Salute

Capaci bis a Caltanissetta: il boss Totò Riina contro Brusca: “Inventa le cose, sa tutto lui”

Redazione

Capaci bis a Caltanissetta: il boss Totò Riina contro Brusca: “Inventa le cose, sa tutto lui”

Ven, 29/04/2016 - 11:30

Condividi su:

Salvatore Riina mafia boss processoCALTANISSETTA – Il capomafia Totò Riina ha accettato di rispondere alle domande dei legali di alcuni degli imputati del processo d’appello bis per la strage di Capaci in corso davanti alla corte d’assise d’appello di Caltanissetta. Alla sbarra i boss Cosimo D’Amato, Giuseppe Barranca e Cristofaro “Fifetto” Cannella. Riina, che è collegato in videoconferenza dal carcere di Parma, dovrebbe deporre su un colloquio avuto con Giovanni Brusca dopo l’attentato costato la vita a Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e ai tre agenti di scorta. Il boss, che è imputato di reato connesso, si sarebbe potuto avvalere della facoltà di non rispondere. A dicembre era stato sentito il padre del poliziotto ucciso subito dopo gli attentati, Antonino Agostino.

“Giovanni Brusca dice tutto lui, sa tutto lui, ma nessuno di noi sa niente. Questo è un inventore, si inventa le cose, è uno che ha ucciso molte persone. Io lo conosco perché sono di Corleone, lui di San Giuseppe Jato e avevamo dei terreni confinanti. Di altro non so”. Così il boss Totò Riina ha risposto alle domande dei difensori di Cosimo D’Amato, Giuseppe Barranca e Cristofaro “Fifetto” Cannella, imputati al processo d’appello bis per la strage di Capaci, in corso in corte d’assise d’appello a Caltanissetta. “Di tutte queste cose io non so niente”, ha aggiunto quando gli chiedevano di un incontro con Brusca in cui si sarebbe parlato dell’esplosivo per l’attentato a Falcone. Brusca aveva dichiarato che era stato Riina stesso a dirgli che parte dell’esplosivo era stato procurato dai fratelli Graviano, boss palermitani di Brancaccio. Dunque nessuna ammissione e nessuna rivelazione sulla strage del 23 maggio ’92 da parte del padrino corleonese; la deposizione è durata pochi minuti. Il capomafia, recentemente ricoverato in ospedale a Milano e detenuto al 41 bis a Parma, è parso affaticato, tanto che più volte sia i giudici che le parti hanno dovuto fargli ripetere le frasi che pronunciava perché difficili da capire.

Conclusa la deposizione del boss Salvatore Riina, che era stato trasportato al carcere di Parma su una lettiga per deporre in videoconferenza al processo d’appello bis per la strage di Capaci, è toccato al pentito Gaspare Spatuzza salire sul banco dei testi per confermare le dichiarazioni già rese. Spatuzza è stato nuovamente citato perché, quando era stato sentito in trasferta, non gli era stata fatta leggere la formula del giuramento. Il collaboratore si è limitato a ribadire quanto detto. La Corte d’Assise d’Appello, che sta processando in abbreviato Giuseppe Barranca, Fifetto Cannella e Cosimo D’Amato per l’attentato del 23 maggio ’92, ha quindi chiuso l’istruttoria e ha fissato per l’11 e il 13 maggio due udienze per la requisitoria del procuratore generale Sergio Lari e dei sostituti Fabio D’Anna e Antonino Patti.

Pubblicità Elettorale