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Caltanissetta, Reginald Green al “Mottura”. Il padre del piccolo Nicholas, ha partecipato al Convegno: “Educare uguale donare”

Redazione

Caltanissetta, Reginald Green al “Mottura”. Il padre del piccolo Nicholas, ha partecipato al Convegno: “Educare uguale donare”

Gio, 04/02/2016 - 16:40

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Visita Museo Sig GreenCALTANISSETTA – Gracile, piccolo di statura, capelli bianchi, stanco, ma con il sorriso e la battuta pronta, il 2 febbraio 2016  attorno alle ore 12.45, mister Green è giunto al Laboratorio Museale Mineralogico, Paleontologico e della Zolfara insieme al dott.Salvatore Benfante Picogna, accolto dalla  Dirigente Prof.ssa Laura Zurli,dagli alunni della quinta sez. C, dalla Prof.ssa Ignazia Lo Presti, dal prof. Giuseppe Garro.

Mister Green, padre di Nicholas, al termine della mattinata, trascorsa all’Auditorium “Bufalino “ di Caltanissetta, dove ha  partecipato al Convegno: “Educare uguale donare”,che ha visto la partecipazione di dirigenti, professori, alunni, associazioni di volontariato di Caltanissetta e provincia, della famiglia Naro, ha onorato l’Istituto “S. Mottura” della sua visita.

Attento e interessato ai minerali e ai fossili di notevole pregio custoditi nel Laboratorio museale,nonché agli strumenti e alle attrezzature d’epoca come i castelletti di estrazione, i vagoncini utilizzati per il trasporto dei minerali,i forni Gill e alla ricca serie di carte geologiche della Sicilia, ha percorso le sale del laboratorio, guidato in perfetto inglese dalla Dirigente e dal Prof. Garro. Infine, ha posato per le foto con gli alunni ,che sono stati colpiti da questo signore ottuagenario, venuto da lontano, sorridente, con gli occhi  vispi , la cui testimonianza è stata una lezione  di alto valore civile e morale,un bell’esempio per i giovani che sono stati sensibilizzati al dono gratuito di sé .

 La storia di Nicholas Green e la donazione degli organi. La tragedia porta la data del 29 settembre 1994. Reginald Green e la moglie Margaret, insieme ai piccoli Nicholas ed Eleonor erano in Italia, partiti dalla California, negli Stati Uniti, in un viaggio alla scoperta delle bellezze italiane. La famiglia americana aveva visitato Firenze, Roma, Pompei e poi si era diretta verso la Sicilia prendendo un’auto per percorrere la Salerno-Reggio Calabria, l’autostrada A3. La vettura sulla quale era la famiglia, una Autobianchi Y10, fu scambiata per l’auto di un gioielliere presa di mira da rapinatori che aspettavano solo il momento buono per il colpo in autostrada. Il tentativo di rapina a mano armata avvenne nei pressi dell’uscita di Serre (vicino a Vibo Valentia). La rapina degenerò e Nicholas ebbe la peggio: ferito gravemente e ricoverato al centro di Neurochirurgia del Policlinico di Messina, Nicholas Green morì qualche giorno dopo, il 1 ottobre 1994. Fu allora che accadde ciò che nessuno si sarebbe aspettato: alla sua morte, i Green autorizzarono il prelievo e la donazione degli organi: sette vite di italiani salvate. Quattro adolescenti e un adulto, mentre altre due persone due persone tornarono a vedere grazie al trapianto delle cornee. All’epoca la donazione degli organi era vista come un tabù. E il grande gesto d’amore della famiglia Green aiutò molti italiani a capire il valore della donazione degli organi che da allora aumentarono in maniera rilevante. Dalla vicenda fu anche tratto un film per la televisione dal titolo “Il dono di Nicholas”, con Jamie Lee Curtis ed Alan Bates. Con due inaugurazioni in Toscana, oggi sono giusto 100 tra giardini, parchi, scuole, centri ospedalieri e asili, intitolati a Nicholas Green in tutta Italia.

Gli assassini di Nicholas Green. La morte di Nicholas Green suscitò sdegno in tutta Italia. Furono catturati e processati nel 1995 due ragazzi poco più che ventenni: Francesco Mesiano (22 anni) e Michele Iannello (27 anni), entrambi originari di Mileto, Vibo Valentia. Due anni dopo furono assolti in primo grado mentre l’Appello condannò Mesiano a 20 anni di reclusione e Iannello, considerato l’autore materiale del delitto all’ergastolo, all’ergastolo sentenza poi confermata dalla Corte suprema di Cassazione. I due si sono dichiarati sempre innocenti. Iannello, già affiliato alla ‘ndrangheta, decise in seguito di pentirsi e confessare vari delitti.

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