Salute

Carlo Sorbetto: “La Salute, i giovani ed il rischio”

Redazione

Carlo Sorbetto: “La Salute, i giovani ed il rischio”

Lun, 20/03/2017 - 10:38

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CALTANISSETTA – RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO. “La questione dell’educazione alla sicurezza nei giovani si inserisce senza dubbio nell’ambito della salvaguardia della salute nei luoghi di lavoro, ma si configura anche e soprattutto come problema psico-pedagogico. Educare alla sicurezza significa portare il giovane, sin dalla più tenera età, a costruire dentro di sé atteggiamenti di responsabilità, autocontrollo, valutazione del rischio e coscienza dei propri limiti. Sono queste tutte dimensioni che crescono e si strutturano insieme alla personalità e ne fanno parte; aiutare il giovane a costruirle è compito delle agenzie di formazione, come la scuola, le associazioni giovanili ma è compito anche della famiglia. Educare alla sicurezza diventa un compito trasversale, che non può fermarsi alla tematica della sicurezza sul lavoro, ma deve interessare tutti i comportamenti di vita: dalla sicurezza nei comportamenti relativi alla salute e al benessere personale (alimentazione, igiene, uso di sostanze nocive, condotte sessuali … al rispetto per l’ambiente, all’osservanza delle regole della strada, alla prudenza in tutti i comportamenti quotidiani). Tale educazione, per quanto riguarda la scuola, non può dunque limitarsi ad essere una “materia scolastica”, fatta di momenti strutturati dove si danno informazioni. Questi momenti sono senz’altro importanti e necessari, ma sono l’attenzione e la presenza quotidiana dell’educatore sulle condotte sicure di routine in tutti gli ambiti della vita, che possono incidere sugli atteggiamenti. La sicurezza, in una parola, non è solo un sapere o un saper fare: è un saper essere, un atteggiamento trasversale, che si traduce in comportamenti usuali, abitudinari, ordinari. Sappiamo però che il “saper essere” non viene dal nulla, ma si fonda su un quotidiano paziente lavoro di richiesta da parte dell’insegnante e di un continuo lavoro su se stesso da parte del giovane. A questo proposito occorre sottolineare che, diventa fondamentale l’esempio degli educatori, i quali non possono permettersi di indicare comportamenti corretti, senza a loro volta adeguarsi, pena la perdita di credibilità. L’educatore deve appropriarsi per intero del ruolo educativo, deve essere “maestro”, motivo di orgoglio per chi ancora crede in questo ruolo”.

Carlo Sorbetto