SAN CATALDO – «Non è un uomo di Cosa nostra». Questo, in sostanza, è il convincimento della procura generale di Catania. Che, alla fine, nel quarto passaggio in aula – dopo l’annullamento in Cassazione della condanna – ha chiesto il colpo di spugna alla colpevolezza che era stata decretata in secondo grado a carico di un giovane di San Cataldo.
Un ragazzo allora ventunenne, Calogero Ferrara (difeso dall’avvocato Davide Schillaci) coinvolto nel dicembre di otto anni fa nella maxi inchiesta su omicidi e mafia ribattezzata “Nuovo mandamento”. E che in primo grado è stato condannato per associazione mafiosa a 9 anni per poi, in appello, ottenere uno sconto di pena scendendo a 7 anni. Questo era il quadro prima che la Suprema Corte rimettesse tutto in discussione, seppur rinviando gli atti all’Assise d’Appello di Catania per un nuovo processo.