Salute

Il polo civico ed il paradigma della democrazia virtuale. Il cittadino:”Ma che c’è frega ma che ce ‘mporta”

Michele Spena

Il polo civico ed il paradigma della democrazia virtuale. Il cittadino:”Ma che c’è frega ma che ce ‘mporta”

Mar, 09/06/2015 - 00:36

Condividi su:

annoiatiCALTANISSETTA – In uno dei romanzi del maestro Cammilleri, Nicolò Zito (Roberto Nobile), in una estemporanea e creativa lezione di comunicazione, condita dalla colorita gestualità dell’interprete, insegna al Commissario più famoso d’Italia che non c’è modo migliore che far dimenticare un argomento, per quanto importante esso sia, che parlarne, parlarne ed ancora parlarne.
Ed è proprio a questo indirizzo che riteniamo di dover aderire accingendoci a trattare della tediosa moltitudine di comunicati stampa costruita, nelle passate settimane, dalle diverse anime, (o meglio corpi), del partito di riferimento del primo cittadino: Il polo civico. Si, proprio il polo civico, il geneta del paradigma di democrazia partecipata che domenica ha fiutato l’impresa trasformandosi, almeno sulla carta, in un partito organizzato, nell’ambizioso tentativo (sic!) di esportare il proprio modello democratico a livello regionale e nazionale.
Ma passando dal virtuale al reale, la storia che racconteremo del primo vero dibattito sulle cose concrete già fatte e da fare,ha avuto inizio tre settimane or sono, quando un onesto consigliere Licata, in un probabilmente inconsapevole atto di lesa maestà, assegnò durante la trasmissione radiofonica “Tony Accesi” il voto cinque, con out look positivo, all’azione dell’amministrazione comunale.
Da quel momento la situazione si è evoluta con rapidità; epurazioni sublimate in suggestive ed improbabili decisioni collettive, consiglieri che dicono e non dicono, altri che dicono dopo essere ritornati da viaggi all’estero, ed i più che non dicono proprio nulla, mutuando per la verità il comportamento prevalente del nostro
Civico Consesso.
Compare addirittura un’officina politica, un agorà, tra le tante che dovrebbero affrontare e risolvere i problemi della nostra città, pochi per la verità a quanto ci racconta il nostro primo cittadino, sempre più circondato da un’aura di tanto irresponsabile quanto solenne e spirituale ottimismo.
Ma se ci soffermiamo un attimo sugli accadimenti, è proprio la ricerca della solennità l’unico e vero obiettivo perseguito dagli attori nella scena, una solennità che surrettizziamente conferisce nomi altisonanti alle tante piccole cose da fare nella nostra comunità, che messe assieme costituiscono il nobile ma mortificato pubblico interesse.
La vicenda e’ talmente evanescente da non meritare ulteriori pagine di cronaca politica, se non con l’obiettivo in premessa.
Per la verità crediamo di interpretare il pensiero dei cittadini dicendo che non ne importa proprio niente a nessuno.
Quando parliamo di officine, i nostri concittadini pensano solo al conto del meccanico per aggiustare le strade scassate, e non solo quelle cittadine.
Quando parliamo dell’agorà il pensiero non va più all’illuminata civiltà ellenica, bensì alle vie di Atene odierna, sempre più simili alle nostre.
È questa la realtà che governano i nostri novelli ed improbabili sacerdoti, dove i tantissimi “fedeli” concittadini combattono ogni giorno in trincee per sopravvivere, all’interno delle quali non si sente neanche l’odore dell’incenso asperso durante i solenni consessi partecipativi.

temperino