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L’utopia della democrazia

Redazione

L’utopia della democrazia

Lun, 30/11/2015 - 17:19

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imageCALTANISSETTA – La politica, quella vera, proiettata verso il futuro, non accetta “SE” e non accetta “MA”; le ipotesi non reggono all’urto della realtà se questa non viene affrontata con cognizione di causa.
Bisogna, però, trovare il bandolo della matassa, che in questo momento risulta estremamente imbrogliata, per cui, al fine di chiarire l’attuale situazione, non solamente nazionale, bensì anche europea e mondiale, dobbiamo necessariamente partire da un “SE” grande come una montagna.
Questo gigantesco “SE” parte da una utopia che è stata sfruttata fino all’esaurimento, senza mai cercare una possibile applicazione. L’utopia è la “Democrazia”, condita con tante parole che ne vantano i benefici, mentre viene mortificata l’essenza stessa di ciò che dovrebbe rappresentare. Non possiamo fermarci a guardare l’orticello di casa nostra e spendere parole senza senso, per arrivare al dunque dobbiamo necessariamente guardare oltre e valutare l’intero pianeta Terra, perché il futuro si avvicina e non siamo preparati ad affrontarlo adeguatamente.
Partiamo da una constatazione di base: il 5% (cinque per cento) della popolazione mondiale, cioè appena 300 milioni di abitanti su 6 miliardi della popolazione globale, possiede il 75% della ricchezza planetaria, mentre i restanti 5 miliardi e 700 milioni devono sopravvivere con la parte rimanente della ricchezza globale. Cosa indicherebbe la “Democrazia” se non un riequilibrio in grado di avvicinare la forbice che divide i ricchi dal resto del pianeta ? Se tale riequilibrio non solo non viene promosso, ma combattuto, allora è la vita stessa che si complica e non trova soluzione. Democrazia significa decisione della maggioranza; SE (ecco che emerge l’ipotesi) il mondo intero venisse chiamato a votare, la parte opulenta del pianeta verrebbe travolta dal voto democratico che imporrebbe impostazioni paritarie. Ma si tratta di una mera ipotesi irrealizzabile, ma quello che si sta verificando è un diverso tentativo di riequilibrio dell’economia mondiale, attraverso l’uso della forza, in una ribellione per adesso marginale e contenibile, che, però minaccia di dilatarsi in maniera esponenziale.
Il mondo dei ricchi profitta di questi tentativi di rivolta per scatenare la sua forza, di gran lunga superiore, anche se non corrispondente alla loro forza numerica. La parte opulenta del pianeta legittima il proprio intervento distruttivo con i tentativi di ribellione, che vengono soffocati sul nascere.
Queste reazioni micidiali capovolgono il vecchio detto “L’unione fa la forza”, perché il mondo dei poveri, il mondo sopraffatto, il mondo affamato, assetato, mantenuto ignorante, privo di mezzi idonei a tutelare la salute, non è capace di unirsi e travolgere quel 5% della popolazione estremamente unita nella tutela di interessi di parte, che impone la sua verità: “La forza fa l’unione”.
Le piccole rivolte isolate, sono solamente il primo passo che l’Umanità compie per imporre un nuovo corso in nome della Giustizia e della Solidarietà. Ma il mondo egoista è sordo e non capisce come la fame, l’indigenza, i bisogni insoddisfatti, rappresentano una miccia a lenta combustione, che prima o poi esploderà per imporre ciò che oggi sarebbe “Giusto” ma non viene preso in considerazione.
Non esisteranno mezzi idonei alla difesa corporativa, perché per ogni milione di affamati ci sarà un solo “ricco” a tutelare antichi privilegi, ma forse sarà troppo tardi per l’intera Umanità.

Rosario Amico Roxas

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