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Stragi di mafia, la Dda di Caltanissetta incrimina Messina Denaro: “Eseguiva gli ordini di Riina”

Redazione

Stragi di mafia, la Dda di Caltanissetta incrimina Messina Denaro: “Eseguiva gli ordini di Riina”

Sab, 23/01/2016 - 13:00

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Un nuovo capitolo sulle stragi del 1992 che insanguinarono la Sicilia e l’ Italia è stato scritto dalle indagini della Procura antimafia di Caltanissetta. Il gip di Caltanissetta ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Matteo Messina Denaro: il boss di Cosa nostra, super-latitante da tempo, è ritenuto mandante delle stragi di Capaci e Via D’Amelio.

L’ordinanza è stata affidata dalla Dda di Caltanissetta alla Dia per l’esecuzione. Il provvedimento cautelare segue le ordinanze emesse tra 2012 ed 2013 dallo stesso Ufficio gip nei confronti di vari appartenenti a Cosa nostra ritenuti responsabili delle stragi del 1992.

Il ruolo di mandante di Messina Denaro per gli attentati ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino emerge da più collaboratori che negli anni hanno raccontato, ad esempio, che il latitante trapanese reggeva Cosa nostra della sua provincia al posto del padre, il capomafia Ciccio Messina Denaro.

Totò Riina nei colloqui in carcere con il boss della Sacra corona unita Alberto Lorusso si vantava di avere formato Matteo Messina Denaro dal punto di vista criminale. Ad affidarglielo sarebbe stato proprio il padre, il boss Ciccio Messina Denaro.

E’ uno dei passaggi che emerge dall’ordinanza con cui il gip di Caltanissetta ha disposto la custodia cautelare di Matteo Messina Denaro, considerato il numero uno di Cosa nostra, attualmente latitante, in quanto ritenuto uno dei mandanti delle stragi di Capaci e via D’Amelio.

A svelare alcuni retroscena l’attuale procuratore di Caltanissetta facente funzioni Lia Sava e l’aggiunto Gabriele Paci. “Il coinvolgimento di Matteo Messina Denaro nelle stragi del ’92 incarna il progetto della strategia stragista unitaria messa in atto da Cosa nostra – ha detto Sava -, il gip scrive a chiare lettere che era ‘prono’ e quindi completamente disposto a eseguire gli ordini di Riina, che voleva eliminare i nemici di Cosa nostra. Per questo, infatti, vengono uccisi i boss Caprarotta e D’Amico che si opponevano al progetto di guerra allo Stato voluto da Riina”.

E’ dal 2008 che la Procura di Caltanissetta da’ la caccia a mandanti ed esecutori delle stragi di mafia, rimasti impuniti. Lo hanno ricordato i magistrati nissesi spiegando, nel corso di una conferenza stampa, i motivi che hanno portato all’ordine di cattura spiccato nei confronti del boss latitante Matteo Messina Denaro, in quanto ritenuto mandante delle stragi di Capaci e via D’Amelio.
Matteo Messina Denaro, secondo una ricostruzione dei magistrati della Procura di Caltanissetta che si e’ basata anche sulla testimonianza di diversi pentiti, avrebbe preso parte a summit e riunioni in cui sarebbe stata pianificata l’eliminazione dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Il boss latitante, come e’ stato ribadito nel corso della conferenza stampa, avrebbe raccolto l’eredita’ di Riina e Provenzano, dopo il loro arresto.

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