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Palermo, mafia e estorsioni: “cavallo di ritorno”, quattro arresti tra cui un boss

Redazione

Palermo, mafia e estorsioni: “cavallo di ritorno”, quattro arresti tra cui un boss

Mar, 31/01/2017 - 09:26

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PALERMO – Operazione all’alba della polizia di Stato. Arrestate per estorsione quattro persone, tra cui un esponente di spicco di Cosa nostra del mandamento mafioso di Pagliarelli, il quale aveva imposto il pagamento del pizzo agli stessi membri del gruppo criminale specializzato del furto di veicoli e nelle richieste di denaro alle vittime per riottenerle. Il blitz, coordinato dalla Direzione distrettuale antimafia, e’ stato eseguito dalla Squadra mobile diretta da Rodolfo Ruperti, e segue l’attivita’ conclusa, nel dicembre scorso, con l’arresto di 25 persone responsabili a diverso titolo di associazione per delinquere finalizzata alle estorsioni – realizzate con il sistema del ‘cavallo di ritorno’ – nonche’ di rapina, furto e ricettazione di veicoli. In pochi mesi, i poliziotti della Sezione Criminalita’ organizzata della Mobile avevano ricostruito la ramificata organizzazione dell’associazione che prevedeva una rigida suddivisione in ruoli. Vi erano coloro che rubavano i veicoli, suddivisi in ‘batterie’ e attivi sull’intero territorio cittadino; altri che fornivano luoghi sicuri dove custodire i mezzi fintanto che si concludesse la “trattativa” con le vittime e, infine, intermediari che avevano il compito di contattare queste ultime al fine di prospettare la possibilita’ di recuperare il maltolto. E’ stato accertato che il gruppo ogni mese era in grado di portare a termine all’incirca cento furti e di guadagnare 200.000 euro. I veicoli sottratti erano prevalentemente mezzi commerciali. Nel corso di quella indagine era emersa chiaramente la pressione estorsiva esercitata nei confronti degli appartenenti all’organizzazione, da parte di Cosa nostra, intenzionata a controllare ogni attivita lecita e illecita nel territorio di propria competenza.
In manette Vincenzo Cancemi, al quale e’ stato contestato il reato di estorsione aggravata, per avere imposto ai componenti del gruppo criminali il pagamento del pizzo. L’uomo e’ gia’ stato condannato per associazione mafiosa e per turbata liberta’ dell’industria in concorso; successivamente, e’ stato indagato nell’operazione della Polizia di Stato denominata “Gotha”, per riciclaggio e intestazione fittizia di beni. A seguito della stessa operazione, il fratello Carmelo ed il nipote Giovanni sono stati condannati con l’imputazione di associazione per delinquere di tipo mafioso, in quanto ritenuti tra i soggetti piu’ vicini al noto boss Antonino Rotolo. E’ cugino di primo grado di Salvatore, gia’ reggente della cosca di Porta Nuova, divenuto collaboratore di giustizia nel 1993, dopo aver appreso da Raffaele Ganci, capo del mandamento Noce, che il proprio dissenso nei confronti della strategia imposta da Bernardo Provenzano ne aveva determinato la condanna a morte. Ed inoltre, suo genero Giuseppe Perrone e’ stato arrestato nel 2011 con l’accusa di aver diretto il clan di Pagliarelli. Insieme a Cancemi oggi sono stati arrestati altre tre persone, gia’ destinatarie a dicembre della misura degli arresti domiciliari. Nei loro confronti il Gip ha disposto l’aggravamento del regime cautelare, prevedendo l’applicazione della custodia in carcere, in ragione delle ripetute violazioni: si tratta di Ciro Luca’, per aver fornito a Cancemi le informazioni relative all’operazione di Polizia conclusa a dicembre e per averlo informato del suo possibile coinvolgimento; Pietro Di Mariano e Gioacchino Lo Buono, per avere continuato a commettere il reato e avere pianificato versioni concordate. Il provvedimento di custodia cautelare e’ stato emesso dal Gip Filippo Serio, su richiesta del procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dai sostituti della Dda Francesca Mazzocco, Caterina Malagoli e Ferdinando Lo Cascio.

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