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M5S: il sindaco di Bagheria respinge le accuse davanti al Gip

Redazione

M5S: il sindaco di Bagheria respinge le accuse davanti al Gip

Mar, 26/09/2017 - 09:55

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PALERMO – Il sindaco di Bagheria Patrizio Cinque, del M5S, ha risposto per circa due ore al Gip di Termini Imerese (Palermo), Michele Guarnotta, che ha firmato contro di lui un’ordinanza che impone l’obbligo di presentazione quotidiana in una caserma dei carabinieri. Cinque risponde di rivelazione del segreto d’ufficio, falso e turbata liberta’ di scelta del contraente da parte della pubblica amministrazione; e’ accusato pure di altre ipotesi di reato, ma solo per le prime contestazioni e’ scattata la misura cautelare. Davanti al magistrato, il primo cittadino ha respinto tutti gli addebiti e i suoi legali, gli avvocati Vincenza Scardina, Antonio Di Lorenzo e Filippo Liberto, hanno chiesto la revoca del provvedimento, che pure e’ in forma attenuata, rispetto a quanto chiesto dai pm, che avevano proposto gli arresti domiciliari.
Riguardo all’addebito di avere fatto pressioni sull’ex commissario della citta’ metropolitana, Manlio Munafo’, pure lui indagato, per affidare la gestione del palazzetto dello sport di Bagheria anche all’associazione Nuova Aquila Palermo, l’esponente grillino ha negato tutto: “Ho chiesto piu’ volte di assegnarlo ai Comuni del comprensorio e che Bagheria fosse il capofila”. Per dimostrarlo, il primo cittadino ha presentato documenti, progetti e richieste presentati a varie autorita’: “Non e’ mai stato predisposto alcun bando di gara per darlo alla Nuova Aquila”.

Cinque si e’ difeso anche dall’accusa – fondata sulle intercettazioni effettuate dai carabinieri – di avere informato il cognato e la sorella dell’inchiesta su un loro immobile abusivo, avviata dai vigili urbani bagheresi, su delega dei pm di Termini. “Gli parlai di questo fatto – ha spiegato al Gip Guarnotta – perche’ avevo sollecitato mio cognato ad autodenunciarsi e pensavo che l’indagine nascesse da quel suo esposto. Pensavo cioe’ che lo sapesse, come denunciante, che ci fosse una possibile attivita’ investigativa”. Invece la firma nella segnalazione alla magistratura non era del cognato, ma era stata falsificata, e dunque non si puo’ dimostrare che il familiare del sindaco sapesse gia’ tutto. Per questo l’accusa e’ di rivelazione del segreto. Un abuso e’ legato invece al ritardo nella identificazione dei familiari, titolari dell’immobile abusivo, una palazzina a piu’ piani, da parte dei vigili: comportamento illecito che sarebbe stato ispirato, secondo il giudice, che si rifa’ alle intercettazioni, proprio dal sindaco. Anche in questo caso Cinque nega le pressioni sul corpo della polizia municipale e ricorda di avere firmato l’acquisizione dell’immobile abusivo dei suoi familiari al patrimonio del Comune. Alla fine dell’interrogatorio il sindaco ha detto di non essere stato mai d’accordo con quei dirigenti comunali che volevano multe salatissime, da 20.000 euro, equiparando tutti gli abusi e ha sostenuto la necessita’ di applicare un principio di proporzionalita’. Pronta la replica anche a Claudia Mannino, deputata nazionale eletta a Palermo nel Movimento cinque stelle da cui si e’ mesi fa autosospesa: “Pensi anche a quello che fanno i suoi familiari. Ci sono vicende che, mi dicono, riguardano alcuni suoi parenti”.

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