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Caltanissetta, nota di un lettore: nella nostra città il calcestruzzo depotenziato diventerà disarmato

Redazione

Caltanissetta, nota di un lettore: nella nostra città il calcestruzzo depotenziato diventerà disarmato

Dom, 13/09/2015 - 22:45

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calcestruzzoCALTANISSETTARiceviamo e pubblichiamo. Siamo all’inizio della via Trigona della Floresta di Caltanissetta. L’immagine allegata rappresenta un esempio di opera pubblica realizzata con calcestruzzo depotenziato. A distanza di quasi trenta anni  dalla sua realizzazione il calcestruzzo è divenuto  disarmato.  In questi giorni, sull’onda emotiva dei terremoti, si fa un gran parlare sulla qualità del calcestruzzo utilizzato per la realizzazione di edifici, pubblici e privati, di ponti, di tratte autostradali ed altro.

L’impressione generale è che uno dei maggiori responsabili  sia il cosiddetto calcestruzzo depotenziato, ossia un calcestruzzo con resistenza  a compressione inferiore a quello prescritto negli elaborati strutturali e che discende dai calcoli statici. Il depotenziamento avviene in forma progressiva nel tempo, specialmente se negli inerti che lo compongono sono contenuti, in quantità eccessiva, nitrati, solfati e cloruri, in abbondanza  presenti nelle nostre cave fortunatamente oggi chiuse.
Come è noto agli addetti ai lavori, le procedure per il prelievo dei provini di calcestruzzo sono ben definite dal vigente  D.M. del 14/01/2008, che tratta appunto dei “Controlli sul calcestruzzo”. Di rilevante importanza sono le prescrizioni, ove è testualmente detto che ” il prelievo dei provini per il controllo di accettazione va eseguito alla presenza del direttore dei lavori o di un tecnico di sua fiducia. Il direttore dei lavori dovrà inoltre curare, mediante sigle, etichettature indelebili, ecc. che i provini inviati per le prove ai Laboratori Ufficiali siano effettivamente quelli prelevati alla presenza sua o del tecnico di sua fiducia. La domanda di prove al Laboratorio Ufficiale dovrà essere sottoscritta dal Direttore dei Lavori e dovrà contenere precise indicazioni sulla posizione delle strutture interessate da ciascun prelievo”. Purtroppo l’ Italia non è un paese a norma… è un paese che trova il modo di eludere le norme. Le  norme dovrebbero dare sufficienti garanzie per la qualità del calcestruzzo, ma a giudicare da quello che si sta verificando in diverse zone della città e dintorni, è evidente che qualcosa non quadra, visto che la quasi totalità dei certificati rilasciati dai laboratori ufficiali forniscono valori di resistenza compatibili con i valori di progetto. C’è da pensare che i provini portati in laboratorio per le verifiche possano essere truccati, ma questa è un’altra storia. E’ certo comunque che una buona percentuale di strutture in cemento armato, facenti parte di opere pubbliche e private, realizzate nella nostra città a partire dagli anni 50 fino ai nostri giorni possano dare risultati negativi. In funzione degli inerti utilizzati (sabbia, pietrisco e acqua) si può ipotizzare che i risultati delle verifiche di laboratorio darebbero percentuali di resistenza inferiori al 40% di quella prevista in progetto ( 18 N/mm2   invece di 30N/mm2).
A mio modesto avviso penso che, per superare i problemi legati alla qualità del calcestruzzo, basterebbe imporre, per legge, l’obbligatorietà della effettuazione di  piccoli “carotaggi ” sulle strutture in opera, che renderebbero di fatto superfui gli odierni controlli preventivi. La resistenza finale in opera del calcestruzzo non dipende, infatti, solo dalla quantità, qualità e miscela degli inerti, ma anche dalle modalità di posa in opera, dalla costipazione del getto e dalla sua maturazione, nonché delle condizioni ambientali (temperatura, umidità, etc). Di sicuro l’attenzione, nella fase esecutiva delle strutture, da parte della direzione dei lavori e dell’impresa, aumenterebbe di molto, per il semplice fatto che, nel caso di risultati non accettabili, si correrebbe il rischio di dovere demolire le strutture fino a quel momento realizzate. 
Detto questo, non bisogna sempre puntare il dito contro i produttori di calcestruzzo, le responsabilità sono anche dei direttori dei lavori che molto spesso non sono mai presenti in cantiere durante i getti e che comunque non danno precise informazioni sulla tipologia di calcestruzzo da miscelare, per esempio aggiungere fluidificanti in proporzione invece di acqua che è dannosa perché diminuisce di molto la resistenza.
Comunque oggi non è più necessario ricorrere ai carotaggi in situ; con i moderni mezzi è possibile scandagliare la costruzione anche se essa è già finita, ovvero con gli intonaci e le coloriture. Basta utilizzare gli ultrasuoni che è una tecnica all’avanguardia e da risultati molto precisi senza alcun danno per le strutture.

Faccio presente che la presente nota, redatta in funzione di esperienze da me vissute, è informativa e non vuole dare insegnamenti ad alcuno, in particolare a quei tecnici che sanno fare bene il loro mestiere, e oggi ce ne sono tanti.

Angelo Sole

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