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Caltanissetta, Michele Pilato: “Quando il progetto politico è migliore dei suoi interpreti, la Giunta Ruvolo stenta”

Redazione

Caltanissetta, Michele Pilato: “Quando il progetto politico è migliore dei suoi interpreti, la Giunta Ruvolo stenta”

Gio, 20/04/2017 - 18:00

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CALTANISSETTA – RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO.  Quando il progetto politico è migliore dei suoi interpreti. Ci si domanda sempre: chi dovrebbe interpretare i bisogni e concretizzare le azioni necessarie per migliorare le condizioni di vita nei territori e dei cittadini che li abitano?

Nell’attuale sistema politico, sembra che l’unica possibile risposta sia la ricerca spasmodica del personaggio che giuda le folle, l’imbonitore, il rottamatore venditore di fumo che riempie la scena.

Per soffermarci alle vicende locali, in questi giorni, tra incoerenze palesi, polemiche sterili e giustificazioni peregrine, ciò che risulta evidente è che la Giunta Ruvolo, nella nuova composizione politica, stenta ad imboccare la strada maestra che intendeva percorrere, cioè dare definitivo avvio ai sistemi della partecipazione democratica per rendere i cittadini effettivi protagonisti delle scelte politico amministrative. In più, viabilità, servizi pubblici efficienti, utilizzo dei fondi per l’adeguamento delle infrastrutture, riassetto organizzativo dell’apparato burocratico, Consorzio universitario sono ridotti ad argomenti da spot elettorale richiamati di volta in volta senza che alcuna attività concreta, studiata, concordata e organicamente predisposta sia messa in campo.

Assistiamo al gioco delle parti dove, paradossalmente, specie per quel che riguarda gli strumenti della partecipazione, la maggioranza di governo non sembra esserne compattamente promotrice, anzi, in taluni casi, sembra anche connivente con chi dall’opposizione, in maniera becera la vuole bloccare o ritardare.

Qualcuno dice che ai cittadini non interessano le procedure partecipative; genericamente ai cittadini interessano lo sviluppo economico, il decoro urbano, l’efficienza dei servizi, l’intrattenimento. In altre parole, costoro pensano che i cittadini vogliono solamente che qualcuno si occupi di loro, basta che li accontenti, ma come e in che misura questo non è dato saperlo.

In un periodo di gravissima crisi come quello che stiamo subendo, nessuno però ci dice, soprattutto chi ha incarichi istituzionali: come si arrivano a scegliere le priorità d’azione, quali servizi debbano essere privilegiati, quali iniziative culturali, ricreative e sociali debbano essere promosse, quali interventi strutturali si devono favorire.

In una visione paternalistica del sistema della rappresentanza politica si direbbe: ci pensano i politici, i rappresentanti del popolo che si sono proposti e che hanno ottenuto la fiducia del proprio elettorato – inteso come singoli individui, chiusi nei loro interessi privati e contrapposti gli uni agli altri. Chiaramente, questa visione da “patto della seppia” inibisce la possibilità di sviluppare un progetto d’interesse generale e per il bene comune, riducendo la politica a “mercato”, cioè a negoziato diretto tra singoli portatori di interessi. Questo è quello che vogliono gli oppositori del sistema partecipativo e coloro che subdolamente intendono gestire la “res publica” in modo clientelare, prediligendo una società passiva, statica, socialmente frammentata e incapace di un effettivo mutamento.

La politica democratica – se non vuole essere demagogia – deve sapere promuovere la responsabilizzazione e la partecipazione dei cittadini per governare la complessità, per l’analisi e l’interpretazione dei bisogni sociali, per la costruzione di progetti di lungo respiro che sappiano concretizzare un effettivo sviluppo economico e sociale delle comunità.

Il Polo civico, al quale con orgoglio aderisco, vuole realizzare questa prospettiva, al di là dell’incapacità o della supponenza dei singoli, e che, a prescindere dall’appartenenza, dovrebbe essere sentita come fondamentale da ogni rappresentante politico.

Il Programma politico di “Alleanza per la città” aveva questa priorità. A distanza di quasi tre anni dalle elezioni, senza mettere in dubbio i contenuti progettuali, occorre chiedersi se gli interpreti sono stati finora all’altezza della situazione.

Il Polo Civico è un movimento politico al quale aderiscono tanti cittadini che gratuitamente e con senso di responsabilità continuano ad impegnarsi perché i rappresentanti istituzionali facciano ciò per cui sono stati eletti e perché i programmi sostenuti siano concretizzati. Questo ci impone di essere coerenti e chiari nelle scelte che dovranno essere fatte senza essere condizionati dagli istrioni, dai demagoghi o dalle alleanze  politiche obbligate. Un progetto politico può essere migliore dei suoi interpreti ed è per questo che a prescindere dal sostegno alle formule politiche, il Polo Civico, senza tatticismi, deve andare avanti in questa direzione per costruire una comunità nella quale i cittadini consapevolmente siano messi in grado di decidere sulle questioni pubbliche.

Michele Pilato