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Caltanissetta, lettera adirata di un nisseno: “Cimitero, una vergogna. Disservizi e barriere architettoniche”

Redazione

Caltanissetta, lettera adirata di un nisseno: “Cimitero, una vergogna. Disservizi e barriere architettoniche”

Lun, 13/02/2017 - 09:28

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CALTANISSETTA – RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO. E’ giunta presso la nostra redazione l’accorata ed adirata missiva di un nisseno, Salvatore P., che racconta la totale incuria, l’assoluto degrado e la pratica impossibilità di accompagnare la mamma di 83 anni, che da poco ha perso il marito, presso la tomba del coniuge; l’interno del cimitero Angeli è un’autentica gogna di barriere architettoniche. L’elenco delle manchevolezze che affliggono il luogo in cui riposano i defunti, sembra non aver fine. Il nostro lettore ha corredato la sua epistola con fotografie che raccontano un disagio reale e di uno stato dei luoghi, a dir poco, penoso.
Vergogna, vergogna ed ancora vergogna.  Con quali termini un cittadino può continuare (continuare e reiterare) ad esprimere la propria indignazione di fronte alla indifferente, inerzia, che ci amministra e che ignora il disagio di chi non ha più nemmeno il diritto di piangere di fronte alla lapide dei propri morti.
Non è la prima volta che denuncio la vergognosa gestione dei servizi cimiteriali. L’ignavia di chi ne ha la responsabilità, più volte, mi ha consigliato di cedere alla rassegnazione e persino convinto e consapevole di perdere tempo a denunciare.
Il titolo potrebbe essere “Una grottesca domenica qualsiasi, di un’anziana vedova priva di autonomia che vorrebbe portare qualche fiore a chi non c’è più”.
Oggi, era tutto programmato per portare la mia anziana mamma al cimitero per visitare la tomba del marito recentemente scomparso. 83 anni, priva della capacità di deambulare e priva della mobilità della parte sinistra del corpo. Una vera disgrazia per chi ha ancora il cervello e le facoltà mentali integri.
Una giornata da incubo per persona normalmente dotata, immaginiamo per una che non lo è. Parcheggi che definire insufficienti sarebbe un amorevole eufemismo. Totale assenza di personale di assistenza , impossibile trovare un contatto telefonico che funzioni la domenica. L’ultima zona costruita senza una strada di accesso degna di questo nome. Opere di Urbanizzazione che meriterebbero l’attenzione della magistratura. Qualcuno è persino stato remunerato per avere progettato un simile scempio. Non continuo per amor di patria.
Ci rechiamo in tre al cimitero e, dopo non poche difficoltà di percorrenza di una strada, di fatto, a senso unico, ci troviamo la strada di accesso principale sbarrata con una catena ed un cartello che indica il divieto di accesso. Dopo non poche manovre per riguadagnare la via di uscita, finalmente troviamo un buco dove infilare la macchina in prossimità del prima cancello di ingresso utile. A circa 600 metri dall’edificio dove dimora il mio defunto padre.
Tra fango e pendenze improponibili, riusciamo a mettere mia madre sulla sedia a rotelle e con i fiori in mano, pensiamo di rendere più soddisfacente la domenica. Niente !! Una grossa catena con un grosso catenaccio, limita l’ingresso. Una carrozzella non passa dal piccolo varco lasciato da improvvidi ed incontrollati custodi. Le persone che assistono alla penosa scena cercano, vanamente, di rendere elastica la robusta catena. Alcuni ci forniscono parecchi numeri telefonici cui ci affidiamo speranzosi, ma ai quali non risponde nessuno. Si chiude la carrozzella, si trascina l’inferma e si passa l’ennesimo ostacolo . Non vi dico quali inadeguate stradine fangose, quali marciapiedi alti oltre 30 cm da superare. Finalmente raggiungiamo l’unico edificio con l’ascensore che ci consentirà di superare i tre livelli che ci separano dalla meta . Entriamo, ed ecco l’ennesima sorpresa . Un cartello (ancora uno) attaccato con nastro adesivo sulle desolate ed inanimate porte del mezzo, che indica che è “fuori servizio”. Con animo davvero rassegnato, proviamo a cercare una via alternativa possibile. Mia madre è diventata muta è totalmente affidata alle nostre giovani forze, Nessuna, invalicabili barriere fermano le nostre speranze . Le lacrime della povera donna, ci inducono a fare noi quello che aveva tanto desiderato ed aspettato di fare nell’unico giorno possibile, la domenica. La parcheggiamo al piano terra, una solitaria carrozzella con una anziana vedova tra tante foto di non più animate esistenze. Io e mia sorella a piedi, tra scale e strade fangose raggiungiamo il nostro povero papà per depositare i fiori che lei avrebbe voluto porre . E poi così, per la desolante via del ritorno. Il mesto ritorno per quella ostile strada attraversata nel calvario dell’andata, con gli occhi bassi e l’animo deluso di quella donna affranta dal dolore di essere vedova ed offesa andicappata.
La tentazione di imprecare, limitarsi a raccogliere i consensi dei testimoni era forte. Ma non riesco a chiudere gli occhi, decido di reagire ancora una volta e forse , ancora una volta, rinuncio a restare attonito di fronte al muro di gomma di interlocutori incapaci .
Chiamo giornali e TV, scatto le foto ed ecco l’ennesima denuncia (l’ultima a novembre e sempre documentata di foto ).
Io dico che non bisogna rassegnarci e bisogna trovare sempre la forza di protestare in un luogo dove si proclamano grandi progetti, si evocano forze e desiderio di sognare, ma dove i più elementare diritti di cittadini che pagano ogni contributo dovuto e convintamele versato, sono quotidianamente e sistematicamente calpestati, disattesi, offesi.
In un paese normale (non dico modello o civile), infatti appena denunciati sarebbero stati sufficienti per rimuovere o spostare il Dirigente (in)competente, sostituire l’assessore (in)capace, indurre il Sindaco a recarsi personalmente al domicilio della donna inferma ed offesa per chiedere scusa. Ed invece? Vedrete! Silenzio , imbecilli e demenziali comunicati per dire che “gli uffici stanno provvedendo” e giustificare la totale assenza di assistenza. Non sono amministratore e non ho chiesto i voti per farlo, ma molto modestamente saprei provvedere in maniera più decorosa di chi invece ha chiesto i consensi per rendere questa comunità più civile.
Non mi arrenderò mai!!
Allego alcune penose foto a dimostrazione del fatto denunciato. Salvatore P. 

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