Salute

“Cose dell’altro mondo !?”

Don Salvatore Callari

“Cose dell’altro mondo !?”

Lun, 07/11/2016 - 00:01

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padre-salvatore-callariCOSE    DELL’ALTRO    MONDO  !? e non è una iperbole, cioè un linguaggio esagerato, o schiettamente simbolico. E’ una semplice ed evidente verità. La liturgia, di questa domenica, ci parla di vicende che immettono, o introducono nel grembo della eternità, cioè,  dell’altro mondo . E’ significativa la scelta delle letture; c’è un parallelismo perfetto mirato ad una considerazione unica : la certezza di entrare nella eternità felice, dopo la morte, da un lato ;  e poi dall’altro lato ciò che avviene nel “mondo della eternità”, se c’è , perché c’è.  Una frase identica  introduce il discorso : Prima lettura :  “ci fu il caso di sette fratelli….  Seconda lettura : “  C’erano dunque sette fratelli…. Nel primo caso c’è la gloriosa professione di fede, nel secondo caso la effimera ironia, per irridere la verità della risurrezione, da parte di coloro che , volendo, da spacconi spavaldi, mettere in imbarazzo Gesù.  La prima lettura  ci narra la  ammirevole vicenda dei sette fratelli Maccabei, che per non trasgredire la legge del Signore, preferiscono affrontare la morte assieme alla loro madre. La loro è una testimonianza eroica ed una lucidissima professione di fede: proclamano che il giusto muore piuttosto che peccare ; sono certi che Dio li vendicherà e li farà risorgere anche nel corpo, che sarà reso nuovo per la potenza di Dio. E con coraggio, dinanzi, al persecutore, affermano che Dio punirà i malvagi che saranno, destinati tutti alla dannazione.  Splendida lezione di… catechismo !  Il mondo che oggi si lascia sopraffare  da  vuoti convincimenti, dal rifiuto delle verità eterne, che dimostra una ingiustificata leggerezza e superficialità nei confronti della morte, ha bisogno di riflettere sul senso  di quello che i sette  fratelli Maccabei hanno espresso con indomita energia di fede. Forse sarebbero diverse le scelte, talora criminali e altre spudorate, o violente  se si pensasse, con  saggia meditazione,  a quello che ci aspetta alla fine di questa vita, e alla “ineludibile giustizia divina” quando la misericordia non sarà riuscita a metterci sul sentiero della salvezza, per la durezza del nostro cuore. I Sadducei, poi,   (quelli del vangelo ) celiando ironicamente, sono preoccupati, non sapendo come … sistemare, in cielo, la donna che ha avuto sette mariti, che erano sette fratelli. Impegnati nel dare una discenda  al fratello che  muore senza averne avuta.  Gesù  trascura la provocazione e chiarisce. In cielo è un’altra cosa. Non è come sulla terra. Non c’è né moglie né marito.. Tutti figli di Dio… sullo stesso piano.  L’importante è sapere che c’è la vita eterna, una vita nuova. Già  Mosé  aveva detto che Dio non è Dio dei morti ma dei vivi. Quelli sulla terra e quelli in cielo. Dunque, vale per  i Sadducei e vale per tutti noi, c’è la “risurrezione” Cioè la vita non è finita sulla terra, ma è “ trasformata”;  continua in cielo. Assai interessante, allora, la affermazione di S. Paolo, nella seconda lettura,” Gesù Cristo ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza” E , però, non dobbiamo trascurare  quello che aggiunge : “ noi abbiamo fiducia nel Signore, ma , speriamo, che voi, “quanto vi ordiniamo già lo facciate e continuate a farlo”. Si potrebbe ricordare il passo del vangelo : “Chi ha orecchi da intendere, intenda “.