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Michele Pilato: “il “civismo politico non può identificarsi in qualche sindaco più o meno credibile”

Redazione

Michele Pilato: “il “civismo politico non può identificarsi in qualche sindaco più o meno credibile”

Ven, 28/07/2017 - 10:39

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In questo periodo, specie dopo le elezioni amministrative di Palermo, si è sentito parlare molto di “civismo politico” come nuova prospettiva organizzativa e di assetto politico più legato ai territori che non alle segreterie di partito. Però la formula, che dovrebbe sapere esaltare il protagonismo dei cittadini nella prospettiva dell’autodeterminazione dei territori e cavalcata da esponenti politici di lungo corso in ambito regionale (v. Leoluca Orlando sul versante del centro-sinistra e Nello Musumeci su quello di centro-destra), nell’utilizzo che ne stanno facendo i protagonisti si sta trasformando in un lenzuolo sotto il quale celare, da una parte, l’incapacità dei partiti tradizionali di mettere in capo persone credibili e programmi seri e concreti e, dall’altra, la distorta convinzione che occorre “l’unto del signore”, l’uomo solo al comando per ridare slancio ad una realtà politica devastata come quella siciliana.
Infatti, basta leggere i giornali per capire, proprio in vista delle prossime elezioni regionali, che l’unica preoccupazione che sembra animare le compagini politiche dei vari schieramenti sia la solita querelle sui posizionamenti personali e sulle strategie per salvaguardare quel sistema politico gattopardesco che ha portato la Sicilia sull’orlo del fallimento.
In questo scenario, si può veramente parlare di “civismo politico”? Quali sono i termini del protagonismo dei cittadini e dei territori? Quali sono le innovative, concrete e condivise proposte di sviluppo per la Sicilia?
Queste domande potranno essere poste da ognuno di noi ai candidati che si alterneranno nelle piazze e nei conciliaboli organizzati per rabbonirci, anche perché quello che veramente dovremmo chiederci è: cosa noi cittadini vogliamo essere e cosa vogliamo fare?
E’ notizia di questi giorni che a Caltanissetta alcuni cittadini si stanno organizzando spontaneamente e senza alcuno aiuto da parte della politica “politicante” in una rete d’imprese che, volendo conciliare l’iniziativa imprenditoriale con lo spirito di appartenenza alla comunità nissena, intendono valorizzare un luogo storico della Città, l’antico mercato della “Strata ‘a Foglia”, creando una serie di nuove attività nel settore alimentare per tipicizzare una proposta di “distretto del food e dello street food”.
L’iniziativa che evidentemente ha una sua logica imprenditoriale non può non connotarsi anche di ragioni politiche. Infatti, l’autodeterminarsi, lo scegliere settori d’impresa per combinare aspetti economici, sociali e culturali nella prospettiva di valorizzare ambiti territoriali, è ciò che può identifica un moderno protagonismo civile.
Secondo una comune definizione il “civismo” è una visione della vita sociale e politica che si propone di unire gli abitanti di una collettività intorno ai valori positivi della vita associata, aggregando individui che, provenienti da diversi ambiti sociali, collaborano per raggiungere un obiettivo comune legato alla tutela ed alla gestione dei beni appartenenti alla stessa comunità.
Va da se che, partendo da questa definizione, il “civismo politico” non può identificarsi in qualche sindaco più o meno credibile o nella proposizioni di singoli personaggi, ma deve partire dal coinvolgimento dei cittadini e delle comunità territoriali per creare un sistema aperto di scambi continui di informazioni, energie e progettualità.
I cittadini sono stufi di gestioni verticistiche, non possono più essere ostaggio dei propri rappresentanti che facilmente dimenticano le ragioni del mandato ricevuto. La logica della delega in bianco deve essere superata, occorrono regole certe per le quali deve essere il cittadino a vincolare il rappresentante politico al mandato ricevuto, con la possibilità di sfiduciarlo se questo non si dimostri coerente.
La democrazia partecipativa ha come sostanza il fatto il cittadino non ci si limiti a delegare, ma ci sia co-decisione nell’amministrazione dei territori. Le perplessità nascono quando chi si definisce civico e partecipativo prediliga il protagonismo individuale.

​​​​​​​​​Michele Pilato

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