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Desaparecidos: ricordi di anni bui, anche nello sport

Robin Hood

Desaparecidos: ricordi di anni bui, anche nello sport

Dom, 06/11/2016 - 17:20

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Sto sistemando centinaia di libri della mia biblioteca.
Quelli di metodologia e periodizzazione dello sport da una parte, quelli della università dall’altra, quelli del basket in alto, quelli della formazione al centro, quelli di Castaneda, di Coelho in basso e mi blocco. “Colazione da Tiffany” di Truman Capote. Lo comprai da Pietro foglio di carta, a Marsala nei miei 2 anni da giocatore di basket, 1978-1980… quante emozioni, quanti ricordi… mi metto a sfogliare distrattamente e… cade una foto, la raccolgo: io, Paolo (ora super affermato principe del foro e 2 splendide ragazze, 1979, prima comunione della figlia del mio coach).
Mi butto sul divano, sprofondando su di esso, distendo le gambe sullo sgabellino fatto da papà, tengo la foto con le dita cercando di rispettarla il più possibile e la mente comincia a vagare incontrollata.
Signorino, spiaggia che poteva essere una spiaggia nord africana, agosto del 1978, supero con il mio coach il ristorante che da accesso alla spiaggia, con fare impettito per nascondere la mia atavica timidezza. Mi sento osservato da tutti che non fanno altro che aumentare la mia insicurezza, sento chiamare il mio coach, ci giriamo e ci troviamo davanti a 2 ragazze ed un ragazzo, rimanendo scioccato dalla ragazza con il bikini rosso. Credo di non avere mai visto ragazza così bella. Alta sul 1,75, capelli neri, con la coda di cavallo, su un viso ovale, con gli zigomi sporgenti ed un sorriso che parlava, che facendole socchiudere gli occhi la rendevano ancora più bella. Presentazioni, io avevo un groppo in gola per l’emozione e credo che mi giudicò un ebete ma questo non lo seppi mai. Tutto il mondo non esisteva più, ero solo io e Lei “piacere, piacere… Sai io sono tifosa dell’Inter, del Beck e gioco a tennis”, come? Non solo interista ma gioca anche a tennis? io non so neanche tenere la racchetta in mano…
Ma ecco per quella strana forma di associazione, mi metto a parlare di Panatta, Pietrangeli, Barazzutti e Bertolucci che in maglia rossa vinsero la Coppa Davis a Santiago del Cile nel 1976 e nella mente si materializza il colpo di stato del 11 settembre del 1973.
Colpo di stato sostanzialmente pubblico, perché la sera del 11 Settembre, i TG di tutto il mondo lo raccontarono, parlando del generale Pinochet. Allende non si volle arrendere e si suicidò. Il 13 settembre ci furono le immagini tremende dello stadio di Santiago che era diventato un lager. Cominciarono le rappresentazioni in tutto il mondo, arrivarono gli esuli, diversi gruppi musicali, ricordo gli Intillimani e in ogni serata, cantavamo istigati dalla bellissima Lucia Filippone che si contendeva con la “mula” Claudia Alessio, che quell’anno giocava nell’Algida Roma, il titolo di più bella giocatrice d’Italia, e accompagnati da una chitarra cantavamo “el pueblo unido jamas sarà vencido”.
Ricordo addirittura che quella vicenda storica , ispirò Enrico Berlinguer a scegliere una strategia politica nuova, quella del compromesso storico. Gli articoli di quello che era l’allora capo del PCI nascono dai fatti del Cile.
dictduraPer quell’associazione di idee a cui non ho mai saputo dare una spiegazione, vado all’Argentina del 1977-78. Qui non è come in Cile, c’è un console italiano, un vero e proprio eroe di quei giorni, Enrico Calamai, che salvò un sacco di gente fabbricando passaporti falsi, per farli uscire. Fu console a Santiago e a Buenos Aires, e scrisse un bellissimo libro che racconta tutto questo, “Niente asilo politico”, scrivendo, ciò che in Cile si fece di giorno, in Argentina si fece di notte. Evidentemente i militari argentini avevano studiato la lezione cilena ed avevano capito che anche dal punto di vista della credibilità internazionale, per non danneggiare troppo alcuni rapporti, era necessario occultare. La stessa strategia di repressione, di violenza sistematica, fu l’opposto di quella del Cile. Lì, arrivarono e cominciarono le retate, addirittura gli oppositori furono portati tutti dentro lo stadio , era una cosa eclatante, quasi uno sforzo muscolare. Qui è l’esatto contrario: l’oppositore e i suoi immediati dintorni, vengono marcati a vista, caso per caso, notte dopo notte, cioè è una strategia di eliminazione di qualsiasi forma di opposizione sistematica, silenziosa, che consente a quella dittatura di essere, in qualche modo, abbastanza credibile anche nei confronti di alcuni interlocutori internazionali, ed era bene non stuzzicare troppo. Ed allora che cosa era accaduto?
Che questo occultare, abbia creato diverse situazione strane e di cui non si ha una percezione che arriverà molto tempo dopo, tanto è che ci sono i movimenti per boicottare la dittatura argentina, che fu una dittatura di una violenza e di una ferocia inaudita. A parte i modi di questa tecnica dei desaparecidos, che è una tecnica atroce , perché? Rapiscono e tengono in ostaggio tutti i familiari e tutti gli amici, perché da un punto di vista psicologico , se si rapisce e si ammazza e lo si dice, c’è una reazione ma se rapisce e non si dice dove sei, ti tengono in scacco.
miguel-sanchezMi appare nei pensieri, il prof Piccioni che organizza la corsa di Miguel a Roma. Miguel Sanchez era un maratoneta che fu desaparecidos; venne rapito tra l’8 e il 9 gennaio del 1978. Nelle giornate e nelle settimane successive, a casa della mamma Cecilia, si presentano delle persone equivoche che chiedevano: mi dia un paio di scarpe di Miguel che forse lo vedo, oppure dicono tenga accesa la luce di notte, perché forse torna. Le famiglie non ne parlavano, quindi l’unico momento che ruppe questo schema, fu quando le mamme cominciarono a girare attorno al obelisco, da qui le slokas, le pazze.
Il Grafico che era il Guerin Sportivo argentino, ad un certo punto pubblica una lettera del capitano della nazionale olandese, Ruud Krol, una lettera alla figlia. Nella nazionale olandese, Kroll era un giocatore molto importante, l’Olanda in quella edizione arrivò seconda come pure 4 anni prima e quindi parliamo di un giocatore tra i più famosi al mondo, che direbbe alla figlia, “guarda bambina mia, non ti preoccupare qui va tutto bene, dicono che ci sono i fucili ma ci sono le rose, ci trattano bene”.Era uno sproloquio di buonissimo, una lettera assolutamente falsa, era stata inventata da un giornalista. Però non è che quella invenzione provocò uno scandalo, cioè non è che dopo la pubblicazione, arriva l’ambasciatore olandese, verifica, comincia a parlarne, no, ma ragioni di opportunità politica che gli olandesi non volevano creare un caso . E’ un mondo dove non c’era ancora la globalizzazione, non c’era la rete e quindi la pubblicazione in un giornale argentino non poteva arrivare ad Amsterdam.
Per scoprire la vicenda di questa lettera, ci sono voluti tanti libri e film che poi sono usciti con gli anni ’80-’90, perché l’Argentina è stata un posto dove pur con la fine della dittatura, la paura era ancora diffusa ancora; nel 1998, parlare di Desaperisidos era molto faticoso, molto difficile. Diciamo che in realtà, Argentina 1978, era invece la dittatura, l’istituzione che sfruttava lo sport e lo sfruttava in termini sistematici, militari.
Nel 1978 si parla di una partita comprata, c’è tutta questa vicenda che riguarda Argentina-Perù, in particolare Il portiere peruviano Quiroga che giocava in Argentina , in particolare una partita di grano che sarebbe stata spedita dal Argentina in Perù, tutta una serie di situazioni che fanno pensare che quel 6-0 servì e serviva, per qualificarsi alla finale ed eliminare il brasile era necessario. Battere il Perù con 4 goal di scarto e quindi si verificò questa situazione e si dice che ci sia stato sostanzialmente un accordo per comprare la partita.
Nel 1979 arriva la delegazione della commissione dei diritti umani, e comincia a scricchiolare il rapporto con gli USA e in generale si comincia a percepire quello che è successo e quello che sta ancora succedendo.
L’eliminazione sistematica, grosso modo avviene nel 1977-78 (tantissimo) -79 (poco) mentre nel 1980 la situazione si andava normalizzando.
Quando arrivò la commissione dei diritti umani, in quel momento per evitare che questa informazione cominciasse a girare per le strade, venne convocata una grande manifestazione per festeggiare all’obelisco di Buenos Aires la vittoria dei mondiali under 20 con Maradona.
A proposito delle uccisioni dei desaperasidos. Sostanzialmente loro li riunivano nei centri di detenzione clandestini, che erano 340 e che soprattutto si trovavano nelle più grandi città: Buenos Aires, Rosario, Cordoba, a questo punto degli elicotteri partivano e si recavano in alcune basi più periferiche, più isolate, caricavano queste persone, davano i fiammiferi, la cocaina e poi li buttavano nel oceano e questa cosa si seppe perché un giornalista argentino Orazio Servinsky intervistò il capitano Scilingo in un colloquio in cui raccontavano in un libro “ il volo” questa storia.
Tornando a Miguel, rimase vivo per 5-6 anni, perché quando arriva la democrazia nel 1983, ancora c’era una piccola speranza. Leggendo i giornali dell’epoca si notava che ad un certo punto, l’allenatore che era Osvaldo Suarez che arrivò 9 alla Maratona delle Olimpiadi di Roma disse, non ho perso ancora le speranze, perché l’unica testimonianza vera che parla di lui, è quella di un certo Javier Casaretto, che era un suo compagno di prigionia. Raccontò che stavano tutti bendati e si parlava di un atleta, che con un dialetto tutucumano diceva ai carcerieri : “ma che cavolo state facendo, io rappresentavo l’Argentina , sono stato in Brasile alla corrida di San Silvestro a correre, ma vi rendete conto di quello che state facendo” e questa cosa Casaretto disse, era rarissima: perché quando tu entri lì dentro, che ti bendano, e ti tolgono la identità, sei assolutamente annichilito dalla paura, non vai a dire “che cavolo state facendo” perché sei convinto che una minima parola, un minimo errore, ti possa ritorcere contro.
laplatasquadra-500x376Un romanzo di Claudio Fava racconta la storia dei rugbisti che fu decimata, addirittura ne sparirono e ne furono assassinati in 17, la Plata Rugby club.
Era una squadra dove c’erano militanti molto forte e fu decimata in vari momenti della dittatura. Praticamente i militari colpirono questi centri di opposizione e in qualche caso ci furono degli scontri a fuoco e in qualche altro delle sparizioni. Tutte queste storie non si seppero sul momento ma neanche 3 anni dopo, quando nel 2001-2002 c’è il momento dell’Argentina con 3 presidenti , il momento del coralido, la crisi economica, poi arriva alla presidenza Nelson Kirkschener. Si crea questo meccanismo del recupero della memoria e a quel punto saltano fuori di queste storie, c’è questo giornalista argentino, Gustavo Veja di padge 12 che racconta molte di queste storie fino al punto di scrivere un libro “detenido” “Gli sportivi desaparecidos”, in cui viene descritta la storia dei rugbisty del La Plata rugby Club. Anche la comunità italiana in Argentina che è molto forte, fu colpita. Naturalmente dobbiamo tenere presente sempre una cosa, c’erano i militari da un parte e gli altri dall’ altra. È chiaro che avevano un consenso popolare, perché, comunque, esistevano tutta una serie di strati sociali che erano interessati alla repressione, per esempio i Latifondisti, i proprietari terrieri, un certo tipo di industrie. Si ebbe inizialmente un consenso popolare, si veniva da anni di tensioni, di violenze, ora arrivano questi militari, e all’inizio portano una parvenza di ordine, perché nessuno sapeva ad esclusione delle famiglie che erano coinvolte. La globalizzazione in quel senso già esisteva, però naturalmente ci sono parecchi argentini di origine italiana che poi sparirono, e se ne parla in un libro che si chiama “el tano”. In Argentina c’è questa abitudine di chiamare Tanus. Io credevo che derivasse da Napoletano. Lì ad un certo punto alludendo a te, dicono: hai visto che ha fatto El Tano? Hai visto cosa ha fatto l’italiano naturalmente gli italiani sono tanti. Borgesdiceva che i brasiliani discendevano dai Portoghesi, i messicani e i peruviani etc etc, dagli spagnoli e gli argentini dalle navi, dall’emigrazione.
Squilla il cellulare, come una bomba mi distoglie da questo peregrinare fra i meandri della mia mente. Quando ritorno alla mia foto, la magia del sogno era svanita, sono preso dal nervosismo: debbo organizzare la mia trasferta a Roma per l’Università…. Ma si, ora telefono al prof. Piccioni, per incontrarci, perché voglio dare una conclusione a questo mio girovagare fra dittatura e sport.
Intanto rimetto la foto in mezzo al libro che parla di “paturnie”, lo metto in alto nella libreria, così da non vederlo e ritorno alla mia vita di tutti i giorni.

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