Salute

Salotto letterario. Rosso di San Secondo torna nel suo teatro

Michele Spena

Salotto letterario. Rosso di San Secondo torna nel suo teatro

Sab, 28/05/2016 - 09:30

Condividi su:

RossoCALTANISSETTA – Torna nella sua città, nel teatro che gli è stato dedicato, Pier Maria Rosso di San Secondo, per la presentazione del volume che Calogero Rotondo ha pubblicato sul drammaturgo nisseno: “Le esperienze solitarie di uno scrittore “vagabondo”, spirito sognante e poeta”, (edizioni Terre Sommerse) recentemente presentato in anteprima al Salone Internazionale del Libro di Torino, a cura della FUIS (Federazione Unitaria Italiana Scrittori).
Sabato pomeriggio, dalle 17,30, il salone principale del Teatro Rosso di San Secondo si animerà con un salotto letterario in cui discuteranno del libro, insieme all’autore, Sergio Mangiavillano e Antonio Vitellaro, dopo la proiezione di filmati d’epoca e la performance dialogica con Giorgio Villa e Rosanna Manganaro su un testo di Luigi Garrone.
Riportare Rosso di San Secondo nel cuore della sua città non è mai stata un’impresa facile, da sempre. Troppo lucido, disincantato, drammaticamente espressivo l’autore nisseno, capace di mettere a nudo l’identità più profonda e inquietante dei suoi concittadini, dei siciliani, metafore esistenziali di un’umanità tormentata, consapevole quanto spesso condannata al fallimento.
Rosso 2E’ stato un poeta del teatro di ricerca, sin dall’inizio del ‘900, capace di muoversi con abilità funambolica tra mito e contemporaneità, tra crisi esistenziali ed energie solari, di rappresentare le forze dirompenti, primigenie, dell’identità mediterranea insieme alla loro interfaccia razionale, perbenista, sterile e velenosa, rispecchiata con sincerità destabilizzante, senza attenuanti, al pubblico del suo tempo che spesso non tollerava di guardare dentro di sé con quella luce impietosa. E allora i suoi spettacoli venivano sospesi d’autorità, i teatri chiusi spesso tra i tumulti, scomodo per gli impresari così come per gli editori.
In confronto il problematico Pirandello era soltanto un lucido conformista, più rassicurante nel rendere paradossale la sua analisi della società del suo tempo, tanto paradossale da farla accettare, alla fine, pur avendo abbattuto la “quarta parete” e portato i personaggi in cerca d’autore tra le poltrone del pubblico, teatro nel teatro.
L’espressionismo di Rosso, di stampo mitteleuropeo, si colorava delle passioni dell’antichità mediterranea, inconscio collettivo di un’Europa razionalizzatrice ma attraversata proprio nei suoi anni, la prima metà del ‘900, da tensioni e tragedie di violenza assoluta, le guerre mondiali, i totalitarismi, i genocidi.
Quel dolore profondo pulsava nelle opere di Rosso con energia dionisiaca, facendo balenare fulmini di luce anche nel buio delle sofferenze più irredimibili, facendo intravedere anche la speranza, al di là delle tempeste dell’esistenza, ma sempre senza esorcizzare il dolore, con una coscienza affilata degli abissi dell’inconscio che possono offrire anche una lettura psicanalitica, si direbbe di tendenza junghiana.
Trentacinque lavori teatrali, undici romanzi, decine di novelle e racconti (l’intera opera narrativa è stata pubblicata da Sciascia in 17 volumi): una produzione instancabile quella di Rosso, sperimentale nei linguaggi e immaginifico nelle narrazioni, documentato anche nella vicenda biografica con un patrimonio di documenti in parte inediti, raccolti con cura da Calogero Rotondo per strutturare il suo studio ponderoso, contributo importante agli studi e alla ricerca su questo nostro autore, che non ha avuto ancora la valorizzazione adeguata al suo genio. E che combatte ancora con la rimozione della sua memoria, o con le letture critiche stereotipate e sbrigative, di un mondo accademico che fatica ad occuparsene.
Oggi la sua città sembra voglia cominciare a ripensarlo, con una serie di iniziative che sono in cantiere per il 60° della sua morte che si celebra quest’anno, a cominciare dalla sua scuola, il Liceo Classico “Ruggero Settimo” che gli ha dedicato una sezione della mostra documentaria “La Storia del Futuro” realizzata il mese scorso.
Rosso avrebbe voluto rappresentare qui il suo “Ratto di Proserpina”, sui piazzali delle zolfare. Il lavoro, la sua ultima opera teatrale, dovette attendere trent’anni dopo la sua morte per trovare un palcoscenico e un pubblico: a Gibellina, al cretto di Burri, sulle rovine del terremoto, nel 1986. Altri ventidue anni, nel 2008, per arrivare finalmente sul piazzale di una zolfara nissena: la Trabonella, in quell’esperienza unica che è stata “Cantieri teatrali nelle zolfare”, quando nella nostra città per i grandi eventi culturali si riusciva persino ad accedere ai finanziamenti europei.
La riedizione critica completa del suo teatro, ormai introvabile nella vecchia edizione a cura di Flora, era stata promossa dal Comune nel 2008 e 2009 con l’editore Sciascia. E’ stata interrotta dopo i primi due volumi, commentati da Andrea Bisicchia, il principale critico italiano dell’opera di Rosso. Il finanziamento non è stato confermato. Mancano altri tre volumi.

Pubblicità Elettorale