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Mussomeli, Organista folk in visita alla sua terra natia

Carmelo Barba

Mussomeli, Organista folk in visita alla sua terra natia

Lun, 24/07/2017 - 14:17

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MUSSOMELI  Dal sale dell’assolata Sicilia al Sele, importante fiume della Campania di cui, risalendo il corso lungo la Valle, negli anni ‘80 ha ricostruito e salvato la tradizione dell’organetto, ovvero la fisarmonica diatonica (a bottoni, senza tasti), unanimemente riconosciuto come il padre della più moderna fisarmonica.

Stiamo parlando di Silvestre Messina, meglio noto in Campania e Lucania come Silvestro Folk, avendo dato vita fin dal 1989 ad una scuola di organetto e ad una banda folk la cui agenda è sempre piena. E non potrebbe essere altrimenti, una volta ascoltata la perizia, la voce calda, la gioia e l’anima che Silvestre mette in ogni pezzo che, salvato dall’oblio grazie ad una sua ricerca tra gli anziani depositari di tale memoria, ripropone in veste moderna con la sua band in lungo e largo nel Sud Italia.

Giovanotto di 68 anni, Silvestre nasce nel 1949 nel quartiere San Giovanni Battista da padre pastore e mamma casalinga. Secondogenito di cinque figli, stante le ristrettezze economiche, la mamma convince il marito a trasferirsi dapprima a San Cataldo, a servizio di una nobile famiglia e quindi a tentare l’avventura nella nebbiosa Milano.

“Mio padre soffriva tantissimo sotto il cielo sempre grigio di Milano, lui abituato all’azzurro dei nostri spazi ed al verde dei pascoli aperti –dice Silvestre- ma c’era la famiglia da tirare avanti e stringeva i denti, lavorando all’aeroporto scaricando e caricando pacchi. Io ho studiato poco e collaboravo al bilancio familiare lavorando come muratore, ma le pecore erano la mia passione. La svolta nella mia vita però arriva a vent’anni quando mi chiamano ad espletare il servizio militare a Battipaglia, come bersagliere, per 15 mesi. Lì, sotto il cielo dell’ex regno delle Due Sicilie, e quindi uguale a quello della mia infanzia, conosco la mia futura moglie, Maria Pappacoda ed è amore a prima vista. Ci sposiamo dopo il congedo e abbiamo due figli, Salvatore che oggi fa il musicista insieme a me, e Barbara che ha suonato a lungo nella band. All’epoca lavoravo come muratore, ma la passione per la musica era sempre viva, nella famiglia di mia madre, tanti sono stati i musicisti. Cominciai a collaborare quindi con una radio e quando il devastante terremoto del 1980 mise in ginocchio l’Irpinia, col mio programma folk, trasmettevo allegria ai tanti che vivevano nelle baraccopoli. Mandavo in onda brani irpini, lucani, siciliani e il mio programma si chiamava Silvestro folk e comincia a farmi un nome. A dorso di cavallo mi addentrai nella Lucania antica, lungo la Valle del Sele, per raccogliere i canti popolari della tradizione locale. E vengo a contatto con l’organetto, strumento tradizionale, che altrove era già scomparso. E’ amore a prima vista, imparo a suonarlo, apprendo le canzoni della tradizione folcloristica e nel 1989 comincio ad insegnarlo ai bambini in giro per il territorio. Un successo esploso senza preavviso con centinaia di allievi. Misi quindi su –continua Silvestre- una band folk, lasciai il vecchio lavoro e da allora questa è diventata la mia professione, abbiamo l’agenda piena e siamo invitati ovunque, sia a matrimoni che a serate. Abbiamo realizzato dei dvd e siamo in attesa di un’udienza papale per portare davanti a Francesco in Piazza San Pietro 100 organettisti che suonano in contemporanea. Il mio sogno adesso –conclude il musicista- è raccontare in un libro come io, nato a Mussomeli, cresciuto tra San Cataldo e Milano, trapiantato in Campania, senza avere particolari studi in musicologia, sono diventato lo strumento per salvare le antiche quadriglie dei pastori lucani e principalmente per fare conoscere ai giovani l’organetto, tradizione antica che s’era persa da tempo”. (di ROBERTO MISTRETTA