del mondo del rispetto delle regole, forse ignari che la parte prevalente dei cittadini che ambiscono di rappresentare, sono persone per bene ed è pertanto fisiologico che i politici che esprimono lo debbano essere, almeno, altrettanto.
Ereditato anche l’approccio “universale” di matrice onirica, che il nostro ormai quasi ex Presidente ha adottato come leit motiv di qualsiasi azione di governo, o forse dovremmo dire, di non governo. Il pervicace impegno in materie non di competenza regionale, producendo provvedimenti inapplicabili, spesso in distonia alle norme di rango superiore, (ma di indiscutibile se pur momentanea rilevanza mediatica), è stato l’alibi che ha giustificato il non occuparsi di ciò che invece è espressa materia regionale.

Le fallite “riforme” delle provincie e dell’acqua pubblica, sono solo alcuni esempi del “nulla di fatto”, anzi, dei danni alla collettività, costretta a subire provvedimenti illogici e controversi, mentre in materia di rifiuti, di urbanistica, di infrastrutture, di turismo e beni culturali, si è praticamente giocato a nascondino. Ad analogo giudizio deve assoggettarsi la gestione della programmazione della spesa dei fondi europei, in alcuni casi affidata a risibili “click day” dove la destinazione delle risorse viene statuita dalla rapidità con cui si pigia la tastiera di un portatile, mortificando la qualità dei progetti.
Drammatico esempio di come tutto, ormai, appaia come uno scherzo di cattivo gusto. Di tutto ciò non una parola nella parte prevalente dei progetti dei candidati.
Ingrati nei confronti di Rosario sono, tuttavia, anche i predecessori, che per analoghe motivazioni, nonostante tutto, vengono ricordati con nostalgia. Quasi che il disastro si è creato negli ultimi cinque anni, dei quali, ormai, resta solo lo sguardo sconfitto di Rosario in cui si rispecchiano, per diverse motivazioni, tanti siciliani. Sguardo che, nella sua consumata drammaticità, materializza forse, il momento più alto della rappresentanza, (almeno iconica) del Presidente nei confronti del suo Popolo.
A ben vedere l’espressione del Presidente è quella di un uomo che non ha fatto tutto da solo, ma con la solitudine dello “scaricato” (e solo per convenienza recuperato) è costretto a fare i conti, così come tutti i siciliani devono fare altrettanto con la realtà ed affrontarla.
Una classe politica non si elegge da sola, e soprattutto non esercitando il Diritto di voto che siamo, ancora una volta, chiamati ad esprimere, sul quale gravano oscure previsioni di astensionismo.
Le sorprese che abbiamo saputo garantirci ,in passato, affidandoci al fato, si sono trasformate in scherzi. Il tempo delle risate è purtroppo terminato. I problemi dei siciliani vanno affrontati consapevolmente con scelte che potranno rivelarsi giuste o sbagliate, comunque da intraprendere. Non può essere considerata esimente alle corresponsabilità dell’agire dei politici, il disinteresse o la fuga.
E’ importante esserci giorno cinque novembre, con qualsiasi decisione, ed essere presenti il giorno dopo ed il giorno dopo ancora a vigilare e vigilare, e se necessario correggere, adottando un deciso cambio culturale in cui il “rappresentante” non è il sovrano e l’elettore il “suddito”.
Facendo in modo che tra cinque anni, lo sguardo mesto di Rosario, e di tanti siciliani, sia sostituito dall’espressione orgogliosamente risoluta di chi con impegno, dedizione, talento ed umiltà ha perseguito e perseguirà l’interesse pubblico.

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