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“Polis”, operazione antimafia a Niscemi: ecco i nove arrestati. il video

Michele Spena

“Polis”, operazione antimafia a Niscemi: ecco i nove arrestati. il video

Gio, 29/06/2017 - 11:52

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Un patto politico-mafioso siglato nel 2012, che avrebbe inquinato l’amministrazione comunale per cinque anni a Niscemi, grosso comune della provincia di Caltanissetta, e che avrebbe potuto prolungare i suoi effetti anche oggi. Seduti al tavolo degli scambi elettorali e affaristici ci sarebbero stati il boss di Niscemi Giancarlo Giugno, gia’ detenuto, e l’ex sindaco Francesco La Rosa, candidato anche in questa tornata e sconfitto al ballottaggio di domenica scorsa, entrambi arrestati oggi dalla polizia di Stato, nonche’ il capomafia di Gela Alessandro Barberi, da tempo recluso in carcere. “Il patto e’ stato sottoscritto – spiega all’AGI il capo della Squadra mobile Marzia Giustolisi – in vista delle elezioni del 2012 e ha certamente condizionato l’amministrazione in questi anni. Su questo si e’ focalizzata la nostra inchiesta. Da una parte i boss di Niscemi e Gela, dall’altro La Rosa e altri amministratori e suoi collaboratori”. Tra gli arrestati, infatti, anche un ex consigliere della lista di La Rosa e due esponenti del suo entourage politico. In tutto nove le ordinanze di custodia cautelare per i reati di associazione mafiosa e scambio elettorale politico-mafioso emesse dal Gip del Tribunale di Caltanissetta, su richiesta della locale Dda. Le indagini degli uomini della squadra mobile unitamente a quelli del commissariato di Niscemi e Gela, hanno permesso di accertare che appartenenti a ‘Cosa nostra’ di Niscemi e di Gela si incontravano in aperta campagna per discutere degli accordi politico-mafiosi.
(AGI) – Caltanissetta, 29 giu. – I soggetti colpiti dal provvedimento del Gip di Caltanissetta sono nel dettaglio il boss di Niscemi Giancarlo Giugno, 58 anni, gia’ detenuto nel carcere di Terni; l’ex sindaco Francesco La Rosa, 54 anni, Salvatore Ficarra, 47 anni; Francesco Spatola, 53 anni; Francesco Alesci, 48 anni; l’ex consigliere Calogero Attardi, 31 anni; il padre imprenditore Giuseppe Attardi, 54 anni; Salvatore Mangione, 47 anni; il fratello Giuseppe, 44 anni. In particolare: Giugno, Ficarra, Spatola e Alesci sono accusati di associazione di tipo mafioso, per aver fatto parte di Cosa nostra; La Rosa, gli Attardi e i Mangione di scambio elettorale politico-mafioso in concorso.
Gia’ il 18 luglio 1992 il Comune, dopo la sindacatura di Paolo Rizzo, cognato del boss Giugno, era stato sciolto per infiltrazioni mafiose. A conferma dello stretto interesse mostrato dai mafiosi niscemesi per la politica e per le elezioni amministrative del maggio 2012, il reggente, tornato in liberta’ l’11 marzo 2010, ha chiaramente manifestato particolare attivismo nell’influenzare i nuovi equilibri politici locali nel periodo di piena campagna elettorale. Le indagini hanno accertato l’interessamento del boss alle elezioni amministrative del Comune di Niscemi del 6 e 7 maggio 2012 e al successivo ballottaggio del 20 e 21 e all’elezione di La Rosa, gia’ consigliere comunale, consigliere provinciale ed assessore di Niscemi, nonche’ all’elezione di Calogero Attardi, iscritto alla lista civica del La Rosa, a consigliere comunale. A tali elezioni era interessato anche Alessandro Barberi, all’epoca reggente di Cosa nostra a Gela e rappresentante provinciale, il quale, non solo si incontrava segretamente con Giugno, ma manteneva i contatti con quest’ultimo anche per tramite dei suoi cognati, tutti residenti a Niscemi, Ficarra e Spatola. Da sempre Giugno e’ stato attivo in politica, nelle fila della Democrazia cristiana, tanto da rivestire il ruolo di consigliere comunale a Niscemi nel 1991, anno in cui e’ stato tratto in arresto a Genova per aver favorito la latitanza del boss gelese Barberi. Un ruolo di ‘ambasciatore’ il suo all’interno dell’organizzazione criminale mafiosa nissena, con una netta e rivendicata ingerenza nella vita politica locale e provinciale. Le dichiarazioni del pentito Ciro Vara e quelle dei collaboratori di giustizia gelesi Massimo Carmelo Billizzi e Emanuele Celona hanno confermato il ruolo di collettore tra mafia e politica di Giugno. Le intercettazioni durante le elezioni del 2012 hanno documentato anche il prezzo pagato dai politici: denaro, assunzioni nelle societa’ di Giuseppe Attardi, padre del candidato Calogero, lavori in comune con la turbativa delle gare, l’acquisizione di commesse.

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