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Mafia, operazione “Kronos”: affari e kalashinkov a Catania, 28 fermi per evitare una guerra.

Redazione

Mafia, operazione “Kronos”: affari e kalashinkov a Catania, 28 fermi per evitare una guerra.

Mer, 20/04/2016 - 17:50

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Ros-carabinieri2CATANIA  – Una guerra di mafia con la preparazione di attentati in grande stile e l’utilizzo di kalashnikov. E’ lo scenario pronto a esplodere e che e’ stato fermato dall’operazione “Kronos” dei carabinieri del Ros e dei comandi provinciali di Catania, Siracusa, Ragusa e Enna. Durissimo il colpo inferto ai vertici e a gli affari di Cosa nostra catanese, diretta da Francesco Santapaola detto “Colluccio”, figlio di Salvatore, e dei gruppi direttamente collegati: il clan di Caltagirone, storicamente guidato dal boss Ciccio La Rocca; e quello di Lentini in mano ai Nardo. Ventotto i fermi. L’indagine e’ stata avviata nel 2015 e ha focalizzato il ruolo di Salvatore Seminara, gia’ indagato nelle operazioni Dionisio e Iblis. Reggente dell’assetto mafioso, Seminara e’ stato per mesi intercettato permettendo ai carabinieri del Ros di ricostruire la struttura della famiglia e di individuarne affiliati, gli ambiti di competenza e collegamenti con i Santapaola i Nardo. Da qui e’ emerso in maniera inequivocabile la figura di Francesco Santapaola, al vertice della storica cosca catanese, cugino del piu’ noto Benedetto, indiscusso capomafia dal 1978. Frequenti gli incontri tra i tre gruppi criminali per individuare comuni linee di azione strategiche. In particolare, nel corso di un summit, tenutosi in Catania il 28 agosto dello scorso anno, e’ emersa la volonta’ di procedere alla nuova individuazione del rappresentante provinciale, l’ultimo noto e’ stato Vincenzo Aiello. Nelle riunioni successive, tenutesi a Carlentini (18 dicembre dello scorso anno) e Paterno’ (il successivo 23 dicembre), e’ stato accertato che i Santapaola, con la piena approvazione degli affiliati del clan Nardo, pretendevano di partecipare alla spartizione di introiti estorsivi che invece erano stati di ‘competenza’ del gruppo mafioso del calatino. Frizioni che stavano per esplodere in una sanguinosa faida.
Cosi’, in una fase delicata di transizione degli equilibri di potere nel territorio, spiegano gli investigatori, il provvedimento di fermo si e’ reso necessario per scongiurare ulteriori, imminenti, gravi fatti di sangue.
Il provvedimento scaturisce da una indagine del Ros sulla cosca mafiosa di Caltagirone di cui sono stati ricostruiti gli assetti organizzativi, gli ambiti operativi e i collegamenti con altri gruppi mafiosi anche esterni alla provincia di Catania. In particolare le indagini, che hanno consentito di accertare le responsabilita’ in riferimento anche a un duplice omicidio commesso a Raddusa (Catania), hanno documentato numerosi incontri tra gli esponenti di vertice di cosa nostra della famiglia calatina, dei “Santapaola” e del clan “Nardo” di Lentini (Siracusa), volti all’individuazione del rappresentante provinciale di Catania e alla gestione condivisa delle estorsioni sugli appalti pubblici e sui lavori privati. Tra i 28 fermati esponenti del clan ‘Santapaola Ercolano’: il reggente del clan, Francesco Santapaola, 37 anni, Francesco Amantea, di Paterno’, 46 anni, Giuseppe Mirenna, di Paterno’, 64 anni, Alfonso Fiammetta, di Palagonia, 44 anni, Silvio Giorgio Corra, 32 anni, di Catania, Pierpaolo Di Gaetano, 37 anni, di Catania, Francesco Pinto, di Catania, 41 anni, Giovanni Pinto, di Catania, 40 anni, Vito Romeo, 401 anni, di Tremestieri Etneo. Della famiglia di Caltagirone: il reggente del clan Salvatore Seminara, 70 anni, di Mirabella Imbaccari, Febronio Oliva, 55 anni, di Palagonia, Cosimo Davide Ferlito, di Palagonia, 45 anni, Carmelo Oliva, 43 anni, Benito Brundo, 35 anni, di Palagonia, Salvatore Di Benedetto, 50 anni, di Palagonia, Angelo Giglio spampinato, 48 anni, di Caltagirone, Liborio Palacino, 53 anni, di raddusa, Giovanni Pappalardo, 42 anni, di palagonia, Gaetano Antonio Parlacino, 49 anni, di Raddusa, Salvatore Russo, 42 anni, di Niscemi, Giuseppe Simonte, 36 anni, di Raddusa, Rino Simonte, 29 anni, di Raddusa, Giuseppe Tangora, 47 anni, di Caltagirone. Del clan Nardo di Lentini: Rosario Bontempo Scavo, 28 anni, di Francofonte, Rosario Di Pietro, 39 anni, di Scordia, Pippo Floridia, 60 anni, di Lentini, Antonino Galioto, 52 anni, di Ferla e Paolo Giovanni Galioto, 64 anni, di Ferla.

La guerra che stava per esplodere all’interno di cosa nostra catanese tra le tre famiglie della Sicilia orintale, quella di Catania, quella di Caltagirone e quella di Lentini, nasce dalla ‘perdita’ sul campo di vecchi boss di mafia soppiantati dalle nuove leve. Alfonso Fiammetta scarcerato il 24 novembre del 2015, assieme a Pasquale Oliva costituiva il vertice del gruppo che operava a Palagonia e Ramacca: i due avevano avuto in Enzo Aiello il loro punto di riferimento operativo, prima del suo arresto. Fiammetta ritornato in campo aveva pero’ trovato il proprio territorio presidiato da Di Benedetto e Pappalardo che, invece, avevano in Seminara il loro punto di riferimento. Quest’ultimo infatti approfittando dell’assenza di Oliva e Fiammetta, aveva gradualmente preso in mano il controllo dei territori di Palagonia e Ramacca. Di Bendetto e Pappalardo negli incontri di Carlentini e Paterno’, in occasione dei quali sono state rese esplicite le pretese dei Santapaola, si erano fieramente opposti, entrando in attrito con Floridia. Da qui la necessita’ di organizzare un ulteriore summit, stavolta alla presenza di Francesco Santapaola e Salvatore Seminara, avvenuto il 29 febbraio scorso in territorio di Siracusa, nel corso del quale quest’ultimo aveva sottratto a Salvatore Di Bendetto e Giovanni Pappalardo la competenza ad operare nel settore delle cosiddette “messe a posto”. In piu’, Santapaola, Seminara e Floridia indicavano rispettivamente in Giuseppe Mirenna, Davide Ferlito e Rosario Di Peitro gli unici soggetti legittimati ad operare nel settore delle messe a posto e, poiche’ investiti di poteri di rappresentanza dei rispettivi vertici, abilitati ad interfacciarsi reciprocamente. Sono seguivano altre riunioni ancha in casa di Fiammetta nel frattempo agli arresti domiciliari, per garantire i precari equilibri, tra incontri armati, agguati e vendette per posizioni di potere, appalti e distribuzione dei proventi delle estorsioni. I carabinieri del Ros hanno fatto luce sul duplice omicidio di Salvatore Cutrona e Giovanni Turrisi, avvenuto a Raddusa il 5 aprile del 2015. Il reato di omicidio e’ stato contestato a Salvatore Seminara, Salvatore Di Bendetto e Rino Simonte. Il delitto, allo stato, e’ riconducibile a vicende interne alla famiglia calatina e, specificatamente alla minor affidabilita’ di Cutrona al quale e’ succeduto, nel ruolo di responsabile di Raddusa proprio Rino Simonte. Quest’ultimo e’ stato individuato quale esecutore materiale mentre Seminara e Di Benedetto quali mandanti.