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Mafia: estorsioni in crisi e clan coltivano droga, 16 arresti

Redazione

Mafia: estorsioni in crisi e clan coltivano droga, 16 arresti

Mar, 04/10/2016 - 12:37

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Operazione alto impatto Carabinieri NapoliPALERMO – Sono sedici le ordinanze di custodia cautelare in carcere disposte dal Gip di Palermo ed eseguite dai carabinieri nell’ambito dell’operazione “Monte Reale”. I destinatari sono boss e gregari del mandamento di San Giuseppe Jato o, quanto meno, quelli che sono rimasti sul territorio dopo gli ultimi blitz delle forze dell’ordine: a marzo e la settimana scorsa (ma nel Corleonese). Oltre centro i militari del Gruppo Monreale comandato dal tenente colonnello Pietro Sutera, impegnati fra San Giuseppe Jato, Monreale e San Cipirello. Le cosche sono in crisi, le estorsioni in calo per la crescente insofferenza dei commercianti, le fibrillazioni interne in aumento e il nuovo business per sostenere le asfittiche casse del clan, attaccate anche dai sequestri, e’ quello legato alla marijuana, alla coltivazione di piantagioni in un territorio non facile da perlustrare: anche questo emerge dalle indagini dei carabinieri del comando provinciale, guidato dal neo comandante Antonio Di Stasio. Le indagini sono state coordinate dai sostituti della Dda di Palermo, Francesco Del Bene, Siro De Flammineis e Amelia Luise.

Tra i sedici arrestati ci sono i boss Salvatore Lupo, Francesco Balsano, Ignazio Bruno, Giovan Battista Ciulla, quest’ultimo ‘posato’, perche’ colpevole agli occhi dei mafiosi di ‘relazione extraconiugale’. Del resto le tensioni per affermare le posizioni di comando sono sempre state altissime da queste parti. Le indagini svolte, a partire dalla fine del 2014 e nei primi mesi del 2015, hanno registrato in presa diretta l’evoluzione delle dinamiche interne di San Giuseppe Jato e della cosca di Monreale. E’ emerso, infatti, che, in considerazione dell’aggravarsi delle condizioni di salute dell’anziano boss Gregorio Agrigento, piu’ volte ricoverato nei mesi di ottobre e novembre 2014, Ignazio Bruno ha ricoperto la reggenza del mandamento di San Giuseppe Jato, assumendo decisioni importanti sia nella ridefinizione dell’organigramma interno sia accreditandosi nei summit con i vertici di altri mandamenti, come quello di Corleone. Il mutamento di leadership di San Giuseppe Jato si e’ reso necessario per garantire la continuita’ nella gestione di un’importante zona economica della Sicilia occidentale. E’ un fatto che a seguito dell’operazione “Nuovo mandamento” conclusa nell’aprile 2013, si era venuto a determinare un vuoto, soprattutto a causa dell’arresto di Vincenzo Madonia. Un vuoto colmato con la decisione del nuovo vertice del mandamento mafioso di San Giuseppe Jato, nel frattempo ricostituitosi, di individuare il reggente della cosca di Monreale in Giovan Battista Ciulla (poi arrestato il 16 marzo con l’operazione “Quattro.zero”). Nel periodo tra gli ultimi mesi del 2014 e gli inizi del 2015, nuove fibrillazioni a Monreale venivano per l’intenzione di Ciulla e Onofrio Buzzetta di tessere nuove alleanze e di modificare le strategie operative. Tensioni ulteriormente amplificate dalla scarcerazione di Benedetto Isidoro Buongusto. La nascita di questa nuova alleanza, ha aggravato i risentimenti gia’ nutriti dai vertici del mandamento di San Giuseppe Jato nei confronti di Ciulla, sempre piu’ inviso per la cattiva gestione degli affari della famiglia di Monreale, per aver sottratto parte dei ricavi derivanti dalla gestione degli stessi e anche per una relazione extraconiugale con la moglie di un detenuto, in violazione del codice d’onore di Cosa nostra. Ne era derivato un piano per ucciderlo e la fuga a Udine. Da qui l’esigenza di nuovi vertici per la gestione della cosca di Monreale e l’individuazione di Francesco Balsano, nipote del capomafia Giuseppe, catturato nel 2002 e morto suicida in carcere, e investito della carica in un summit il 25 febbraio 2015 in un capannone. Equilibri precarissimi. Tanto che gia’ all’inizio del 2016, Salvatore Lupo e il il capo decina Giovanni Pupella (incaricato della gestione dello spaccio) erano pronti a scatenare una violenza reazione contro il progetto di Buongusto di spodestarli. Piani bloccati dai numerosi blitz delle forze dell’ordine.