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Caltanissetta, anno giudiziario. Il presidente Cardinale: organico carente e mafia potente

Redazione

Caltanissetta, anno giudiziario. Il presidente Cardinale: organico carente e mafia potente

Sab, 30/01/2016 - 10:41

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IMG_0102CALTANISSETTA – La carenza di organico continua ad essere uno dei problemi dei tribunali del distretto di Caltanissetta che accorpa quelli di Gela ed Enna e dove si concentrano i delicati processi sulle stragi di mafia. Dall’analisi delle piante organiche si evince che “per quanto riguarda la Corte di Appello, nel periodo in esame e’ rimasto vuoto fino al mese di aprile 2015 un posto di presidente di Sezione sui quattro previsti, essendo il magistrato nominato rimasto a dirigere il Tribunale di Gela in attesa dell’arrivo del suo sostituto. Inoltre, e’ risultato privo di aspiranti uno dei due posti di consigliere addetto al settore lavoro e sono continuati a rimanere scoperti i due posti di magistrato distrettuale”. Presente anche il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini  che ieri, venerdì 29 gennaio, aveva  incontrato i magistrati di Gela ed Enna e sottolineato che Caltanissetta e’ un “luogo simbolo”

Emerge dalla relazione del presidente della Corte d’Appello di Caltanissetta, Salvatore Cardinale, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. “Con riferimento ai Tribunali ordinari, il numero dei giudici togati in servizio e’ stato pari a 44 unita’ a fronte di un organico complessivo di 56 magistrati, con una scopertura media del 21% (23% nell’anno precedente). Al Tribunale di Caltanissetta sono mancati 3 giudici su un organico di 27 unita’ con una scopertura percentuale dell’11%; al Tribunale di Enna 2 giudici su un organico di 17 unita’ con una scopertura percentuale del 12%; al Tribunale di Gela sono mancati 7 giudici su un organico di 12 unita’ con una scopertura percentuale del 58%. Anche alcuni Uffici requirenti hanno dovuto registrare casi di posti privi di titolare, seppur in misura piu’ contenuta rispetto ai Tribunali. La Procura Generale della Repubblica per tutta l’anno e’ stata priva del Procuratore Generale. La Dda nissena ha accusato la mancanza di 3 magistrati, a fronte di una previsione organica complessiva di 16 unita’ cui vanno sommati il Capo dell’ufficio e un Procuratore aggiunto. L’indice di scopertura, che ha interessato anche uno dei due posti di procuratore aggiunto, e’ stato pari al 26% (25% nell’anno precedente). I sostituti addetti alla Direzione distrettuale antimafia sono rimasti nella soglia minima di 5, su una previsione di 7 magistrati.

Il presidente della della Corte d’Appello di Caltanissetta, Salvatore Cardinale, ha poi rivolto la sua attenzione alle organizzazioni criminali che nel nisseno continuano a esercitare il loro potere, privilegiando la strategia dell’infiltrazione sistematica, ma silenziosa, nel tessuto economico-imprenditoriale. “La mafia non e’ stata debellata, seppure si e’ di molto ridimensionato quel dominio soffocante delle cosche che per molto tempo hanno condizionato la societa’ nelle sue varie articolazioni. Tuttavia, le organizzazioni criminali, sotto la regia di alcuni “inossidabili” affiliati di rango, continuano a rigenerarsi, imponendo il pizzo, inquinando la vita pubblica, gestendo traffici illeciti”. Si conferma il potere direttivo dei capi piu’ carismatici i quali, anche dal carcere, continuano ad impartire ordini. Il sistema di comunicazione tra gli affiliati rimane quello consueto dei “pizzini”, ritenuto piu’ sicuro e affidabile, a preferenza dei piu’ tecnologici e sofisticati mezzi informatici. Rimane la tradizione. Il mafioso di rango continua a comportarsi come per il passato: “Inflessibile eppure comprensivo; duro e implacabile con gli avversari e affettuoso e comprensivo nei confronti di chi gli chiede aiuto; programmatore di nuove strategie criminali e dispensatore di consigli e pacche sulle spalle”. La mafia continua a turbare pesantemente il comparto degli appalti, si arricchisce reimpiegando proficuamente i proventi accumulati grazie all’indebita percezione di finanziamenti pubblici, alla sistematica evasione di imposte e contributi, all’impiego e lo sfruttamento di manodopera in nero, ai traffici illeciti. Cosa nostra conserva la sua tradizionale struttura organizzativa che prevede, per la provincia di Caltanissetta, la storica suddivisione nei mandamenti di Mussomeli, Vallelunga Pratameno, Riesi e Gela e, per la provincia di Enna, l’articolazione in varie famiglie. A Gela convivono Cosa nostra e Stidda. Nell’Ennese, vanno avanti i tentativi di alcuni esponenti mafiosi, tornati in liberta’, di riconquistare per intero il predominio sul territorio. La mafia impone forniture e manodopera, ricorre alle estorsioni e ai danneggiamenti, non trascura il traffico di droga, del gioco d’azzardo, cui vanno aggiunti il comparto dei videogiochi e la gestione delle sale scommesse. La mafia, “minaccia gli imprenditori, intimidisce i commercianti, preme su attivita’ grandi e piccole, si infiltra nelle istituzioni, colpisce l’economia, fa affari, offre servizi”. Ma molti imprenditori ancora non si ribellano al potere mafioso.

Capitolo a parte per le grandi energie profuse su processi Stragi. La Dda di Caltanissetta ha continuato a sviluppare con grandi energie temi di indagine, scaturiti da piu’ recenti collaborazioni, riguardanti le stragi di Capaci e via D’Amelio. In aggiunta, si e’ impegnata a seguire i processi, scaturiti dalle indagini gia’ condotte, che attualmente sono in fase di svolgimento in primo grado. Si tratta del procedimento che vede sul banco degli imputati, per la strage di Capaci, un componente della Commissione provinciale palermitana di Cosa nostra, il “gruppo di fuoco” della “famiglia” mafiosa palermitana di Brancaccio e il fornitore dell’esplosivo utilizzato per l’esecuzione dell’attentato, mai prima di allora interessati dalle investigazioni in precedenza condotte. Ad esso si affianca il processo a carico di cinque imputati, a vario titolo implicati nella strage di via D’Amelio, anch’essi in passato mai interessati dalle indagini. Il tutto, “senza che sia tralasciato il tema investigativo riguardante la nota trattativa tra eventuali concorrenti interni ed esterni nel progetto stragistico-mafioso di Cosa nostra, con particolare attenzione alle fasi ideativa, organizzativa ed esecutiva dei clamorosi attentati stragisti consumati per eliminare i magistrati Falcone e Borsellino”.

Non poteva mancare un cenno alle vicende di stringente attualità. Non possono passare sotto silenzio le recenti polemiche che hanno diviso il mondo produttivo, anche in questo distretto, e che hanno riguardato imprenditori in passato distintisi per il loro palesato impegno contro la mafia ma oggi accusati di averlo strumentalizzato per conseguire interessi propri. Al riguardo, va certamente condiviso il pensiero di chi, di fronte alla crisi che sta colpendo il fronte antimafia, ricorda che la lotta alla mafia non e’ fatta di proclami, ma di un’etica incarnata nelle piccole cose, nell’essere cittadini nel senso profondo del termine, attenti al bene comune e alle responsabilita’ che una democrazia richiede e suggerisce di fare pulizia laddove occorra, smascherare le ambiguita’, le truffe e le ipocrisie“. Lo ha affermato nella sua relazione, il presidente della Corte d’Appello di Caltanissetta Salvatore Cardinale, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario.

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