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Anis Amri, autopsia: faceva uso abituale di cocaina, il terrorista autore della strage di Berlino transitato da Caltanissetta

Redazione

Anis Amri, autopsia: faceva uso abituale di cocaina, il terrorista autore della strage di Berlino transitato da Caltanissetta

Ven, 03/03/2017 - 18:23

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Anis Amri, il terrorista tunisino autore della strage di Berlino ucciso in un conflitto a fuoco con due poliziotti a Sesto San Giovanni (Milano), faceva uso abituale di cocaina e hashish. Non aveva assunto droghe il giorno in cui è morto, ma non si può escludere, stando a quanto riferito, che il giorno della strage non fosse sotto l’effetto di droghe. Sono questi gli esiti dell’autopsia disposta dalla Procura di Monza e in particolare degli esami tossicologici.

Dalla relazione medico legale – da pochi giorni depositata alla Procura di Monza, guidata da Luisa Zanetti – con gli esiti conclusivi dell’autopsia e degli esami tossicologici, è emerso, dunque, che il tunisino faceva uso abitualmente di cocaina e hashish. Stando a quanto spiegato, il giovane quindi potrebbe aver assunto stupefacenti anche il giorno della strage al mercatino di Berlino, ossia il 19 dicembre scorso, anche se sul punto non ci sono riscontri certi. Non risulta, invece, dalle analisi un’assunzione di droghe nelle ore precedenti a quando è stato ucciso. Amri è morto nel conflitto a fuoco nella notte tra il 22 e il 23 dicembre scorso. A metà gennaio scorso i media tedeschi, citando un rapporto degli investigatori, avevano scritto che il killer di Berlino consumava regolarmente cocaina e ecstasy ed era anche uno spacciatore. Nel suo Paese d’origine, tra l’altro, sempre secondo i media tedeschi, era stato accusato varie volte per reati di droga e anche dopo il suo arrivo in Germania aveva continuato a spacciare. Nei giorni scorsi, tra l’altro, dalle indagini della Digos, coordinate dal capo dell’antiterrorismo milanese, il pm Alberto Nobili, era emerso anche che Amri probabilmente nella sua fuga avrebbe voluto raggiungere la Sicilia e, in particolare, Palermo dove era stato detenuto e dove aveva conosciuto una donna siciliana con cui aveva avuto una frequentazione. Donna che, però, sentita dagli investigatori, ha detto di non sapere nulla della fuga e della volontà di Amri di raggiungerla.

Amri – raccontano i documenti relativi alla sua ‘storia’ carceraria – era stato arrestato il 23 ottobre 2011 nel centro di accoglienza di Belpasso (Catania) per i reati di danneggiamento a seguito di incendio, lesioni, minaccia, appropriazione indebita e condannato a 4 anni di reclusione. Amri è poi stato scarcerato il 18 maggio 2015 dal carcere Ucciardone e all’uscita è stato affidato al personale della Questura di Palermo, Ufficio Immigrazione per i provvedimenti di competenza e condotto al Cie di Pian del Lago di Caltanissetta. Durante la detenzione sono stati numerosi gli episodi di violenza che hanno provocato ammonizioni o richiami del direttore del carcere, esclusione dalla attività in comune con altri detenuti. In tutto i documenti ne certificano 12. Il primo è segnalato il 28 maggio 2013 per abbandono ingiustificato di posto. E lo stesso anno c’è una nuova segnalazione il 29 giugno per intimidazione e sopraffazione dei compagni, il 17 ottobre per atteggiamenti offensivi. Altri sette casi si ripetono nel corso del 2014: tre volte per promozione di disordini e sommosse (due il 31 marzo e una il 15 aprile), altre due per intimidazioni e sopraffazione dei compagni (il 28 agosto e il 30 settembre) a cui si aggiunge un caso di inosservanza degli ordini il 24 novembre e infine una segnalazione il 14 aprile per “altri reati”. Nel 2015 infine due casi il 16 gennaio e il 9 aprile per atteggiamento molesto verso i compagni. Questo atteggiamento e i comportamenti violenti hanno fatto sì che sia stato più spostato: dal Lanza di Catania viene trasferito il 1 giugno 2012 e passa al Bodenza di Enna dove resta sei mesi prima di essere spostato l’11 dicembre nel carcere di Sciacca. Da qui, dove resta un mese e mezzo, passa poi ad Agrigento il 31 gennaio 2014 e lascia questo istituto 9 mesi dopo, il 9 settembre per il Pagliarelli di Palermo dove sconta 4 mesi prima di essere nuovamente trasferito il 10 gennaio 2015 all’Ucciardone, sua ultima destinazione carceraria. Lo spostamento fu disposto “per gravi e comprovati motivi di sicurezza” come prevede l’art. 42 del l’ordinamento penitenziario.