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Il sindaco Ruvolo scrive a Renzi e Crocetta per chiedere di investire sulla musica e sull’Istituto Superiore di Studi Musicali “Vincenzo Bellini” di Caltanissetta

Redazione

Il sindaco Ruvolo scrive a Renzi e Crocetta per chiedere di investire sulla musica e sull’Istituto Superiore di Studi Musicali “Vincenzo Bellini” di Caltanissetta

Ven, 19/02/2016 - 10:59

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ruvolo-renzi-crocettaCALTANISSETTA – Ieri, il sindaco Giovanni Ruvolo, a seguito della giornata di protesta e di proposta dei Conservatori di musica statali e non statali italiani, svoltasi il 13 febbraio scorso, ha scritto una lettera al presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi, e al presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, chiedendo l’impegno concreto dello Stato e della Regione affinché si inizi una coraggiosa politica di investimento sulla musica, sugli istituti che la promuovono e sui giovani che la studiano con passione.

            «Il 13 febbraio scorso l’Istituto Superiore di Studi Musicali “V. Bellini” della città che mi onoro di amministrare dal giugno del 2014 ha aderito alla giornata di protesta e di proposta dei Conservatori di musica statali e non statali italiani, e si è esibito a Palazzo Moncada affidando alla dolcezza delle note la propria preoccupazione per le sorti non solo del proprio istituto, ma di tutta l’Alta Formazione Artistico Musicale italiana.

   Una protesta “armoniosa e garbata” ma del resto le note sono le parole e la voce dei Conservatori, e proprio con la musica i musicisti tutti che si sono esibiti e la Giovane orchestra d’archi dell’Istituto V. Bellini hanno protestano per chiedere attenzione, per rivendicare impegno e risorse economiche che gli consentano di continuare la loro formazione.

  La città di Caltanissetta ha un vincolo molto forte con l’Istituto V. Bellini perché da più di quarant’anni questo forma giovani talenti e offre non solo al territorio la professionalità di validissimi maestri e docenti. 

 L’Italia vanta la più prestigiosa tradizione musicale di tutti i paesi occidentali. La nostra musica è, ancora oggi, il biglietto da visita più autorevole e lusinghiero che il made in Italy possiede ed è, perciò, impensabile che il Governo nazionale, il nostro Governo regionale non investano nell’alta formazione musicale.

I Conservatori, così come le università, sono centri di alta cultura ai sensi dell’ art. 33 della Costituzione e svolgono attività di formazione, di produzione e di ricerca.

La protesta/proposta di questi giorni chiede la attuazione completa della riforma del sistema, nuove modalità di reclutamento, l’ordinamento di tutti i corsi di studio, la statalizzazione degli Istituti Superiori di Studi Musicali non statali specialmente laddove a finanziare i corsi di studio sono state fino ad ora soltanto le ex-province. 

Molti Istituti musicali ex pareggiati storici in Italia hanno già chiuso, non vogliamo che il ritardo nella attuazione di quanto previsto nella Legge di Riforma 508/99 che prevede anche la statizzazione degli Istituti ex pareggiati abbia a decretare la chiusura anche del nostro Istituto. 

            Da anni gli Enti locali (Comuni e Province) gestori degli Istituti Musicali ex Pareggiati, che hanno supplito nel territorio alla Stato, hanno assistito al progressivo decremento di finanziamenti statali e regionali con gravi ripercussioni anche sugli Istituti Musicali da loro direttamente o indirettamente finanziati.

Ripercussioni sulle strutture, sulle strumentazioni in dotazione, ed inibizione di ogni possibilità di ampliare e diversificare l’offerta formativa.

 Ritengo che sia un dovere mio personale e di tutta la città chiedere con forza l’impegno concreto dello Stato e della Regione perché inizino una coraggiosa politica di investimento sulla musica, sugli istituti che la promuovono, sui giovani che la studiano con passione. Non vogliamo vedere altri giovani talenti, altre promettenti professionalità prendere il volo verso Paesi, forse meno ricchi di tradizione musicale ma certamente più lungimiranti negli investimenti di energie e tempo, dove possono trovare opportunità formative negate nella loro terra di provenienza.

 Tante orchestre nel territorio italiano hanno suonato nei giorni scorsi per protesta: la magia delle note di maestri e allievi per dire che si rischia la morte della musica, della bellezza, dell’identità stessa del nostro Paese. Mi auguro fortemente che questo monito non rimanga inascoltato ma che si intervenga tempestivamente, scommettendo e investendo sulla musica, vocazione tutta italiana».

  Giovanni Ruvolo

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