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Agrigento, mafia: imprenditore “vicino” al boss, sequestrati beni per 20 milioni di euro

Redazione

Agrigento, mafia: imprenditore “vicino” al boss, sequestrati beni per 20 milioni di euro

Mer, 29/06/2016 - 14:14

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guardia_di_finanza7PALERMO Beni e aziende per 20 milioni sono stati sequestrati dai finanzieri del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Palermo, all’imprenditore Carmelo Marotta, 46enne di Ribera (Agrigento), ritenuto vicino a Cosa nostra. Il provvedimento e’ stato emesso dal Tribunale di Agrigento su proposta del procuratore aggiunto Bernardo Petralia e del sostituto Rita Fulantelli della Procura di Palermo, d’intesa con il procuratore Francesco Lo Voi. Sigilli a tre aziende in provincia di Agrigento, partecipazioni societarie, decine di rapporti finanziari ed autovetture. L’imprenditore, gia’ indagato per associazione mafiosa nell’ambito dell’operazione “Maginot” del 2011, nonche’ per bancarotta fraudolenta, intestazione fittizia di beni e truffa, e’ stato condannato nel luglio del 2015 con sentenza definitiva per aver favorito la latitanza del capomafia di Agrigento Giuseppe Falsone. Negli anni, Marotta ha costruito un impero economico, intestato anche alle sorelle e basato sul cemento, costituendo societa’ che gestivano cave ed imprese edili, che ha poi anche messo a disposizione di Falsone per favorirne la latitanza. Infatti il boss, che utilizzava un documento falso predisposto dall’imprenditore, figurava quale dipendente, con mansioni di trasportatore, di una delle societa’ costituite appositamente.

Marotta, dopo la condanna in primo grado, era stato assolto dall’accusa di associazione mafiosa, ma la ricostruzione del suo profilo, effettuata dalle Fiamme gialle sulla base degli atti giudiziari, ha evidenziato la sua pericolosita’ sociale. Gia’ in passato il collaboratore di giustizia Calogero Rizzuto lo aveva indicato come soggetto “raccomandato” da Giuseppe e Francesco Capizzi, esponenti della cosca mafiosa di Ribera, affinche’ non pagasse il pizzo a Sciacca. Soprattutto il rapporto tra Falsone e Marotta, ricostruito nella sentenza che lo ha visto definitivamente condannato, ha trovato ulteriore conferma fra i documenti rinvenuti nel covo marsigliese del latitante, che nei suoi pizzini lo appellava quale “u’ maluppila” (il malpelo) in virtu’ della carnagione e del colore di capelli. Le indagini del Gico hanno permesso inoltre di dimostrare la sperequazione fra il patrimonio accumulato ed i redditi dichiarati dal nucleo familiare di Marotta fra il 1997 ed il 2012. Sulla base di tali presupposti, si e’ pertanto proceduto al sequestro della “Sagid sas”, della “Edilmar sas, e della “Edilmar group srl”, tutte con sede a Sciacca, proprietarie di impianti di produzione e cave anche a Ribera, del 50% del capitale della “Samar Costruzioni srl”, anch’essa di Sciacca, nonche’ di autovetture e disponibilita’ finanziarie. Il patrimonio sequestrato sara’ ora gestito dall’amministratore giudiziario nominato dal Tribunale di Agrigento.